Domenica, 27 Gennaio 2013 00:00

Partecipazione e rivoluzione

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Tra le condizioni istituzionali di avvio di quelle esperienze progressiste latino-americane che hanno compiuto da più tempo una netta scelta socialista (nell’ordine: Venezuela, Bolivia, Ecuador) c’è la trasformazione radicale avvenuta nella forma della rappresentanza del popolo, dal livello del piccolo comune per arrivare al parlamento nazionale. Sarebbe un errore ritenere che queste esperienze si basino semplicemente su una serie di riforme sociali, l’azione di un partito o più partiti di ispirazione socialista, la partecipazione popolare organizzata: quest’ultima infatti non sarebbe in grado di dispiegarsi a fondo.

In Venezuela prima della vittoria nel 1998 di Hugo Chávez alle elezioni presidenziali il sistema delle forze politiche di governo appariva estremamente corrotto, quindi apparivano estremamente corrotti i rappresentanti eletti del popolo. Essi si assicuravano il voto di gran parte della popolazione povera (l’87% per cento della totalità dei venezuelani di allora!) comprandolo o in cambio di favori. Naturalmente questo aveva prodotto anche la disponibilità di una parte del popolo al sistema politico, cioè aveva corrotto, tanto o poco, la mentalità di una parte della popolazione povera.

Ereditando una tale condizione, nessuna democrazia partecipativa avrebbe potuto operare assumendo effettivi ruoli e poteri: i suoi compiti primari avrebbero dovuto essere continuamente il contrasto alle richieste demagogiche e al boicottaggio alimentati dalla destra, dai mass-media, dalla grande delinquenza organizzata, dalla burocrazia degli apparati pubblici. Occorreva quindi disporre da subito di un risultato rivoluzionario accettato dalla grande maggioranza della popolazione povera, perciò anche da una parte della sua componente corrotta, rompendo i legami di quest’ultima con la destra. In certa misura questo richiedeva che il nuovo potere socialista agisse praticando coerentemente e da subito gli impegni presi con il popolo; parimenti richiedeva che le forze istituzionali legate al nuovo potere mostrassero comportamenti alternativi, di serietà, di onestà, di aiuto al popolo nelle situazioni di emergenza (come saranno, per esempio, le massicce mobilitazioni delle forze armate a soccorso di popolazioni colpite da alluvioni: una radicale novità rispetto al passato): ma non bastava.

Occorreva anche rovesciare, cioè, le caratteristiche di base di quella parte decisiva dello stato che faceva da altoparlante, dinanzi alla società, di ciò che era e di ciò che faceva la politica: dunque rovesciare l’impianto globale delle istituzioni della rappresentanza e dello stesso vertice dello stato, in quanto elettivo anch’esso, la presidenza della repubblica. Lo “strumento” psicologico che questo ribaltamento ovviamente richiedeva era la credibilità di Chávez, che appunto investiva anche parte della popolazione assuefatta al vecchio sistema, intervenendo emotivamente sui suoi bisogni sottesi di riscatto e di vita decente. Occorreva disporre da subito di un tale risultato.

Come avvenne. Chávez fu eletto il 6 dicembre del 1998 alla presidenza della repubblica (con oltre il 56% dei voti), e giurò fedeltà al Venezuela, così entrando in carica, il 2 febbraio successivo. Immediatamente dopo, forte del risultato elettorale, indirà un referendum (il primo nella storia del paese) che chiedeva al popolo il consenso a una nuova costituzione socialista. Il consenso fu espresso dall’80% della popolazione!

Ciò comportò l’elezione di un’assemblea costituente: nella quale il solo Movimento V Repubblica (il partito di Chávez) ottenne oltre il 60% dei voti, quindi la maggioranza assoluta. Nel dicembre la nuova costituzione socialista era varata. Accanto agli obiettivi socialisti e alla democrazia partecipata di popolo essa dunque modificava la forma della rappresentanza: stabilendo la revocabilità del mandato, nella seconda metà della legislatura, rispetto a ogni carica elettiva (quindi presidente della repubblica compreso), tramite apposita procedura attivabile presso il relativo corpo elettorale, inoltre l’assenza di ogni forma di privilegio materiale riguardo a ogni carica.

Le candidature del Movimento V Repubblica così come delle altre forze della sinistra inoltre erano state discusse e selezionate in assemblee popolari di ogni tipo (di quartiere o villaggio, di donne, di giovani, di operai, di contadini, di studenti, di associazioni, ecc.). Immediatamente dopo il varo della nuova costituzione saranno effettuate nuove elezioni presidenziali (vinte da Chávez con il 59,5% dei voti) e quelle per il nuovo parlamento, denominato Assemblea Nazionale (vinte largamente dalle forze della sinistra).

Il legame del vecchio ceto politico a parte congrua del popolo era stato rotto. Tra le manifestazioni di questa rottura va aggiunto che i risultati elettorali dei due vecchi partiti di potere risultarono infimi. Non solo. La democrazia partecipata di popolo era stata messa in grado di dispiegarsi in tutte le sue potenzialità: disponeva infatti, non solo di una maggioranza politica a proprio sostegno, ma anche di quello istituzionale, inoltre di una forma delle istituzioni della rappresentanza che erano al suo servizio, grazie al fatto di essere essa, prima di ogni altra cosa, il luogo della loro selezione, inoltre potendo essa revocare quei rappresentanti che ne avessero perso la fiducia.

Immagine tratta da cognoscenti.wbur.org

Ultima modifica il Venerdì, 25 Gennaio 2013 18:16
Luigi Vinci

Protagonista della sinistra italiana, vivendo attivamente le esperienze della Federazione Giovanile Comunista, del PCI e poi di Avanguardia Operaia, Democrazia Proletaria, Rifondazione Comunista. Eletto deputato in parlamento e nel parlamento europeo, in passato presidente e membro di varie commissioni legate a questioni economiche e di politica internazionale.

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