A esporre i primi numeri pochi giorni fa è stata proprio Elena Cortes, ministro ai lavori pubblici e all'edilizia popolare del governo autonomo proprio per conto di Izquierda Unida, che di fronte ai giornalisti ha voluto esporre i primi risultati del Programma Andaluso per la Difesa dell'Abitare. Un servizio pubblico gratuito attivato proprio nell'ottobre del 2012, rivolto alle famiglie in difficoltà e fornito attraverso specifici sportelli di consulenza finalizzati alla prevenzione dello sfratto attraverso azioni di mediazione e protezione dei diritti degli inquilini.
«Un programma che ha potuto raggiungere i suoi obiettivi sull'onda della crisi e dei suoi numeri spaventosi – ha dichiarato la ministra alla stampa. – Tante famiglie impoverite dalla crisi economica e dagli istituti finanziari non potevano che costringere il governo regionale a rompere esplicitamente la sua neutralità su questo fenomeno, schierandosi apertamente con le vittime».
Tra l'8 ottobre 2012, apertura degli sportelli, ed il 30 settembre di quest'anno, il programma ha operato su un totale di 4.460 casi. La sola fase di prevenzione attraverso opere di mediazione, ha trattato con beneficio ben 692 persone in difficoltà, il 15,5% del totale. Questo primo livello operativo si riferisce a tutti i casi in cui, seppur in presenza di chiare difficoltà economiche della famiglia, non c'è stata ancora morosità. Un'opera di assistenza che in questo caso viene incontro agli utenti presentando loro tutte le informazioni e tutte le varie opzioni che hanno di fronte in caso vadano incontro all'impossibilità di pagare l'affitto o il mutuo, in modo che abbiano ben chiare tutte le possibili implicazioni e possano correre ai ripari accedendo ad eventuali aiuti e sostegni.
Parte fondamentale del Programma consiste però nell'intermediazione, che nel caso di questo primo anno di attività ha riguardato i famosi 3.261 soggetti, pari al 73,1%. «Sono donne e uomini in oggettiva difficoltà, che sono in stato di morosità, vorrebbero pagare ma non possono – spiega Cortés. – Grazie all'intermediazione del Ministero sono ancora tutti nelle loro case». Di questi 3.261 famiglie, 1.157 hanno ricevuto il protocollo di intervento “precoce”, che si applica nella fase iniziale del processo, prima che arrivi l'ingiunzione di sfratto. La soluzione per queste persone è stato, previa mediazione dell'ufficio del Ministero, l'accesso a formule come la ristrutturazione del debito ipotecario o la rinegoziazione delle rate. Gli uffici hanno anche dato consigli alle famiglie in merito a dove e come accedere all'assistenza legale.
Ma è per tutti i casi “gravi”, dove si sia già di fronte allo sfratto, con tanto di data e notificazione del tribunale, che entrano in atto i meccanismi più interessanti e inediti del programma andaluso.
Il primo passo è valutare se si sia di fronte a palesi violazioni del diritto alla casa e si possa dunque passare all'espropriazione temporanea dell'uso dell'alloggio per impedire lo sfratto o quantomeno ritardarlo, anche grazie ad una mediazione con il tribunale o le banche in concorso con l'assistenza sociale, per giungere ad una soluzione di comodo. Quanto a questo passaggio, la ministra Cortés ha voluto sottolineare la “spinta" enorme in avanti rappresentata dall'approvazione della legge sulla funzione sociale delle abitazioni, che prevede fino a tre anni di espropriazione di case ipotecate da istituzioni finanziarie, con particolare attenzione alle famiglie a rischio di esclusione sociale. Inoltre il ministro ha ribadito la sua richiesta al governo centrale, già formulata ufficialmente, che sia costituito un registro delle “male banche”, quelle cioè proprietarie di numerosi patrimoni in alloggi vuoti, difficili anche da vendere in questi tempi di crisi.
«Alle case sfitte delle nostre città deve essere riconosciuto uno scopo sociale, e non uno scopo meramente speculativo – continua Cortés. – Detto questo da parte del governo non vuole esserci nessun trionfalismo. Gli uffici forniscono cure palliative ad un fenomeno che ora come ora possiamo solo affrontare resistendo. La situazione generale di allarme però persiste e contro di essa è necessario che il governo centrale faccia qualcosa. L'Andalusia, da parte sua, è scesa in campo con la legge sulla Funzione Sociale della Casa approvata il mese scorso. Uno strumento fondamentale per interferire sulle leggi di mercato e favorire le famiglie incoraggiando la messa in affitto dell'enorme patrimonio abitativo e sfitto esistente in Andalusia».
Sono 229 i comuni andalusi (il 30% del totale) che ad oggi hanno aderito a questo programma, che vede la collaborazione attiva di numerose province, della Federazione Andalusa di Comuni e Province, della Croce Rossa e dell'Associazione Andalusa degli Assistenti Sociali. Una compagine che si appresta nelle prossime settimane a firmare un accordo di adesione con il Fondo Andaluso dei Municipi per la Solidarietà Internazionale (FAMSI).
«Il programma ha come scopo anche quello di far breccia e aprire un dibattito serio sul problema della casa, che permetta la costituzione di un blocco istituzionale contro gli sfratti – ha sottolineato Cortés, che ha esortato anche gli istituti finanziari ad aderire. – L'importanza del ruolo delle istituzioni finanziarie nella società andalusa è proporzionale all'urgenza che si assumano le loro responsabilità».