Giovedì, 23 Maggio 2013 00:00

Un appello per i comunisti

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Ho letto con profonda attenzione e interesse i due articoli (uno in forma collettiva, l’altro firmato da Palagi).

Ottimi documenti, che mettono (finalmente) in primo piano battaglie e temi che sicuramente dobbiamo approfondire collettivamente.

Provo, comunque, a esplicare qui un compito molto arduo: quello di dire come portare avanti le battaglie culturali e politiche proposte da questi due contributi.

Ho firmato, come molti dei lettori sicuramente sapranno, un appello dal titolo “CominciAdesso” (cliccando qui il sito).

Perché ho firmato questo appello? Perché, pur condividendo il fatto che non serva un appello per risolvere i problemi del nostro movimento, penso che non serva nemmeno l’immobilismo post elettorale.

L’ho firmato perché mi dà, comunque, quella prospettiva strategica che da molti anni non vedo, anzi, essendo iscritto dal 2007 temo di non averla mai vista.

Nei due contributi si dice, in poche parole, “occorre capire perché bisogna essere, oggi, comunisti”. Ebbene, risponderò a questa domanda con un’altra domanda: perché non esserlo?

Abbiamo visto giusto su questo mondo, dove conta più la finanza che la persona, l’uomo? Credo di sì.

Abbiamo visto giusto sul fatto che il sistema sarebbe crollato per le sue contraddizioni? Credo di sì.

Ciò che a noi manca, profondamente, è la consapevolezza che oggi (come ricorda Palagi) non basta definirsi comunisti per avere quella credibilità politica di agire nello stato presente delle cose.

Occorre chiarire tutto: l’organizzazione, il pensiero, il nostro comunicare le nostre idee.

Anche io, per esempio, penso che Rifondazione in sé non sia sufficiente per rispondere a queste esigenze. Occorre discutere, lo ripeto. Ma occorre discutere in quanto Rifondazione o in quanto Comunisti?

Se discutiamo in quanto Rifondazione, il discorso non fila: si rimane, per esempio, incastrati fra mozioni e aree che, spesso, hanno poco di culturale. Purtroppo il Congresso di Napoli di Rifondazione, per esempio, è un ottimo esempio. Non è possibile ragionare, serenamente, se si rimane nella liturgia, stanca e autoreferenziale, del congresso. Qui occorre discutere al di fuori delle stanze del partito, con i compagni che sono stanchi di discussioni in compartimenti stagni. Oggi, se vogliamo capire bene cosa è e cosa serve il comunismo, la cui idea è sempre più forte, serve aprirsi anche agli altri soggetti o persone che si definiscono tali, almeno per creare un “soggetto” con una identità forte e condivisa.

Le due assemblee fatte a Roma da parte dei firmatari di questo appello lo hanno fatto: principalmente Rifondazione e PdCI, come principalmente giovani compagni. E questo, per me è un fortissimo segnale.

Si dice sempre nei due contributi, “Nìnoi vogliamo che esista un’autonomia dei comunisti non contrapposta alla costruzione di una forza ampia della sinistra italiana”. Ebbene, anche l’appello lo dice: un’organizzazione comunista che si faccia promotrice e fulcro di una più ampia aggregazione della sinistra sociale. Perché lo diciamo? Perché è empirico che in Europa le maggiori formazioni alternative siano a sinistra dei partiti socialisti e si chiamano Izquierda Unida, Front de Gauche e Syriza. Tre formazioni che senza una forma organizzata dei comunisti non avrebbero ottenuto ampio consenso nella popolazione di appartenenza. Sono organizzazioni, strutture, che hanno avuto il merito di trovare una strategia chiara e netta e che lo hanno fatto non come ultima chance di farsi eleggere da qualche parte, ma perché era necessario unire intorno ad una idea precisa per la creazione di un fronte anticapitalista, ma non settario, con profonde radici ma moderno, al passo con i tempi.

E allora dov’è il problema, mi si dirà? Il problema è che intorno a noi c’è poca chiarezza. Se si parla di un “soggetto”, per esempio, che giri intorno alla FIOM, temo che non ci siamo. La FIOM non è un partito, è un sindacato che, in questi anni, per la mancanza di un soggetto vero e proprio di sinistra (non dico nemmeno comunista, ndr) è costretto a essere anche partito. Più volte, lo stesso Landini, è stato costretto a dire che la FIOM non uscirà dalla CGIL e nemmeno che lui stesso scenderà in politica.

Se mi si dice “occorre andare oltre” senza specificare, si utilizza un linguaggio che a molti compagni ricorda una Bolognina, ma senza i drammi e l’enorme discussione avuta oltre 20 anni fa.

Se mi si dice “ripartire da Rifondazione” si entra nel masochismo puro. La realtà è che se in giro dici Rifondazione la gente non si ricorda quello che hai fatto, ma quello che hai fatto male o hai completamente sbagliato.

I comunisti sono nelle sabbie mobili. Se ci dimeniamo in maniera disorganizzata, le sabbie mobili ci risucchiano fino a scomparire. Se ci organizziamo e stiamo uniti, prima come comunisti e poi come sinistra alternativa, ne possiamo uscire. Ma serve chiarezza e nessuna mezza soluzione.

Immagine tratta da www.teamartist.com

Giuliano Sdanghi

Nato a Roma, ma vivo a Bracciano dall'infanzia. Diplomato ragioniere, sono responsabile di varie realtà associative. Grazie allo studio del francese, i miei interessi si sono ampliati alla Francia, in ogni suo aspetto.

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