Il profilo per gli articoli scritti a più voci, dai collaboratori del sito o da semplici amici e compagni che ci accompagnano lungo la nostra esperienza.
“Questa è una generazione che è cresciuta dopo gli accordi di Oslo ed era abbastanza giovane durante la Seconda Intifada. Questa generazione ha acclamato Abu Mazen (Abbas) quando ha parlato dal podio delle Nazioni Unite chiedendo il riconoscimento del mondo e della comunità internazionale – una generazione che innocentemente ha pensato che uno stato palestinese fosse a portata e ora sente che tutto è saltato in area.”
Rolling Stones: in area vip anche Beppe Grillo. Un referendum della rete aveva stabilito che non doveva fare la coda.
di Medved'
Venerdì 9 novembre 2012 si è tenuta al cinema Odeon la premiazione di un piccolo concorso di video-animazione denominato “TuTelArte”. Io, Giulia Lenzi, e la mia collega, Sofia Milazzo, ancora assidue frequentatrici di Brunelleschi in quanto neo-studentesse al DAMS di Firenze, abbiamo vinto il concorso aggiudicandoci un premio in denaro: il primo gruzzoletto per il primo lavoro. Con questi soldi abbiamo comprato una modesta attrezzatura (una reflex, un paio di faretti, un microfono e poco altro) e abbiamo iniziato a fare quanti più video possibile. Più o meno così è cominciata Rodef Group, un'associazione che nasce dalla voglia di cimentarsi nella produzione cinematografica indipendente. Realizziamo qualsiasi tipo di video, curandolo in tutte le fasi produttive: idea – scrittura – riprese – montaggio. Tutti i nostri lavori sono documentati sul sito www.rodefgroup.it e nelle nostre pagine dei social network (i video sono tutti disponibili su youtube).
Vi riproponiamo un'intervista all'economista Samir Amin realizzata nel luglio 2011 da Dmitrij Palagi e Mattia Nesti per La Prospettiva. Sono passati tre anni ma la rilettura è più che consigliabile, soprattutto alla luce del dibattito che abbiamo portato avanti in questi mesi su Europa, modello di sviluppo e dimensione politica. Buona lettura.
1) Su diversi giornali e siti si parla di Primavera Araba, così come in passato si è utilizzata l’espressione Primavera Sudamericana. Si tenta anche di collegare questi processi con le varie forme di protesta europee, dagli indignados ai referendum italiani. Nonostante questo collegamento è evidente l’assenza dello spirito di Genova 2001, un senso di unità che in molti riassumevano con lo slogan “un altro mondo è possibile”. C’è stata una perdita di unità ed è mai realmente esistito un movimento mondiale anticapitalista?
Qui la traduzione di un articolo - intervista ad Alan Sked, fondatore dell'Ukip uscito su The Guardian. Oltre ai contenuti, è molto interessante notare i toni ed il linguaggio usati dal fondatore del partito euroscettico che ha spopolato nel Regno Unito.
Il fondatore dell'UKIP sta cercando di provarmi che quando era lui in carica alla guida del partito, questo non era razzista. Sta anche cercando di di dimostrare che non avrebbe avuto questo grugno per i rimborsi del Parlamento europeo, a differenze della sua “incarnazione” del 2014. “Ne ho avuto uno qui non tanto tempo fa”, dice Alan Sked, professore di Storia Internazionale alla London School of Economics, nel momento in cui, evidentemente, cerca modulo di iscrizione.
Collettivo Kinoglaz
Firenze. È durante un assolato sabato pomeriggio di maggio che abbiamo il piacere di incontrare Fausto Podavini: espressione gioviale, una variopinta pashmina al collo, le braccia impegnate a sorreggere i bagagli. “Abbiamo il tempo per una sigaretta?”, sigaretta sia. I convenevoli di rito ed i suoi modi cordiali stemperano la tensione di chi alla tensione non s'è mai abituato. Raggiungiamo il primo piano del circolo “Il Progresso” e si prende a chiacchierare di fotografia, “che è tutta la nostra vita” come recita la dedica apposta su una copia del suo libro. Domande e risposte scivolano via in fretta e quasi fatichi a realizzare che, sotto quell'aurea di saggezza ed umiltà, si cela uno degli sguardi più interessanti della scena fotografica internazionale. Insegnante di reportage e membro del Collettivo WSP, Fausto collabora da anni con diverse O.N.G. e Onlus; la dedizione verso la fotografia di documentazione sociale lo ha portato a girare il mondo, dal Kenya all'Etiopia, sino in Kashmir. Nonostante ciò, è uno dei progetti da lui definiti “a chilometro zero” ad avergli permesso di vincere il primo premio nella categoria Daily Life del World Press Photo 2013.
Di Giulio Mignini, tratto da L'Abbecedario
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho l'immagine sua:
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli...
Riceviamo e pubblichiamo
Presa di posizione contro soluzioni armate in Ucraina
NO ALLA GUERRA, Sì AI NEGOZIATI PER UNA SOLUZIONE DEMOCRATICA E NON VIOLENTA
Forti dell’articolo 11 della Costituzione italiana che “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, invitiamo tutte e tutti a levare la propria voce contro qualsiasi iniziativa, sia essa di parte filo atlantica o di parte filo russa, che può aggravare la situazione di tensione in atto in Ucraina o che possa sfociare in soluzioni di prevaricazione unilaterale.
La situazione ucraina è senz'altro complessa per la molteplicità di fattori storici, linguistici, economici, politici e religiosi, ma siamo altrettanto convinti che non sono le armi che possono risolvere i problemi.
È altrettanto certo che a peggiorare il quadro pesano interessi di paesi terzi, perseguiti sulla pelle della popolazione civile, che oltre ad essere colpita dalle conseguenze del conflitto, si vede attraversata da campagne che puntano a creare lacerazioni insanabili.
Il popolo ucraino è un popolo martoriato da oligarchie schierate su fronti contrapposti, uno occidentale e uno russo. Entrambe dedite alla disonestà e alla corruzione, da anni si contendono il potere con la fraudolenza e con la violenza, avvalendosi anche di forze paramilitari sostenute dalle proprie potenze straniere di riferimento. In questo contesto nel marzo 2014 è stato destituito il presidente filorusso Yanuckovich da una piazza che non era composta solo da cittadini inermi, come testimonia l’appellativo di “lupi di piazza Maidan”. Subito dopo, nella parte est, sono iniziate sommosse separatiste con la presenza di gruppi che dispongono di armi.
Ed ad ogni violenza perpetrata da una parte o dall’altra, la potenza straniera avversa ne approfitta per giustificare la propria avanzata verso i confini dell’Ucraina e sostenere con armi e consiglieri la propria fazione interna.
In altre parole, l’Ucraina si trova in una spirale di violenza che può essere arrestata solo se tutte le potenze straniere che hanno secondi fini nella vicenda, accettano di fare un passo indietro e soprattutto se accettano di rinunciare all’opzione armata più o meno velata. Il coinvolgimento di organizzazioni internazionali, come l’ONU, deve rivolgersi ad una soluzione diplomatica, che sappia evitare soluzioni unilaterali, che inevitabilmente sfocerebbero in un conflitto armato. Per cominciare, anche in considerazione dall’approssimarsi del semestre di presidenza del Consiglio Europeo, l’Italia deve attivarsi subito affinché l’Europa imponga al governo di Kiev, filo-occidentale, il cessate il fuoco nei confronti dei propri cittadini e l'avvio di negoziati per trattare un accordo.
In Ucraina la parola deve passare ai cittadini che debbono potersi esprimere senza la paura di ritorsioni violente da parte di questa o quella parte. Debbono potersi esprimere sul tipo di parlamento che vogliono, sul tipo di partenariato internazionale preferito, sulla forma federativa più capace di conciliare quelle differenze che nell’ultimo decennio alcune forze hanno voluto esasperare. Per questo serve l’attivazione di forze multilaterali come l’ONU e l’OSCE affinché inviino forze civili di pace, decine di migliaia di persone disarmate, con il triplice scopo di tutelare le minoranze esistenti nei vari territori, di favorire il dialogo fra le diverse posizione e di vigilare e denunciare qualsiasi presenza armata e qualsiasi interferenza straniera, al fine di garantire il ritorno al pacifico confronto e svolgimento democratico dei processi decisionali che spettano unicamente al popolo ucraino.
Per aderire scrivi una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. (con nome, cognome e comune di residenza) o compila il modulo cliccando qui
Primi firmatari
Rocco Altieri
Massimo Bani
Moreno Biagioni
Sandra Carpi Lapi
Giada Cerbai
Lisa Clark
Silvia De Giuli
Marco Fantechi
Giorgio Gallo
Francesco Gesualdi
John Gilbert
Lorenzo Guadagnucci
Camilla Lattanzi
Dmitrij Palagi
Daniela Romanelli
Enrico Sborgi
Judith Siegel
Tommaso Fattori
Immagine tratta liberamente da www.sibialiria.org
Di Yuri Borgianni
Purché si assista quotidianamente al restringimento sostanziale del numero dei militanti delle forze politiche di sinistra e comuniste (come del resto succede per tutte le altre), il dibattito sui temi fondamentali relativi alla crisi economica e sociale del Paese non riesce a svilupparsi. Il problema pertanto non riguarda difficoltà gestionali nell’organizzazione di molte persone che abbiano volontà di dialogare, capire, approfondire. Anzi, forse l’assenza di una discussione collettiva e non banale sui temi del lavoro e della crisi è proprio la causa scatenante dell’abbandono della fiducia riposta nella politica e nella ricerca di capri espiatori, scorciatoie, slogan ad effetto: tattiche che poi si scontrano con i fatti, che notoriamente hanno la testa dura.
Di Filippo Montanelli
Mercoledì sera, Pisa, zona Porta a mare. Qui, nel circolo arci Pace e Lavoro coraggiosamente scelto perché periferico oltre che popolare, è avvenuta la prima presentazione su scala nazionale de L'armata dei sonnambuli, ultimo lavoro a tema frutto del collettivo di sinistra Wu Ming (espressione cinese traducibile con “senza nome”) che ha già riscosso un successo eclatante vendendo 40000 copie in appena una settimana e “costringendo” così gli autori a una consistente ristampa anticipata. Un'opera esplosiva insomma, culmine di una ricerca ventennale sull'idea della rivoluzione cominciata con Q. e passata per Ascie di Guerra, 54, Manituana, Altai ma anche per confronti, eventi, dibattiti coagulati attorno al famoso blog Giap.
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