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“Un bel dì vedremo, levarsi un fil di fumo”. Le celebri parole della Madama Butterfly ben potrebbero descrivere l'ansia che da mesi gli abitanti di Castelfranco vivono sul loro territorio. Il fumo però, in questo caso, è profeta di sventura più che di speranza, almeno per buona parte dei castelfranchesi. A preoccupare è il nuovo contestatissimo inceneritore che la ditta Waste Recycling (gruppo NSE Industry) da ben due anni tenta di aprire nel comune fra mille difficoltà, non ultima la netta contrarietà di buona parte della popolazione, protagonista di clamorose manifestazioni di piazza, serrata da tempo intorno a tre ricorsi al Tar promossi rispettivamente dall'Amministrazione Comunale, dal locale Comitato Antinquinamento e da Rifondazione Comunista; vertenza giunta lo scorso 20 novembre all'ultima udienza prima della sentenza, attesa entro la metà di gennaio. Centro delle ultime preoccupazioni dei residenti, venerdì 30 novembre, è stata la mattutina comparsa di una colonna di fumo bianco levatasi dal camino dell'impianto, il quale com'è noto è attualmente bloccato dall'ultima ordinanza del Consiglio di Stato. Dopo la primissima sentenza del Tar nel febbraio 2012, in cui i giudici davano ragione ai ricorrenti che chiedevano il blocco dei lavori di costruzione in attesa della fine del processo, il cantiere è stato fatto riprendere dal Consiglio a maggio, con una conferma però della prima sentenza in merito all'attività d'incenerimento: finite pure i lavori se vi va, e a vostro rischio – hanno detto, in soldoni, i giudici ai dirigenti della NSE – ma non potrete accenderlo fino alla decisione ultima. Queste, nello specifico, furono le parole del Consiglio di Stato:
Il Consiglio di Stato […] accoglie in parte l'appello cautelare (i ricorsi, n.d.a.) […] nella sola parte relativa all'attivazione dell'impianto di cui si tratta, escludendo l'effetto inibitorio del completamento della struttura (il blocco dei lavori, n.d.a.)
wLa proprietà della storica azienda fiorentina che produce mattoni in vetro, ha richiesto, in data 20/11/2012, la cassa integrazione ordinaria della durata di 13 settimane a partire dal 10 dicembre, per 97 dei 107 lavoratori dell’impresa con l’intenzione di spegnere il forno il 10 dicembre. Il rischio è che, come teme la RSU della Seves, al termine della cassa integrazione non venga riacceso il forno e quindi non sia assicurato il reintegro dei lavoratori e la ripresa della produzione.
Già alla fine del 2010 e nel 2011 è stata combattuta dai lavoratori una dura lotta per evitare la chiusura e la delocalizzazione dello stabilimento, e sembrava che le cose stessero andando per il verso giusto e adesso sono di nuovo punto e accapo…
In seguito all’interrogazione immediata agli enti locali (comune e provincia di Firenze, regione Toscana) dei consiglieri provinciali Andrea Calò e Lorenzo Verdi (Rifondazione Comunista) di fare chiarezza su questa faccenda, Dario Nardella (il vice sindaco di Firenze ), Stefano Saccardi (assessore alle politiche del lavoro), Federico Gianasi (presidente del Quartiere 5), insieme a Mauro Fuso (segretario della Camera del Lavoro), hanno incontrato le Rsu della Seves, e sia lavoratori che istituzioni ritengono ”inaccettabile l’ipotesi dello spegnimento del forno”.
A pochi mesi dalla fine di legislatura, si moltiplicano i giudizi sulle caratteristiche fondamentali della prossima: una legislatura che dovrà essere costituente. Dal centro-destra al centro-sinistra, con motivazioni del tutto diverse se non opposte, viene diagnosticata la morte della seconda Repubblica e ci si interroga su come dovrà essere la terza repubblica, cosa non dovrà buttare a mare (ad esempio, il bipolarismo). Viene però maturando la consapevolezza che la terza repubblica sia già gravemente compromessa dalle profonde trasformazioni che hanno segnato questo ventennio. Non più uguali davanti al voto e Il voto non è più uguale per tutti: non tutti hanno il diritto di voto (gli immigrati e i loro figli ancorché nati qui) e non tutti i voti sono uguali.
La minoranza è maggioranza - Solo per i referendum è richiesto il quorum della maggioranza degli elettori, per tutte le elezioni, politiche e amministrative non è necessaria neanche la maggioranza dei votanti. La seconda repubblica ha come perno fondante la fine del proporzionale: il premio di maggioranza e le relative soglie di sbarramento dicono che alcuni voti contano, altri vengono accantonati. Con il maggioritario il voto non fotografa la platea degli elettori, ma deve essere corretto, in nome della stabilità dei governi, al fine di promuovere la minoranza più consistente a maggioranza relativa!
Lo scorso 7 Ottobre, con oltre il 55% dei voti, Hugo Chàvez è stato rieletto per la terza volta Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, in qualità di candidato del PSUV, Partido Socialista Unido de Venezuela, che con i suoi oltre 5 milioni di iscritti è uno dei più grandi partiti di sinistra dell'emisfero occidentale.
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