Il 2018 è stato un anno ricco di anniversari storici in Europa, spaziando da Marx alle tristi memorie della Prima guerra mondiale. Alcuni di questi anniversari, inoltre, per una singolare congiuntura della Storia con la s maiuscola, risultano collegati gli uni con gli altri; e danno l'opportunità a noi che viviamo in questa strana epoca di volgere uno sguardo al passato.
Il 25 novembre è la giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa data fu scelta dalle Nazioni Unite nel 1999 per ricordare il brutale assassinio di tre donne - le sorelle Mercedes, Antonia e Maria Mirabal - che il 25 novembre 1960 furono trucidate a causa della loro resistenza contro il feroce regime di Trujillo, dittatore della Repubblica Dominicana dal 1930 al 1961.
Il 19 ottobre negli spazi dell’ex Libreria delle Donne – adesso diventata Biblioteca Femminista – di via Fiesolana 2b, a Firenze, Lorenzo Bernini, professore associato di filosofia politica presso l’Università degli Studi di Verona, co-fondatore insieme ad Adriana Cavarero – e ora direttore – del Centro di ricerca PoliTeSse (Politiche e Teorie della Sessualità), ha presentato il suo ultimo libro, Teorie queer. Un’introduzione.
Perché si obietta? Le motivazioni non religiose dell’obiezione di coscienza
Dopo il successo del referendum in Irlanda, il diritto della donna alla scelta sul proprio corpo è tornato ad essere un argomento di attualità. Si tratta di un importante passo che ridà speranza in un periodo di conservatorismo e recessione, che vede la rinascita di fondamentalismi e l’arrivo al potere di gruppi estremisti, legati a logiche fasciste e patriarcali.
Violenza contro la legge 194: quarant’anni di lotte per farla rispettare, ma la vittoria di questa battaglia è ancora lontana.
In occasione della festa della festa della donna l’8 marzo, il tema principale insieme alla lotta contro la violenza di genere è stata la ricorrenza dei quarant’anni della legge 194 sull’aborto. Oltre a celebrare la data, sono stati messi in luce quei dati impietosi che dimostrano quanto questo provvedimento sia ancora ostacolato. Questi numeri sono la testimonianza di come ancora la dignità e il ruolo della donna siano poco rispettati in questo paese.
L’horror è roba da ragazze
“Nessuno dei miei film preferiti è di genere horror, eppure il mio genere preferito da guardare è l’horror”, commenta un lettore sotto un articolo del Guardian sull’ascesa del post-horror. Per chi scrive è lo stesso: che si tratti di scegliere il film per la serata a casa o per l’uscita al cinema con gli amici, il peggior horror sarà sempre preferibile ad una pellicola mediocre o un salto nel vuoto di qualsiasi altro genere. Forse anche perché, pur nella varietà di storie, di stili, di “mostri” umani o meno e di metafore da essi incarnate, gli horror dimostrano generalmente meno pretese dei film loro coevi in altri generi, lasciando apprezzare maggiormente i propri punti di forza.
Lotte delle donne: una storia di felicità nella politica (II)
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Il movimento globale delle donne rimanda ad altri episodi in cui si unisce il protagonismo (o la presenza) femminile alla felicità della politica o, se vogliamo, alla politica della felicità, per ricordare di nuovo il tema della Sis.
Lotte delle donne: una storia di felicità nella politica (I)
Oggi è l’otto marzo e chi scrive non è particolarmente incline a commemorazioni particolari su quanto la donna debba essere omaggiata: per quel che mi riguarda più che l’omaggio e la retorica di queste commemorazioni è importante la dignità dell’essere umano donna, e quindi i suoi diritti sul piano sociale, economico e politico, così come la dignità di qualsiasi essere umano ancor più “minoritario” e che gode di ancora meno parità socio-politica ed economica.
Indecorose e libere, disobbedienti e sovversive, indecenti e antimoraliste: femministe
"Passeggiata in rosa", "festa delle Donne" è questo quello che si legge in molti dei quotidiani italiani all'indomani, dallo Sciopero Globale delle Donne; promosso in occasione della Giornata internazionale della donna alla quale hanno aderito ben cinquanta Paesi* di tutti il mondo – lanciato inizialmente dalle donne argentine di Ni una menos – è stato uno straordinario momento di lotta.
Tre i femminismi dei nostri giorni
La fase acuta di crisi del sistema neoliberista e il disintegrarsi dell'utopia di una società globale caratterizzata da benessere materiale e dall'accrescersi di spazi di democrazia e libertà, stanno profondamente mutando anche gli atteggiamenti intellettuali e le analisi politiche condotte all'interno dei movimenti femministi. Si percepisce un sempre maggiore disagio rispetto a una variante del femminismo, egemone dagli anni settanta, che ha messo al centro delle rivendicazioni l'aspetto individuale e l'elemento della differenza. La centralità dell'identità e del corpo, l'enfasi sul privato e sui molteplici significati che può avere il concetto di autodeterminazione hanno permesso trasformazioni sostanziali nella vita delle donne, agendo in profondità sulle dinamiche di potere e sulla percezione culturale diffusa, contribuendo a smorzare la soffocante presa del patriarcato che le voleva relegate entro le mura domestiche.
Lo smantellamento del welfare e dei diritti lavorativi, nonché la crescita globale delle disuguaglianze economiche hanno però obbligato molte influenti femministe contemporanee, come Nancy Frazer, Jessa Crispin o Andrea Iris D'Atri a interrogarsi sulla necessità di ricomporre quella frattura che si era venuta a creare fra diritti delle donne e diritti sociali. In sintonia con le analisi di Boltanski e Chapiello sul nuovo spirito del capitalismo, si comincia a denunciare un femminismo geneticamente modificato che persa la sua vocazione solidaristica e redistributiva, tende a sposarsi con una cultura liberista che esalta l’individuo e l'autonomia personale. A questo femminismo mainstream e glamour che promuove il carrierismo, la competizione, il self-empowerment e la meritocrazia e che è diventato parte integrante dei dispositivi di potere neoliberali occorre opporre, a detta di alcune femministe critiche, un approccio maggiormente solidaristico rimettendo al centro l'aspetto radicale e sistematico della critica al capitalismo.
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