Lunedì, 03 Settembre 2018 00:00

Missiva da Centro Europa e dintorni II – L'epoca dei capitali liberi e delle frontiere chiuse?

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Nella prima parte di questa “miniserie” si era parlato nello specifico della situazione in Repubblica Ceca, e proprio da Praga – e dal tema dei rapporti con i suoi difficili vicini – conviene ripartire.

Le immagini dei disordini causati da bande di estremisti di destra a Chemnitz, città della Sassonia, nell'estremo est della Germania, hanno fatto il giro del mondo, trasformando un caso di cronaca – l'omicidio di un giovane locale di cui sono principali indiziati due migranti, supposizione subito strumentalizzata dall'estrema destra sassone – in un evento politico di portata europea. 

Prova ne è che addirittura il presidente ceco Zeman, stando a quello che riporta il Frankfurter Allgemeine Zeitung, sembra aver dichiarato nel contesto di una trasmissione di una TV privata ceca la sua simpatia per i manifestanti di estrema destra1. Senza ombra di dubbio l'ennesima frecciata che l'anziano ex-socialista, che da anni porta avanti una rabbiosa crociata euroscettica ed anti-immigrazione, riserva alla Cancelliera della vicina Germania, colpevole – a suo (surreale) parere – di aver “invitato” i migranti in Europa. La linea anti-migranti del presidente ceco, nonostante le passate divergenze, sembra d'altronde essere condivisa da Babiš, alla guida di una compagine di governo che comprende anche socialisti e che è sostenuta dal partito comunista di Boemia e Moravia.

In un incontro con l'omologo italiano, il presidente del consiglio Conte, il premier ceco ha infatti ribadito l'assoluta contrarietà della Repubblica Ceca ad un qualunque sistema di redistribuzione dei richiedenti asilo a livello europeo; contrarietà che si va a sommare all'opposizione radicale al sistema dei ricollocamenti da sempre espressa dal Primo ministro ungherese Orban, che lo scorso 28 agosto ha incontrato a Milano – tra le contestazioni – il ministro degli Interni Salvini, che invece sembra desiderare proprio i ricollocamenti a livello europeo, nonostante le azioni del suo partito in tutte le sedi e la sua scelta di alleati nel campo di Visegrad sembrino dimostrare piuttosto il contrario. Una linea schizofrenica e grottesca che però è più un problema dell'Italia e dei sostenitori del governo “gialloverde” che dei governi centroeuropei, da tempo schierati senza ipocrisie su una linea di chiusura egoistica di cui proprio Paesi come l'Italia non possono non fare le spese.

In Austria intanto continua a far discutere il prolungamento della giornata lavorativa a 12 ore giornaliere (fino ad un massimo di 60 ore settimanali) voluto dal primo ministro Kurz e votato dal Parlamento lo scorso luglio. Le rassicurazioni di Kurz, che ha più volte dichiarato che lo stato vigilerà per evitare coercizioni antisindacali nell'implementazione dei nuovi orari possibili, prevedibilmente non hanno rassicurato lavoratori e sinistre, che hanno portato in piazza il loro dissenso anche con una manifestazione insolitamente partecipata a fine giugno.

Il partito Socialdemocratico, che era già riuscito a far eliminare alcuni passaggi controversi nel corso del dibattito parlamentare, ha promesso di abolire la legge come primo atto di ogni possibile futuro governo di centrosinistra. Una prospettiva che, stando ai sondaggi, sembra al momento alquanto ipotetica: se l'FPÖ registra da circa un mese una certa flessione di consensi, i popolari di Kurz – la componente “senior” della coalizione di governo – sono stabili o in salita, mentre i socialisti fanno fatica a recuperare terreno. Il modello neoconservatore di liberalizzazione intensiva e dumping interno coperto da chiusura verso l'esterno e retorica anti-immigrazione sembra purtroppo funzionare in Austria come nel resto d'Europa. Almeno per il momento.

1 http://www.faz.net/aktuell/politik/tschechiens-praesident-sympathisiert-mit-rechten-in-chemnitz-15764513.html

foto di Haeferi liberamente ripresa da commons.wikimedia.org

Ultima modifica il Domenica, 02 Settembre 2018 20:55
Niccolò Bassanello

Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all'Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all'Università degli Studi di Torino. Mi interesso di filosofia delle scienze sociali, antropologia culturale, diritti delle minoranze e studi sull'educazione. Intellettualmente sono particolarmente influenzato dai lavori di Polanyi, Geertz, Wittgenstein e Feyerabend, su cui mi sono formato, oltre che dal postoperaismo e dal radicalismo statunitense. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l'animazione, i fumetti ed il vino.

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