Vediamo alcune cose. Mentre il governo greco è per devolvere il 50% delle entrate di privatizzazioni alla cassa pensioni, le suddette entità europee vogliono che queste entrate partecipino integralmente all’abbattimento del debito (un’assurdità dal punto di vista dell’obiettivo della ripresa economica della Grecia), e, per rispondere alla necessità del finanziamento della cassa pensioni, non vengano aumentati i minimi pensionistici e siano fusi i contributi obbligatori e quelli volontari, abbattendo quindi anche per questa via parte le pensioni, precisamente quelle di chi abbia versato di più (altra assurdità ecc.). Ancora, mentre il governo greco vorrebbe gravare sui grandi gruppi economici e i grandi patrimoni sul piano del prelievo fiscale e vorrebbe effettivamente agire contro la grande evasione fiscale, da parte sempre delle suddette entità si risponde che, essendo impossibile computare le entrate relative a queste voci, è meglio aumentare IVA e imposte dirette (altra assurdità ecc.). Giova aggiungere che il complesso delle richieste delle suddette entità equivale alla Grecia equivale in valore, fatte le debite proporzioni tra Grecia e Italia, a tagli al bilancio pubblico italiano pari a 400 miliardi. Se si facesse da noi una cosa simile saremmo tutti alla fame e lontani anni luce da qualsiasi possibilità di ripresa economica.
Viene spontanea la domanda: dove stanno, allora, i “dilettanti”?
Ma, a ragionarci sopra, si tratta davvero di dilettanti? O piuttosto di una banda di delinquenti antisociali? Come mostra ormai tutto, e tra le ultime cose l’indifferenza dinanzi agli annegamenti di massa di povera gente nel Mediterraneo in fuga da fame e guerre.
La questione dunque è tutta politica in senso pieno, cioè in forma di lotta di classe mossa dal vertice della gerarchia sociale, e basta. Occorre infatti per essa, primo, punire una disobbediente Grecia, mostrare alle popolazioni europee che chi disobbedisca agli ordini di Bruxelles, della Germania, ecc. le piglia e di brutto. E occorre, secondo, impedire che le popolazioni europee si accorgano nella loro grande massa che dalla crisi si può uscire in un’altra maniera, senza subire la distruzione selvaggia delle loro condizioni di vita e rivendicando che la crisi venga messa a carico di chi l’ha prodotta e continua a guadagnarci.