Mercoledì, 29 Maggio 2013 23:38

Gli eterni giovani della politica italiana

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Che la politica italiana sia in gran parte composta da inossidabili culi di piombo è fatto ormai evidente a tutti. Sono veramente troppi coloro che detengono il medesimo ruolo da anni.

Quello che meno appare è che l’occupazione di ogni spazio di potere non è limitato alla sola politica e non è prerogativa esclusiva delle vecchie generazioni. Basta guardarsi intorno per scoprire che sono centinaia i personaggi che occupano la stessa posizione di potere da anni. Ciò accade nel giornalismo come nell’università, nell’economia come nello sport.

Fa un certo senso sentire il Bruno Vespa nazionale, da anni sulla breccia, invitare i giovani a non iscriversi alle facoltà di scienza della comunicazione, poiché il mondo dell’informazione è saturo e le possibilità di affermazione scarse. Bella forza! Se quelli come lui non abbandonano mai il campo, quando mai potranno trovare spazio i giovani?

Fa un certo senso vedere ai vertici dello sport nazionale personaggi come Gianni Petrucci, che con vari incarichi è in campo dal 1977 e che dal 1999 al 2013 (14 anni) ha ricoperto il ruolo di Presidente del Coni, per non parlare di Franco Carraro, Presidente della FIGC da sempre anche ai tempi di “calciopoli” e miracolosamente passato indenne (cosa diversa per il suo vice) ed in più Senatore della Repubblica, oppure l’eterno Galliani in varie posizioni ai vertici del calcio professionistico da lungo tempo, per passare per Matarrese e via e via l’elenco è lungo.

Potremmo poi citare numerosi altri casi, ma basta così per dimostrare come la politica non sia il solo settore dove posizioni di potere sono occupate da tempi immemorabili, e come la politica si ramifichi in settori importanti della società.
Altra categoria tipicamente italiana è quella del giovane vecchio o quella dell’eterno giovane.

Non credo di essere sospettato di simpatie per il Richelieu di Gallipoli: l’on. Massimo D’Alema, ma qualcuno dovrebbe spiegarci il motivo per cui Emma Bonino, stessa età di D’Alema (anzi un anno in più), in politica dagli anni ’70 (come D’Alema), già segretaria del suo partito (come D’Alema), già detentrice di prestigiose cariche europee e nazionali (come D’Alema), rimane nell’opinione dei grandi mezzi di informazione il “nuovo che avanza”, mentre l’altro è il vecchio più vecchio. Ecco un classico esempio di eterna giovane.

Alla categoria dei giovani vecchi, ossia di coloro che, sia pure giovani anagraficamente, sono precocemente invecchiati nelle lotte di correnti, negli accordi di corridoio, nella coltivazione delle relazioni (pericolose) che contano. A questa categoria possono essere ascritti per il passato personaggi come il citato D’Alema e Veltroni, oggi superati dai vari Letta, Franceschini, … Matteo Renzi. Tutti personaggi che infanti non hanno ricevuto in regalo il set di paperelle per il bagnetto, ma un’investitura a leader nazionale.

Qualcuno dirà, ma i politici della cosiddetta Prima Repubblica: i Moro, i Berlinguer, i Nenni, i Togliatti? Sì è vero costoro segnarono la vita politica per decenni, ma non si imposero con protervia all’opinione pubblica. Si limitavano alla politica, non rischiavi mai che invadessero una trasmissione sportiva o di intrattenimento come ora è prassi. Sono stati sì sulla breccia per decenni, ma la loro presenza nella vita quotidiana delle persone era piuttosto limitata, in più forse la necessità adesso è altra.

Infine, mi duole dirlo, questa marcescenza, non è prerogativa dei soli partiti di potere, anche a sinistra purtroppo, anche nei movimenti i più alternativi e i più antagonisti, si registra la presenza delle stesse persone negli stessi ruoli da anni.
Mi ha particolarmente colpito quando ho partecipato alle varie iniziative in vista delle ultime elezioni politiche, constatare che le assemblee e le riunioni sembravano un raduno di reduci, qualcuno magari nel frattempo aveva cambiato sei o sette collocazioni politiche, ma il discorso era ed è quello di sempre arricchito di inviti ora arroganti ora patetici al rinnovamento.

Che questo sia un blocco per la crescita e il rilancio di un progetto alternativo della sinistra? Che le relazioni tra i professionisti di movimento e della politica siano ormai relazioni consumate dagli anni e dai trascorsi? Può bastare la sostituzione di alcuni personaggi per aprire un percorso di costruzione politica?
Penso di no, penso però ci si debba servire delle idee che vengono da altri quello si, penso si debba tutti mettersi in discussione evitando di catalogarci a vicenda ma provando ad ascoltarci.

Anche nel mio partito occorre superare una certa tendenza alla fossilizzazione. Come? Con la rottamazione dei gruppi dirigenti? No! Più semplicemente introducendo la prassi positiva del ricambio, non necessariamente e non solo generazionale, effettuando un’ampia e generalizzata rotazione dei ruoli e degli incarichi, cercando di far emergere forze ed idee vive e fresche, che ci sono. Ve lo posso assicurare! Basta avere la volontà di cercarle e di valorizzarle.

Immagine tratta da: www.letturascrittura.bloog.it

Ultima modifica il Mercoledì, 29 Maggio 2013 23:54
Andrea Malpezzi

37 anni precario da sempre. Nato e vissuto nella periferia fiorentina ho un legame forte con la mia città. Impegnato nell’associazionismo sportivo, nel mondo del volontariato, mi sono avvicinato alla politica da giovanissimo con i movimenti studenteschi e all’età di 17 anni ho deciso di tesserarmi a Rifondazione Comunista, da allora collaboro attivamente con questo, convinto che esista un patrimonio enorme di donne e di uomini all’interno dei partiti e con loro costruire e portare avanti la “buona” politica. Da 4 anni sono Segretario provinciale e lavoro nella costruzione di una soggettività a sinistra capace di rappresentare le lavoratrici e i lavoratori.

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