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Con uno degli anglicismi sgangherati cui ci siamo abituati negli ultimi anni il Governo sembra intenzionato a licenziare lo “student act”, nulla di più che una serie di misure cosmetiche riguardo la contribuzione universitaria e il diritto allo studio. Perché cosmetiche?
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Il Ministero della Giustizia ha annunciato che questo mese avvierà un'inchiesta/sondaggio sul razzismo nel Sol Levante. I questionari saranno inviati a 18.500 cittadini stranieri maggiorenni residenti in 37 diverse Prefetture. Le domande presenti nella rivelazione mirano a conoscere se tra i rispondenti ve ne siano che abbiano subito od assistito a discriminazioni (in particolar modo nelle scuole o nella ricerca di un appartamento).
In ambito militare, lo scorso 25 ottobre, la ministra della Difesa, Tomomi Inada, ha annunciato l'estensione (per altri cinque mesi) della partecipazione delle Forze di Autodifesa alla missione di peacekeeping UNMISS in Sudan del Sud. Per la ministra le cinque condizioni (tra esse il cessate il fuoco tra le parti in conflitto) che consentono la partecipazione delle FA alle missioni internazionali sono rispettate e le truppe nipponiche (che qui hanno compiti di ricostruzione di infrastrutture) possono “condurre importanti attività in condizioni di sicurezza”. Rimandata ancora la decisione circa l'assegnazione (possibile alla luce delle modifiche di legge sul ruolo delle FA approvate nel settembre 2015) di nuovi compiti.
Sul collasso delle trattative di pace e dunque sulla impossibilità per il Giappone di proseguire nella missione si sono già espressi numerose volte tanto le opposizioni quanto esponenti del mondo accademico e civico.
Ecco, detto questo, credo che non sia comunque sufficiente intravedere nel basso livello di cultura, i motivi che hanno spinto gli abitanti di Goro e Gorino a costruire le barricate per impedire l’arrivo delle dodici donne, così come non riesco ad addurre quell’azione soltanto al clima di esasperazione generale e alla propaganda xenofoba di cui accennavo prima, per quanto entrambe rappresentino una componente parecchio significativa. Secondo me davvero, in questo caso dobbiamo leggerlo anche come uno specchio del fatto che una parte del nostro paese stia cominciando a legittimare e a dare per scontata una forma di male che sembra debba essere fatto, che è giusto sia fatto in nome della “rispettabile voce della società” poiché il non commetterlo o il non fare niente per sventare il pericolo rappresentato dall’altro straniero, costituirebbe una minaccia o un attacco alla società stessa, alla propria comunità, così che, inteso in questo modo, il male, non è più riconoscibile o bollabile come male, ma appunto come dovere. Gli abitanti di Goro e Gorino si sentivano come dei rivoluzionari, che agivano in difesa della libertà e della “buona società”.
Qualcuno li ha definiti eroi, quel centinaio di cittadini di Goro e Gorino che hanno costruito delle barricate di pancali per “resistere” all’“invasione” di dodici donne straniere (a cui poi si sarebbero dovuti aggiungere otto minori) che avrebbero dovuto esser ospitate nell’ostello di Gorino – l’Amore-Natura, di proprietà della provincia di Ferrara. L’Italia, che ha conosciuto la resistenza di partigiani che lottavano per la libertà dal nazi-fascismo contro le ingiustizie e le discriminazioni, ha visto, attraverso questo amarissimo specchio rappresentato dalla maggior parte della comunità di Goro e Gorino, una resistenza che porta con sé un significato totalmente ribaltato rispetto a quella partigiana: la difesa del proprio piccolo pezzo di orto contaminata dal razzismo più barbaro e becero.
Educazione strumento di democrazia – brevissima (ed incompleta) storia del dibattito contro la partecipazione democratica in Italia
La democrazia è il popolo. La scheda elettorale e l’apparato per votare non significano automaticamente l’esistenza della democrazia
Thomas Sankara
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Nel primo decennio del Novecento, in Italia si discute dell'allargamento del corpo elettorale; interessi diversi premono per ampliare il numero di cittadini (maschi, ovviamente) a cui estendere il diritto di voto, che è ancora considerato esercizio di una capacità e non diritto soggettivo.
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