C’è quindi una seconda tornata di assemblee che discute una proposta, anche con varianti interne, dell’amministrazione comunale. Alla fine, anche con più tornate, emerge una proposta unitaria delle assemblee. Questa viene poi automaticamente adottata, come parte del bilancio complessivo, dall’amministrazione in questione.
A San Paolo i compagni del PT mi portarono a visitare una delle tante città satelliti, Diadema, amministrata dalle sinistre. Diadema era stata un labirinto di favelas (baracche) abitate da 200mila immigrati dal sottosviluppato e africano Nord-este del Brasile. Al momento della mia visita era invece una quantità di micro-cantieri ognuno dei quali vedeva una famiglia o due costruirsi la casetta, oppure definire un pezzo del percorso stradale o di quello fognario. Le famiglie si erano costituite in varie cooperative, aiutate in ciò dall’amministrazione comunale. I materiali necessari erano stati acquistati dall’amministrazione. Quest’ultima aveva provveduto all’acquisto dei terreni, dopo aver effettuato una modifica del piano regolatore che impediva al proprietario la costruzione di palazzi o uffici e avergli alzato le tasse, obbligandolo così a vendere a bassissimo prezzo. Alle famiglie l’amministrazione effettuava anche prestiti a lunga scadenza e senza interesse.
Il confronto con il territorio circostanze era sconvolgente: non c’era soluzione di continuità tra Diadema e le altre città satelliti, tutte però ancora baraccopoli impenetrabili, in quanto amministrate da partiti di centro o di destra e gestite con criteri clientelari. Partecipai a due assemblee: una degli studenti della scuola professionale e una di donne. La scuola, mi raccontarono insegnanti e studenti, aveva cambiato i suoi programmi, su richiesta degli studenti (in Brasile, dove il decentramento dei poteri è molto alto, si può): anziché insegnare questo o quel lavoro manuale essa ora insegnava come trovare un lavoro. I ragazzi inoltre erano molto fieri della funzione didattica che avevano costruito per sé: per esempio avevano illustrato all’intera città l’importanza di avere strade con alberi, quindi l’inopportunità di tagliare quelli appena piantati. In questa scuola, inoltre, l’uso di droghe, già altissimo, era quasi scomparso. L’assemblea delle donne doveva decidere tra la costruzione di un secondo consultorio medico femminile e una seconda stazione di polizia: e decise per quest’ultima, come strumento di tutela da una realtà diffusissima di brutalità in famiglia da parte di uomini ubriachi, che andava dalle percosse alla violenza sessuale a danno delle ragazzine.
A Porto Alegre, anni dopo, potei partecipare a un’assemblea di quartiere alla quale due funzionari dell’amministrazione rispondevano a domande di varia natura dei partecipanti e fornivano indicazioni tecniche o giuridiche su come affrontare i più svariati problemi. Mi colpì una discussione sull’assenza all’assemblea di un comitato rappresentativo degli abitanti di una zona sprovvista di acqua e di fognature. Era stata precedentemente fornita a questo comitato la spiegazione su come costituirsi rapidamente in cooperativa, in modo da poter operare direttamente alla soluzione dei problemi della sua zona beneficiando di un finanziamento comunale, avrebbero adesso dovuto relazionare l’assemblea sull’andamento delle cose, non si erano fatti vivi. Correva voce che fossero scontenti di qualcosa, ma non si capiva di cosa. La decisione fu presto presa, su suggerimento dei funzionari comunali: andiamo in quella zona a parlare direttamente con la gente, forse le nostre indicazioni erano poco chiare o inadatte.
Il “bilancio partecipativo” non solo cambia, come si vede, una popolazione: cambia pure (democratizza) il comportamento della burocrazia amministrativa.
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