Le notizie legate al contemporaneo, abbracciando società, istituzioni, questioni internazionali e tutto ciò che rientra nella vasta categoria di politica, rubriche e redazionali esclusi.
Immagine liberamente tratta da upload.wikimedia.org
Non una di meno
Verso la mobilitazione nazionale delle donne contro la violenza di genere
In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa e nell'ottanta per cento dei casi il colpevole del femminicidio è il suo partner. In Italia sono 6.788.000 le donne che, nell’arco della loro vita, subiscono un abuso fisico e\o sessuale: una donna su tre. I dati Istat del 2015 per quanto aberranti mostrano solamente la punta dell'iceberg: infatti non possono rilevare gli abusi non dichiarati, le violenze di genere non denunciate. Totalmente consce dello spettacolo desolante, del vuoto culturale che le circonda, viste ancora le numerose rimostranze che mostra da più parti in questo Paese (“a cosa serve chiamarlo femminicidio? La parola omicidio comprende già i morti di tutti i sessi!") e certe che l'argomento vada analizzato attentamente per trovare gli strumenti utili a decostruirlo, in molte si sono date appuntamento, lo scorso 8 ottobre presso l’aula della Facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma, nell'ambito del percorso che porterà alla manifestazione nazionale del 26 ottobre a Roma ed alla giornata di approfondimento di domenica 27 novembre. L’incontro, aperto dalle tre realtà promotrici: la rete IoDecido, D.i.Re-Donne in rete contro la violenza (che riunisce più di 77 centri antiviolenza in tutta Italia) e Udi (Unione Donne in Italia), ha visto la partecipazione di oltre 500 donne ma anche parecchi uomini. Donne diverse, e di diverse generazioni ma con la stessa voglia di confrontarsi per tracciare un cammino comune che aiuti ad affermare l'assoluta serietà della questione violenza di genere nel nostro Paese.
“Non una di meno”, questo il nome dell'iniziativa, richiama le lotte delle donne argentine che, proprio in coincidenza con l’assemblea romana, hanno dato avvio, in oltre 50000, al loro incontro nazionale a Rosario, per rilanciare la campagna “Ni Una Menos”, e che sono scese in piazza, il 19 ottobre, proprio con questo grido per commemorare Lucia Perez, la sedicenne drogata, violentata per ore e impalata.
Un susseguirsi di interventi ha messo in luce che in politica il “rosa” non basta, serve invece il contributo intellettuale, il pensiero aperto e lucido che trova nel femminismo la sua principale radice. Un momento per narrare delle loro vite, della stanchezza di essere vittime, della rabbia e della libertà. Un confronto aperto e libero, un'occasione per rivedersi, scambiare opinioni, esperienze ed idee. L'obiettivo è chiaramente alto e l'auspicio è che sia dalla convocazione nazionale che dalle due giornate romane, del prossimo novembre, nasca un nuovo slancio politico che riunisca le donne su obiettivi comuni urgenti.
L'auspicio è, nei fatti, che si dia avvio ad un percorso costituente di un piano femminista contro la violenza sulle donne e per l'autodeterminazione e la libertà femminile. Occorre, dunque, che si ridia importanza e che si ridefiniscano i contenuti della, ormai troppo rituale, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Per tale ragione il 26 novembre sarà presentato il "piano delle donne femministe contro la violenza di genere" (ed il giorno successivo si darà vita ai tavoli tematici di discussione sullo stesso).
Preso atto (ma se ne è veramente preso atto?) che la violenza non è fatto privato ma è un fenomeno complesso e stratificato (spesso sostenuto da politiche istituzionali, educative, sociali ed economiche non all'altezza e dalle narrazioni distorte da parte dei media) occorre che il tema della violenza degli uomini sulle donne sia affrontato mediante un cambiamento culturale radicale: rifuggendo da strategie securitarie od emergenziali.
Occorre un cambio di passo che parli di prevenzione, di diritti sociali ed economici, di lavoro, di diritto alla salute, di autodeterminazione sessuale e riproduttiva, di femminismo migrante.
Tra gli interventi della giornata, diversi sono stati i riferimenti alle donne curde (capaci di affermarsi con forza spezzando il patriarcato lì dove appare più forte). E la stessa forza delle compagne curde le donne di Non Una di Meno provano ad iniettarla nel loro cammino: stanche di parole di circostanza vogliono far sentire la loro visione del mondo. E vogliono farlo tutte insieme.
NB: La campagna di avvicinamento alla mobilitazione nazionale del 26 e 27 sarà scandita da numerose iniziative dislocate presso associazioni, scuole, università, di tutta Italia e saranno tutte reperibili sul blog della campagna (vedi qui). Il blog sarà strumento di condivisione dei materiali e di coordinamento e diffusione delle iniziative di promozione, approfondimento e finanziamento delle due giornate romane
Se a livello nazionale, complice una legge elettorale ipermaggioritaria, le forze dell'opposizione non riescono ad affermarsi, migliori fortune per i progressisti arrivano dalle elezioni locali. Dopo il successo ottenuto lo scorso luglio a Kagoshima - con la vittoria dell'ex giornalista Mitazono - Partito Comunista, Partito Socialdemocratico e Partito Liberale (nuova denominazione del Partito della Vita del Popolo di Ichiro Ozawa) hanno conquistato, il 16 ottobre, la Prefettura di Niigata.
Ad ottenere la carica di Governatore è stato Ryuichi Yoneyama, medico e fermo oppositore alla riattivazione della centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa (impianto di proprietà di TEPCO per il quale la società ha richiesto all'Agenzia Regolatrice l'autorizzazione alla riapertura). Yoneyama ha ottenuto 528.000 voti (pari al 52,2%) superando di circa 60.000 preferenze Tamio Mori - ex sindaco di Nagaoka ed appoggiato dal Partito Liberal-Democratico - fermo al 45,9%. In netto aumento, al 53,05%, l'affluenza (alle precedenti consultazioni, nel 2012, era stata del 43,95%).
Un NO non preconcetto
Complice una certa pigrizia nel fissare la data della consultazione, il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre è ormai da mesi al centro del dibattito.
Come in ogni buona campagna elettorale che si rispetti, propaganda e volontà di informare si intrecciano nelle iniziative dei due schieramenti, in proporzione abbastanza conforme. Lasciando ad altri collaboratori di questa testata o al molto materiale disponibile l'onere di evidenziare quanto di concreto e vero nel complesso delle motivazioni del “sì” e del “no” vorrei qui umilmente dare voce alle ragioni di un “no” non aprioristico e pensato in un'ottica progressiva.
Il gossip dei reati
Pisa, autunno 2016. La farsa di cui si è parlato in un precedente articolo continua a reiterarsi senza pietà alcuna per i pochi cittadini pisani cui sono rimaste tracce di senso del ridicolo. L’ultima ordinanza comunale, particolarmente surreale, ha condotto ad una guerra senza quartiere contro la birra fredda (per le ultime, cruciali vittorie dell’amministrazione cittadina si veda qui), nel corso della quale ad ora sono state curiosamente sanzionate principalmente attività commerciali gestite da extracomunitari. La gestione della lotta al degrado e alla microcriminalità da parte del comune di Pisa per l’autunno 2016 non rivela, quindi, particolari sorprese. Per fortuna una parte politica d’opposizione ha deciso di offrire anch’essa un contributo alla risoluzione dei problemi sociali della città, fornendo incidentalmente la possibilità all’autore e al giornale tutto di mostrare uno spirito di critica bipartisan ad essi tendenzialmente alieno.
I tentativi di riforma costituzionale in Italia, almeno negli ultimi vent’anni, si sono sempre purtroppo distinti per tre sgradevoli caratteristiche: un allontanamento dai principii antifascisti, un grave errore di prospettiva, il contenere pressoché sempre proposte di destra.
A partire dalla Rivoluzione francese la sinistra politica ha sempre difeso la forma parlamentare unicamerale, fedele al principio che la sovranità popolare è indivisibile. Per questa ragione nel 1946 socialisti e comunisti si presentarono alla Costituente chiedendo il monocameralismo. La Dc e il Pli chiedevano invece, accanto alla Camera bassa, un Senato delle professioni, delle corporazioni e del notabilato. Il compromesso fu il bicameralismo paritario, con l’aggiunta di cinque senatori a vita di nomina presidenziale e, per la I Legislatura, di alcuni senatori di diritto.
Sotto questo aspetto la riforma Boschi rappresenta non lo stravolgimento, bensì al contrario l’effettivo e pieno sviluppo della Costituzione antifascista. Vedremo, più avanti, il perché.
Riprendere le operazioni al reattore sperimentale di Monju potrebbe costare oltre 540 miliardi di yen (più di 5 miliardi di dollari), a dichiararlo, dopo un incontro tra rappresentanti del governo ed operatori privati, è stato il ministro della Ricerca Scientifica. Fino ad ora sono stati investiti nel reattore quasi dieci miliardi di dollari ma l'impianto (a carburante misto di tipo MOX) è stato attivo per 250 giorni negli ultimi 20 anni (a causa del rilascio di contaminanti nucleari), per questa ragione, nelle scorse settimane, aveva sempre più preso piede l'idea di smantellare l'impianto.
Vi è però una diversità di vedute tra il ministro della Ricerca Scientifica, Hirokasu Matsuno, che vorrebbe rendere pienamente operativa la centrale, e quello dell'Industria, Hiroshige Seko, che vorrebbe invece decommissionarla.
Il Becco è una testata registrata come quotidiano online, iscritto al Registro della Stampa presso il Tribunale di Firenze in data 21/05/2013 (numero di registro 5921).