Negli anni ’60 circolava una canzone: La Ninna Nenni. Il brano, che si rifaceva alla Ninna nanna della Guerra di Trilussa, prendeva in giro il primo centro-sinistra giocando sul nome di Nenni e di altri esponenti socialisti di quei tempi, ho cercato di aggiornarla all’epoca nostra e alle nostre vicende.
Ovviamente prendetela per quello che è, soprattutto dal punto di vista della rima.
State allegri o sfruttati!
Che a sinistra son cessati
scontri, liti, divisioni,
scoramenti e abbandoni,
che sarà fatta cosa egregia:
tutti uniti come in Grecia.
non è più tempo d’ammuina
perché ora c’è Fassina
e il buon vecchio Civati,
già del Renzi ex fidanzati.
La nascita di una alternativa al Partito Socialista Europeo è la chiave per una svolta significativa in Europa
“La federazione europea non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo”.
Con queste parole Altiero Spinelli descriveva la sua idea di un'Europa unita. Oggi ci ritroviamo a vivere in un soggetto politico europeo che di politico ha ben poco. L'Unione Europea di oggi, nonostante i propositi e le buone parole spese in questi anni, non si è evoluta. Rimaniamo ancora strettamente legati a quel processo di unificazione prima di tutto monetario e economico, privo di una solida base politica che impedisce uno sviluppo egualitario dei suoi stati. Un processo che per la sua struttura economica e monetaria ha inevitabilmente portato benefici ai due maggiori stati europei, Francia e Germania, che dalla nascita dell'Unione si sono sempre contesi il controllo della linea politica da dettare a tutti gli stati. Insieme ovviamente al predominio economico e alla ricerca delle migliori condizioni per i propri paesi di diventare le locomotive del continente.
Il futuro dell’Europa a tempo debito
C’è Possibile, il nuovo movimento fondato recentemente da Civati dopo la definitiva rottura col PD, dietro la kermesse di tre giorni (17-19 luglio) alla Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. Tavoli di lavoro e conferenze aperte a tutti hanno reso il “Politicamp - Un altro mondo è possibile” un’esperienza di confronto su temi dell’innovazione e della partecipazione. Sullo sfondo, la necessità di fare un passo avanti verso un movimento unitario della sinistra italiana alternativa a Renzi e ai populismi e che possa contribuire a costruire una Unione Europea alternativa a quella del rigore e della finanza speculativa che sembra regnare sovrana sullo scacchiere geopolitico continentale.
Uno dei momenti più significativi è stata la conferenza di sabato sera intitolata “il futuro europeo a tempo debito” che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Sergio Cofferati, Paolo Ferrero, Marco Revelli e Maria Pia Pizzolante. La fuoriuscita dal PD Elly Shlein, in qualità di moderatrice, lancia nella sua introduzione alcuni spunti di riflessione, questioni aperte per il futuro dell’Europa riassumibili in quattro luoghi che simboleggiano la profonda crisi politica che l’Unione sta attraversando: Grecia, Ucraina, Lussemburgo e Lampedusa.
Il triangolo non l'avevo considerato
Tre poli aggreganti per l'insubordinazione: quasi senza citare Tsipras e Podemos...
«Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo [..] Non tutti sono chiamati a lavorare in maniera diretta nella politica, ma in seno alla società fiorisce una innumerevole varietà di associazioni che intervengono a favore del bene comune, difendendo l'ambiente naturale e urbano. Per esempio, si preoccupano di un luogo pubblico (un edificio, una fontana, un monumento abbandonato, un paesaggio, una piazza), per proteggere, risanare, migliorare o abbellire qualcosa che è di tutti noi. Intorno a loro si sviluppano o si recuperano legami e sorge un nuovo tessuto sociale locale. Così una comunità si libera dall'indifferenza consumistica. Questo vuol dire anche coltivare un'identità comune, una storia che si conserva e si trasmette».
Estate lievito di novità per la scalcagnata sinistra italiana. L'assemblea di lancio, il 21 giugno, del movimento di Pippo Civati, Possibile, potrebbe (il condizionale a sinistra è sempre appropriato) rappresentare un momento di reunion di un pezzo importante di quanti si collocano a sinistra del PD. In primo luogo appare importante la possibilità, lanciata dallo stesso Civati, di costruzione di una rete che lavori a proposte referendarie (ad iniziare dal lavoro) e che, dunque, si concentri “sulle cose da fare” piuttosto che sulle formule organizzative, incrociandosi con la coalizione - sociale, cento volte sociale e non politica, sarebbe il caso di rassegnarsi - di Maurizio Landini.
“La Costituzione Democratica è un mezzo per impedire che singoli governanti cedano alle tentazioni, oltremodo pericolose, che nascono quando troppo potere si concentra in troppe poche mani.”
Aldous Huxley
Un’iniziativa molto interessante e ricca di acceso dibattito quella organizzata dall’ANPI di Lastra a Signa, Radio Cora e l’Auser e che si è tenuta presso la Biblioteca Comunale di Lastra a Signa. Il tema era la Costituzione, che non smette mai di essere attuale, dato che da vent’anni a questa parte molti governi sembra passano volentieri il tempo a cercare di riformarla, o meglio a s-formarla. A parlarne sono stati Domenico Gallo, magistrato impegnato attivamente nella difesa della Costituzione e autore di numerosi libri e Francesco Baicchi, coordinatore della Rete per la Costituzione, con la moderazione (ma non solo) e le ottime domande di Domenico Guarino, direttore di Radio Cora. Senza dimenticare il contributo satirico e visivo apportato dalle vignette della giovane e promettente fumettista Olga Mazzolini che hanno colto in maniera sorprendentemente pungente ed efficace e a volte anche ferocemente ironica, i punti salienti della Riforma Costituzionale. Anche se credo, ahimé, che il riso suscitato dalle simpatiche “incursioni fumettistiche”sia stato un riso piuttosto amaro.
Elena Angeloni, Fronte patriottico antidittatoriale
Margherita Cagol, Mara nelle Brigate rosse
Annamaria Mantini, Luisa nei Nuclei Armati Proletari
Barbara Azzaroni, Carla in Prima Linea
Maria Antonietta Berna, Collettivi Politici Veneti per il Potere Operaio
Annamaria Ludmann, Cecilia nelle Brigate Rosse
Laura Bartolini, militante rivoluzionaria
Wilma Monaco, Roberta nell’Unione dei Comunisti Combattenti
Maria Soledad Rosas, Detta Sole, militante anarchica
Diana Blefari Melazzi, Maria nelle Brigate Rosse per la costruzione del Partito comunista combattente.
Bene la FIOM e la “coalizione sociale”, bene, parallelamente, la ricomposizione da accelerare della sinistra politica non settaria
La “coalizione sociale” ideata dalla FIOM è stata ufficialmente attivata il 14 marzo. Come già era da qualche tempo noto, le caratteristiche che i promotori (accanto alla FIOM, Libera, Emergency, ARCI, Libertà e Giustizia e altri ancora) hanno voluto dare alla “coalizione sociale” consentono l’appartenenza a essa solo di organismi non politico-partitici, comunque si definiscano. Le intenzioni primarie sono tuttavia, dichiaratamente, del tutto politiche: si tratta di creare nella società una capacità di resistenza davvero efficace alle politiche brutalmente antisociali e pericolosamente lesive della democrazia già operate dai governi di questi anni od oggi in cantiere da parte del governo Renzi, e si tratta di costruire una relazione tra le diverse figure lavorative sfruttate, oggi scomposte in una miriade di forme di lavoro e di rapporti contrattuali dove è dominante la precarietà, in una situazione in cui una sinistra politica di massa non esiste più da un pezzo e la sinistra politica di minoranza è stata ridotta all’impotenza e a un largo discredito sociale da una storia di ripiegamenti su se stessa, scissioni, eterne lotte di frazione, derive estremizzanti e settarie, illusioni sul ritorno a sinistra del PD. Educatamente la critica alla sinistra politica di minoranza non viene più dichiarata dai promotori della “coalizione sociale”, ma alcune sue figure rilevanti l’hanno messa qualche tempo fa per iscritto. Forse potevano evitarlo, poiché qualcosa sul terreno della ricomposizione della sinistra politica aveva cominciato a muoversi, per esempio con la costituzione sotto elezioni europee della Lista Tsipras. Non è che tutti quanti i promotori della “coalizione sociale”, poi, possano dichiararsi freschi politici totalmente estranei al disastro della sinistra italiana. Ma al tempo stesso la loro critica, implicita o esplicita che sia, è meritata. È ovvio, inoltre, che la costituzione della “coalizione sociale” sia anche una critica mossa alle sinistre PD, sostanzialmente inutili, talora più che ambigue.
Il dibattito che abbiamo intrapreso a proposito del nuovo storytelling sulla sharing economy o, detto con una formula che non ricordi troppo Renzi, il modo in cui, da anni a questa parte, concetti come quelli di condivisione e cooperazione, storicamente cari alla sinistra, siano stati violentati dall’inserimento in un contesto neo capitalistico che ne stravolge il significato, ha suscitato molto interesse e continua, in primis tra di noi, a stimolare commenti e riflessioni.
Consapevole di non avere gli strumenti teorici per equivalere a chi ha scritto dell’argomento prima di me, prova a mettere nero su bianco quello che mi è passato per il cervello via via che leggevo gli articoli degli altri beccai e altri ragionamenti sul tema.
Un compagno animatore de il Becco mi ha chiesto di non essere eccessivamente polemico nei confronti di una certa sinistra, che uso definire con ironia, ma senza intenti offensivi, “sinistra frou frou”.
Per intenderci quella sinistra che sempre pronta all’azione rivoluzionaria, ancorché non violenta, non si decide ad andare all’assalto del Palazzo perché per farlo deve calpestare le aiuole del giardino.
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