Quali sono le ragioni per cui Chávez è stato confermato per la terza volta alla guida del paese con un così ampio consenso? E che scenari apre la sua rielezione?
Gli indicatori statistici del paese indicano con chiarezza che, in particolare nel suo ultimo mandato, il presidente Chávez ha rafforzato la situazione economica e sociale del Venezuela. In sei anni di governo bolivariano, infatti, il paese è riuscito ad a portare il tasso di analfabetismo al di sotto del 2%, con oltre 1.482.000 adulti che hanno imparato a leggere e a scrivere grazie al metodo “Yo, si puedo” di Cuba.
Politiche efficaci sono state adottate anche per ridurre sensibilmente il tasso di disoccupazione e la popolazione sotto la soglia di povertà è diminuita di oltre il 13% in appena quattro anni. Inoltre sono state avviate una serie di riforme per aiutare i ceti più deboli, estendere a tutti l'accesso a istruzione e sanità di qualità e garantire una costante crescita economica. Un cammino tracciato verso la realizzazione del “socialismo democratico” che ha previsto lo svolgimento di regolari elezioni e che è stato reso possibile da un'importante redistribuzione della ricchezza, a partire dalla nazionalizzazione di alcuni centri di estrazione petrolifera prima in mano multinazionali occidentali.
Ma se questi sono i risultati del governo di Chávez, perché questo viene aspramente criticato? E perché sono in particolare gli Stati Uniti a condurre una campagna, anche e soprattutto mediatica, contro il Venezuela?
Tanto per cominciare, Chávez ha sempre supportato in politica estera il processo di riunificazione di tutti i paesi latino-americani all'interno di un'unica federazione, perseguendo l'emancipazione di quello che un tempo era visto dagli USA come il proprio “giardino di casa”. Il Venzuela, inoltre, si è sempre schierato contro le politiche economiche statunitensi ed ha ricercato vie economiche alternative: ha avviato misure per il rafforzamento dell'OPEC, l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio, e ha combattuto latifondismo e il predominio dei grandi capitalisti, anche stranieri, che si ponevano al di sopra della legge e dell'interesse di tutta la popolazione del paese.
Ha suscitato particolarmente scalpore anche la vicinanza di Chavez ai presidenti di quelli che gli Stati Uniti considerano “paesi canaglia”, in particolare la Cuba rivoluzionaria di Fidel Castro - di cui è grande amico -, la Libia di Gheddafi, l'Iran di Ahmadinejad e la Repubblica Popolare Cinese, con cui il Venezuela ha stipulato più di 460 accordi commerciali, il 95% dei quali sono stati firmati durante i governi del presidente Chávez.
E' importante anche ricordare che il Venezuela riconosce l'Autorità Palestinese e non Israele, con cui invece ha sempre avuto rapporti diplomatici conflittuali culminati, nel 2009, con l'espulsione dell'ambasciatore israeliano in Venezuela.
E' da questo insieme di elementi che facilmente si capisce come il presidente venezuelano, nemico delle politiche imperialiste e capitaliste e impegnato in un percorso politico di emancipazione sociale e nazionale, non possa che risultare sgradito agli occhi dei poteri occidentali e, in particolare, statunitensi.
“Se non state attenti, - diceva Malcolm X - i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”.