Alessandro Zabban

Alessandro Zabban

Nato nel 1988 a Firenze, laureato in sociologia. Interessi legati in particolare alla filosofia sociale, alla politica e all'arte in tutte le sue forme.

Strangers: torna il folk spettrale e onirico di Marissa Nadler

Il nuovo folk americano parla già da oltre un decennio il linguaggio della inconfondibile grazia e della sobria eleganza di Marissa Nadler, talentuosa cantautrice nativa di Washington, ma cresciuta artisticamente fra Boston e New York. I suoi bozzetti decadenti e stralunati hanno definito i contorni di una narrazione intimistica e introversa, scarna e onirica in grado di regalare frammenti di un folk spoglio e malinconico su dischi come Ballads of Living and Dying (2004) e The Saga of Mayflower May (2005), raccolta di amare e tenere riflessioni sulla morte e l'amore.

Nuove eutanasie sociali ai tempi dell'economia politica della vita

La stretta connessione fra politiche di austerità e incremento della mortalità non è più solo una congettura. Che il taglio dei servizi pubblici e dei sistemi assistenziali di stato, secondo la logica neoliberista dell'"efficienza", della "razionalizzazione" e dello "Stato minimo", abbia significativamente contribuito ad accrescere il tasso di mortalità in molti paesi occidentali e sviluppati è ormai un fatto conosciuto e un dato consolidato.

Venerdì, 03 Giugno 2016 00:00

Il nono capitolo della saga Radiohead

Il nono capitolo della saga Radiohead

Ogni più piccola novità in casa Radiohead rischia di sollevare reazioni contrastanti, polemiche di ogni tipo, dibattiti senza fine. È il naturale esito di essere il gruppo più celebre e conosciuto di tutto il panorama alternative. E quindi automaticamente anche quello che attira più simpatie ed antipatie. Non stupisce allora che quando, a sorpresa, lo scorso 8 Maggio, è stata annunciata da Tom Yorke e soci l'uscita del loro nuovo album, l'interesse sollevato abbia assunto proporzioni enormi. Tanto di guadagnato per il gruppo, che con una tattica di marketing all'insegna del mistero, dello sparire dai social network, dei piccoli indizi lasciati a destra e a manca, se ne è uscito con un nuovo, chiacchieratissimo disco che ha già raggiunto il vertice delle charts britanniche.

Lo spettro di un nuovo Colpo di Stato in Venezuela

In un clima politico già molto teso, le parole del Vicepresidente Aristobulo Isturiz, rischiano di accorciare i tempi per una resa dei conti finale fra i chavisti e le opposizioni liberiste: "Maduro non lascerà il potere in seguito a un referendum perché non ci sarà un referendum - ha dichiarato - I responsabili dell'opposizione sanno che non ci sarà perché si sono decisi troppo tardi, compiendo errori e ricorrendo ad imbrogli".

Mercoledì, 18 Maggio 2016 00:00

Verso un Referendum su Maduro

Verso un Referendum su Maduro

Nello scenario di un continente latinoamericano che rischia mese dopo mese di scivolare sempre più a destra e riallinearsi al Washington Consensus, la battaglia politica in Venezuela ha un ruolo fondamentale nello scacchiere geopolitico della regione.

Dopo la vittoria elettorale delle destre in Argentina, preambolo a una serie di misure liberiste atte a smantellare il sistema assistenziale statale e dopo che il senato brasiliano ha approvato un controverso impeachment alla presidente Dilma Rousseff, anche il Venezuela sta facendo i conti con i tentativi sempre più spregiudicati delle opposizioni liberal-conservatrici e delle elite economiche di destabilizzare il governo bolivariano e socialista di Nicolás Maduro.

Venerdì, 13 Maggio 2016 00:00

Gaza Writes Back: presentazione del libro

Gaza Writes Back: presentazione del libro

Gaza Writes Back è una testimonianza che viene da uno dei territori più martoriati del pianeta, ma è anche un gesto politico, una reazione di fronte alle violenze, alle crudeltà e ai soprusi inflitti al popolo palestinese. "Raccontare una storia è resistenza", scrive nell'introduzione il curatore del libro Rafaat Alareer, è un rifiuto della rassegnazione per continuare a perseguire la liberazione e la pace. in definitiva, un atto di vita.

Un incubo del nucleare nel nuovo lavoro dei Mogwai

Dopo avere musicato in maniera maestosa la favolosa serie tv francese Les Reventants (2013), i Mogwai tornano nel mondo delle colonne sonore rielaborando il loro stesso materiale che aveva dato vita alla soundtrack del documentario di Mark Cousins per la BBC intitolato "Storyville – Atomic: Living in Dread and Promise", un'analisi storico- scientifica sull'uso dell'energia atomica a settant'anni dallo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.

Lunedì, 18 Aprile 2016 00:00

M83: molto deludente il nuovo album Junk

M83: molto deludente il nuovo album Junk

La volontà di cambiamento, il bisogno di trasformazione, il desiderio di battere nuove strade, è spesso sintomo di creatività e di superamento artistico. Ma la rivoluzione permanente rischia di sfuggire di mano, di diventare un enorme processo entropico e caotico, se non è accompagnata da una chiara idea della direzione da intraprendere. L'ansia del superamento sembra avere sempre più inghiottito il produttore francese  Anthony Gonzalez, unico superstite del progetto M83 dopo il prematuro abbandono del connazionale Nicolas Fromageau.

Lunedì, 11 Aprile 2016 00:00

Panama Papers: caos politico in Islanda

Panama Papers: caos politico in Islanda

La prima testa a cadere a seguito dello scandalo sollevato dalla pubblicazione dell'inchiesta relativa ai "Panama Papers" è quella del Premier Islandese Sigmundur Davíð Gunnlaugsson. Esponente di spicco del centrista e liberale Partito Progressista, il giovane Gunnlaugsson (classe '75) ha vinto le elezioni politiche del 2013 in coalizione con la destra del Partito dell'Indipendenza, regalando al fronte dei conservatori una vittoria elettorale schiacciante.

Mercoledì, 06 Aprile 2016 00:00

Il White Album dei Weezer

Il White Album dei Weezer

Dopo quello blu, quello verde e quello rosso, non poteva mancare un White Album per i Weezer, disco che più che un nuovo inizio, rappresenta piuttosto una piacevole riconferma dopo la buona prova del precedente Everything Will Be Alright in the End (2014). Così Rivers Cuomo e soci si lasciano definitivamente alle spalle i passi falsi dei primi anni duemila, segnato da prove mediocri che hanno caratterizzato il punto più basso della oltre che ventennale carriera del gruppo di Los Angeles. Ora, il declino può dirsi totalmente interrotto per uno dei progetti musicali più di culto degli anni novanta.

Aiuta un atteggiamento ottimistico (in apertura si declama a gran voce "Wind in our Sail" ) e un ritrovato ed apprezzabile esercizio di modestia: consapevoli dei propri limiti e senza strafare, si rafforza il ritorno a quel linguaggio college rock semplice ma efficace, che i Weezer hanno contribuito a coniare, fra chitarre taglienti e melodie dirette in un baccanale power pop, con increspature grunge, gustoso e adrenalinico.

Eterni portavoce del disagio nerd, prototipi dell'onnipresente senso di inadeguatezza post-adolescenziale, Cuomo e soci, ormai troppo "in là" con gli anni per riproporre l'ennesima collezione di piccole tragedie esistenzial- amorose da college, tracciano un policromatico affresco della loro west coast, gironzolando fra comunità Hare Krishna e Sikh su roller blades e passando il tempo a bighellonare con i colleghi di altri gruppi locali. In un disco che suona come un amaro ma sincero tributo alla California ("California Kids", "L.A. Girlz"), si rincorrono sinistre storie di dipendenza ("Do You Wanna Get High") e ironiche riflessioni sui moderni sistemi di online dating come Tinder ("Thank God for the Girls").

Permeata da una patina di nostalgia anni novanta volta a riportare i Weezer allo stile alternative rock del celebre Blue Album e ai devastanti singoli "Buddy Holly" e "Say It Ain't So", il nuovo lavoro si destreggia con armonia fra irruzioni punk-pop ("King of The World"), grunge-pop ("Do You Wanna Get High"), ammiccamenti emo ("Wind in Our Sails") e concedendosi persino un indie-folk un po' Elliott Smith ("Endless Bummer"). Sullo sfondo, la solita, ingombrante presenza del pop solare e sofisticato dei giganti Beach Boys permea tutto il disco.

Se il 2014 è stato l'anno della resurrezione dei Weezer col bel lavoro di Everything Will Be Alright in the End, il 2016 verrà ricordato come l'anno della conferma di un ritrovato stato di forma che sembrava ormai una chimera anche per i fan più ottimisti. Questo White Album segna anche il definitivo ritorno al loro stile originario, alla loro sapiente miscela di punk pop, indie e grunge. Nonostante ciò comporti un suono più canonico e prevedibile, i Weezer tornano a fare ciò che sanno fare meglio e la scelta paga.

voto: 6,5/10

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