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Il cineforum ARCI di San Casciano compie dieci anni
Pensavate finalmente di esservi sbarazzati di noi? La delusione sarà tanta perché siamo spiacenti di annunciarvi che nel 2018 il Gruppo Cineforum Arci San Casciano compirà 10 anni e ha deciso di aumentare la sfida, autofinanziando l'intera manifestazione. In questa decade di vita abbiamo promosso la socializzazione, la visione collettiva e il confronto attraverso la fruizione di cultura ,arte e tanto cinema. La scelta dei titoli è determinante per dare spunti di discussione interessanti e attuali spaziando dalla storia alla politica, dai temi sociali alla filosofia.
Movimenti di materiale nucleare nella parte settentrionale dell'isola di Honshu. KEPCO potrebbe infatti spostare il combustibile non più utilizzabile ed attualmente stoccato nelle proprie tre centrali della Prefettura di Fukui in un nuovo sito ad Aomori. La decisione è una concessione all'amministrazione della Prefettura di Fukui che non ha posto nessun ostacolo alla riattivazione della centrale di Oi. Per altro le vasche per lo stoccaggio delle centrali di Takahama, Oi e Mihama sono piene al 70% di combustibile spento. Il nuovo sito, secondo le previsioni, potrà accogliere fino ad un massimo di 5.000 tonnellate di materiale radioattivo.
A Fukushima invece l'Agenzia Regolatrice per il Nucleare ha chiesto a TEPCO di avviare il rilascio in mare dell'acqua radioattiva attualmente stoccata all'interno dell'impianto. “Affronteremo nuovi problemi se quest'anno non verrà presa una decisione” ha sostenuto il Presidente dell'ente governativo Toyoshi Fukeda sottolineando come oltre un milione di tonnellate di acque contaminate (provenienti dal sottosuolo o piovane) siano attualmente immagazzinate nella centrale. “È scientificamente accertato che non vi sarà un impatto sul pescato o sull'ambiente” ha rimarcato Fuketa.
Le proteste in Iran: un tentativo di analisi
Il 28 dicembre a Mashhad, una città dell’Iran occidentale che conta circa due milioni di persone, è scoppiata una protesta spontanea destinata a diffondersi rapidamente e in maniera capillare in quasi tutto il paese, soprattutto nelle zone di provincia, mentre è rimasta più marginale nella capitale Tehran. La rivolta, che secondo alcuni giornalisti sembra sia stata organizzata inizialmente da gruppi ultraconservatori – i cosiddetti principialisti, frangia più estrema della “destra”, per usare una semplificazione – in opposizione al governo di Hassan Rouhani, ha preso una piega anti-sistema e trasversale contro tutto l’establishment politico e religioso iraniano. Le notizie che ci giungono dall’Iran sono poche e incomplete, il che rende difficile elaborare un quadro esaustivo e adeguato della situazione; ciò è dovuto anche alla censura apposta sulla stampa locale e all’oscuramento di alcuni social network. Le manifestazioni popolari, oltre ad essere silenziate mediaticamente sono state soffocate nel sangue dalle autorità, portando il drammatico bilancio a 22 vittime. Uno dei motivi di questa campagna repressiva è da ricercarsi anche nel fatto che il movimento di rivolta, privo di un’organizzazione e di una leadership che lo guidi, risulta totalmente esterno e ostile a qualsivoglia partito politico.
Università gratuita: una questione di diritto all'istruzione
di Niccolò Bassanello e Silvia D'Amato Avanzi
Non poteva non far discutere la proposta, presentata da Pietro Grasso all’assemblea nazionale di Liberi/e Uguali lo scorso 7 gennaio, di abolire le cosiddette tasse universitarie. Immediatamente si sono levate accuse di populismo, non necessariamente argomentate, e più o meno creative difese del modello attuale. È certamente difficile non sospettare il populismo quando la proposta, oltretutto nella forma di frase ad effetto lanciata al pubblico, arriva da una formazione politica che non sembra fautrice di un’idea complessiva coerente con la gratuità dell’università pubblica: oltre ad una proposta facilmente spendibile in termini elettorali come la suddetta, infatti, LeU non fa al momento parola di misure meno popolari ma altrettanto urgenti, come una riforma complessiva in senso democratico dell'istruzione terziaria o un rifinanziamento massiccio delle esauste casse delle università e degli enti di ricerca, nonché del sistema del diritto allo studio. In guerra, in amore e in campagna elettorale tutto è lecito; ma la discussione scatenatasi, per un tema che ogni parte vuol far credere di dare per scontato, ha incendiato fin troppo gli animi – segno, forse, che lo status quo è tutt’altro che sedimentato e pacificato.
Cinque degli otto componenti rimasti del tavolo direttivo della Fondazione per la Riconciliazione - l'organismo creato da Giappone e Repubblica di Corea per supportare le “comfort woman” superstiti e per proseguirne la memoria - hanno rassegnato le loro dimissioni ponendo seri dubbi sulla prosecuzione delle attività dell'ente nato nel 2015 a seguito di un accordo internazionale.
Le dimissioni seguono il giudizio negativo sull'accordo espresso lo scorso 27 dicembre da un tavolo consultivo del governo. Altri tre componenti della fondazione, tra cui il suo primo presidente Kim Tae-hyeon, si erano già dimessi in luglio.
Per quanto concerne la parte settentrionale della Penisola coreana sarebbe emersa l'intenzione di Kim Jong Un di lanciare un missile capace di uscire e rientrare nell'atmosfera terrestre il prossimo 9 settembre in occasione del settantesimo anniversario di fondazione della RPDC. A renderlo noto sarebbe stato un disertore coinvolto nel programma missilistico nordcoreano. Il missile dovrebbe essere una variante, non si sa se ancora in fase di studio o se già realizzato, del razzo Unha-3 (due i lanci con questo vettore: nel dicembre 2012 e nel febbraio 2016).
Profughi, migranti economici, rifugiati e seconde generazioni: la confusione del discorso razzista e il ritorno del razzismo esplicito
C’erano una volta i Napoletani, i Terroni, i Marocchini gli Albanesi e i Rumeni. Ora “il nemico” non ha più una nazionalità, ma uno status politico-giuridico: i “profughi”.
Cambia il tempo, cambiano le politiche internazionali e i capri espiatori, ma il discorso rimane lo stesso: chi non fa parte del “nostro gruppo” di appartenenza (che varia di volta in volta - Città, Provincia, Regione, Nazione, Continente, Occidente ecc.) è pericoloso e minaccia il nostro quieto vivere, e per questo va escluso dal nostro sistema.
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