Martedì, 17 Febbraio 2015 00:00

Il fuoco sotto la cenere

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L'islamofobia che spopola seguendo l'onda lunga dei fatti di Parigi sta ottenendo anche in Italia i suoi discreti risultati, capita così di incontrare vecchie conoscenze come Alan Fabbri davanti ai cancelli della Mirror in lotta, ovviamente schierato dalla parte dei padroni.

Assurto alle cronache nazionali durante il tour elettorale per le regionali emiliane dello scorso autunno dopo l'episodio dell'aggressione all'auto che aveva appena portato in visita al campo nomadi di Bologna sia lui che Salvini, i quali si erano impegnati a perorare la degnissima lotta per la civiltà a colpi di “basta offrire gratis acqua, luce e gas!” che paghiamo “noi” (l'identità padana locale venne chiaramente “nazionalizzata”) a “loro”(i rom in questo caso, ma potremmo includervi ogni altra etnia che accede alle sparute risorse dello stato sociale).

Tra le varie esternazioni del Fabbri in campagna elettorale si trova anche la promessa di istituire una “regione de-islamizzata”. Insomma, nulla di più inquietante per chi vorrebbe almeno il rispetto dei canoni minimi dello Stato di diritto. Invece, mentre giovedì 12 febbraio i lavoratori della cooperativa LK alla quale la Mirror ha rescisso il contratto di facchinaggio erano impegnati in un'azione di picchettaggio davanti ai cancelli dell'impresa, tra cariche della polizia, arresti e auto dei padroni che linciano gli operai, arriva, senza lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione, il nostro Fabbri che si lancia subito in comizi in difesa dei crumiri. Poco dopo si assiste a una delle scene più penose dell'età repubblicana: un gruppo di operai di colore che gridava a voce alta il nome del proprio sindacato “Cobas! Cobas!” nel tentativo di difendersi dal licenziamento, viene sovrastato dalle urla dei crumiri che incitano il nuovo demagogo salviniano al grido di “Lega! Lega!”.
L'episodio è significativo perché rappresenta lo spirito controrivoluzionario di una forza politica che ha capito alla perfezione quali siano i nodi dello scontro di classe in atto, per utilizzarli, in una logica evidentemente strumentale in chiave padronale, al fine di instillare la divisione di classe su basi etniche, oltre che di differenze contrattuali e salariali.

Gramsci, durante il biennio rosso, così descriveva i comizi socialisti: ”il comizio è per la classe operaia il mezzo più importante per acquistare una coscienza di classe; il capitalismo attraverso la produzione industriale cerca di dividere la classe in tante categorie, in tanti gruppi, in tante comunità slegate e disperse; nelle manifestazioni di massa, nei comizi, la classe si ritrova tutta (…) e sente la sua unità nella vibrazione comune per uno stesso ideale, nell'accettazione comune di uno stesso programma, di uno stesso metodo di lotta” (A. Gramsci, Gli spezzatori dei comizi, in “Avanti!”, 5 marzo 1920). Ebbene, pare che la lezione sia stata assimilata al meglio dalla Lega Nord in funzione controrivoluzionaria (è necessario ribadirlo di questi tempi) piuttosto che dalla sinistra.

Per avere un'idea, seppur generica dell'enorme sfruttamento operaio attualmente in atto sul territorio nazionale basta fare una breve panoramica delle lotte aperte. Mentre alcune vertenze di grande risonanza sono state raffreddate dagli accordi giunti dopo lunghe fasi di conflitto (vedi qui), altre restano aperte, dimostrando come non sia in atto (come qualcuno crede) una politicizzazione di singoli episodi, ma un vero sommovimento sociale che muove da cause reali e materiali che si rifanno alla sostenibilità della vita di chi si trova a non poter far altro che vendere le proprie braccia. Partendo dall'anno nuovo troviamo in ordine cronologico: la lotta alla Logista (azienda monopolista della distribuzione dei tabacchi) proseguita per tutto gennaio che è giunta ai primi di febbraio ad accordi che sanciscono il mantenimento del posto di lavoro alle medesime condizioni economiche e normative. Alla Mitolog (prodotti per manutenzione auto) nei mesi scorsi i facchini della cooperativa G. Service (ditta che ha in appalto la logistica) hanno lottato per reintegrare i 23 lavoratori licenziati, ottenendo per ora la sospensione del licenziamento per i quattro lavoratori più sindacalizzati. Ancora, alla Coca Cola di Nogara (Vr) i lavoratori della multinazionale della logistica Kuehne Nagel, già condannata per condotte antisindacali, hanno occupato i tetti dell'azienda e picchettato i cancelli per problemi sia dal punto di vista della corretta applicazione del contratto che del rispetto delle norme contributive, sia per quanto riguarda la situazione di estrema incertezza per i posti di lavoro, vista la prossima scadenza dell’appalto. Inoltre, uno sciopero proclamato per l’intera giornata di giovedì 12 febbraio è stato indetto da Adl Cobas e dai lavoratori del magazzino Aspiag di Mestrino in tutti i magazzini dove è presente la cooperativa G. Service per l’applicazione dei minimi contrattuali, l'abbassamento a 120 colli orari della soglia per il premio (che attualmente è a 145) senza che vi siano conseguenze sul piano disciplinare per chi non raggiunge la media prestabilita e l'integrazione al 100% per la carenza malattia ed infortunio. Lo sciopero ha visto la partecipazione solidale non solo di lavoratori provenienti dagli altri magazzini (come in quasi tutti i casi qui elencati), ma anche di una quindicina tra lavoratori e disoccupati, per lo più migranti, che avevano appena respinto uno sfratto. Sempre il 12 febbraio al Car di Roma è stato indetto uno sciopero ad oltranza nella movimentazione merci da parte dei lavoratori Usb dipendenti della Rossi Transword s.r.l (società che gestisce la movimentazione merci per il Centro Agroalimentare di Roma, uno dei più grandi snodi europei nella commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli ed ittici) in difesa di quattro lavoratori licenziati (nonostante il numero di lavoratori precarizzati e in nero sia in aumento e il comune romano abbia finanziato il Car con 300.000 euro e azzerando i canoni d'affitto dei magazzini).

Mentre si assiste attoniti al parlamento che opera in seduta notturna e senza le opposizioni, per portare avanti lo scempio definitivo della nostra Costituzione c'è un Paese che lotta e non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Immagine tratta da: www.ilmanifesto.it

Ultima modifica il Lunedì, 16 Febbraio 2015 19:39
Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla storica rivista del Partito Comunista Italiano “Rinascita” e appassionato di storia del marxismo. Idealmente vicino al marxismo eterodosso e al gramscianesimo.

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