Lunedì, 17 Dicembre 2012 00:00

Sulle primarie (e molto altro)

Scritto da
Vota questo articolo
(4 Voti)

Immagine tratta da popartmachine.com

Condivido molto le considerazioni di Raul Mordenti nel suo articolo (clicca qui per leggere) e, d’altra parte, mi sembra giusto ciò che sostiene Francesco Draghi nel suo: “…le primarie…meritano…un’ulteriore riflessione…a sinistra…” (clicca qui per leggere). C’è una questione: perché, nonostante condivida l’analisi di Mordenti, non mi toglie dallo stato di disagio in cui mi trovo.

 

È vero i partecipanti alle primarie sono diminuiti nei termini ricordati, ma non possiamo dimenticare che nel frattempo la sinistra e segnatamente i comunisti, sono addirittura scomparsi del Parlamento. È vero le primarie alludono al modello americano, ma noi non riusciamo ad agire una partecipazione popolare che contrasti quel modello. A me sembra che la crisi della politica chiami necessariamente in campo, sperimentandole, forme di legittimazione che accentuano la tendenza alla delega deresponsabilizzante e, il PD, che non si pone obiettivi di trasformazione, ma solo di governare con più giustizia ed equità un sistema imperniato sull’impresa (un tempo si sarebbe detto sul processo di produzione e riproduzione del capitale), non può non esserne determinato. Ovviamente per i comunisti il problema è rovesciato, proponendosi di cambiare lo stato delle cose, non si può ammiccare all’abbandono della responsabilizzazione che è stato alla base della nostra nascita e sviluppo.

A mio giudizio se c’è un modo di definire la crisi della politica (quella moderna, dopo la rivoluzione industriale) è quello della crisi del comunismo. A partire da Marx con la 1° e la 2° Internazionale e lo sviluppo impetuoso delle lotte operaie, poi con la rottura dell’Ottobre 17 (la presa del potere politico) e la formazione della 3° internazionale, poi con la vittoria (certo non esclusiva dell’URSS) sulla Germania nazista e l’affermazione dei welfare ad ovest e ad est (non uguali per carità) ed infine con i movimenti di liberazione nazionali, i comunisti sono stati protagonisti assoluti della politica internazionale, sono stati la politica stessa. Da quando i comunisti, nella sostanza, non sanno più cosa dire (rispetto ai nuovi problemi prodotti dalle soluzioni ai problemi precedenti, suggerite dai comunisti), hanno prodotto la crisi non solo della loro, ma della politica tutta. Il resto è tirare a campare, quando non è reazione, ritorno all’indietro.

D’altra parte Marx ed Engels nel ‘48 ce l’avevano detto, il rischio di precipitare all’indietro è implicito. Il punto di partenza, quindi, a mio giudizio, per analizzare le primarie sta nelle nostre difficoltà. Addirittura, credo sia esperienza comune di tanti di noi, in molti nostri elettori ed anche qualche militante, ci ha chiesto come comportarsi verso le primarie con una spiccata tendenza a voler esserci. Ci troviamo di fronte a questo problema. Una bella fetta di popolo è profondamente scontento dei provvedimenti che lo maltrattano direttamente (meno sul complessivo giudizio delle politiche di Monti, ritenute necessarie), d’altra parte non ha nessuna voglia di battersi direttamente (evidentemente non ritiene valide o non percepisce proposte di politiche alternative…se ci sono) e risponde, delegandolo, a chi li prospetta, una volta votato, di preoccuparsi per le sue sorti e cioè il PD.

D’altra parte in questa fetta di popolo, una buona parte esprime opinioni ben contrarie agli orientamenti del PD e spesso e, in modo a volte contraddittorio, partecipa ad iniziative e movimenti che configgono con le politiche del PD (la FIOM, la CGIL ec.). Insomma non ritengono contradditorio fare una sciopero generale contro provvedimenti votati dal PD in Parlamento, firmare per i referendum sul lavoro e poi andare a votare alle primarie. Questo è il popolo a cui ci rivolgiamo, è il suo comportamento. E’ evidente che è con questi che dobbiamo costruire una alternativa, non mi pare serva ne un atteggiamento ipocrita che finge di assecondarlo, ne moralistico di condanna/disinteresse. La soluzione sta nell’assumere pedagogicamente un atteggiamento di finta comprensione, per poi illuministicamente inquadrarlo sulle nostre posizioni? Al contrario la dura e insistente propaganda riuscirà alla fine a svelare le sporche manovre della borghesia reazionaria e dei suoi lacchè contro il popolo lavoratore unendolo così ai veri rivoluzionari? Chiaramente la soluzione sta in altra parte, nel recupero del ruolo della politica (quella per il terzo millennio), cioè di una attività capace di analizzare la realtà e di creare le condizione per costruire le alternative future, appunto… il ruolo dei comunisti.

Ultima modifica il Venerdì, 21 Dicembre 2012 15:32
Mauro Lenzi

Pensionato, una vita nella CGIL, di cui è stato anche nella segreteria regionale, consigliere provinciale per due mandati legislativi fino al 2004, successivamente nel Consiglio Comunale di Colle di Val d'Elsa, dove già era stato eletto nel 1980 è stato nominato Assessore nel corso di questo mandato.

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.