Giovedì, 28 Aprile 2016 00:00

La Repubblica del Ciaone

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La Repubblica del Ciaone

L’individualismo crescente che abbraccia la nostra società; quella dei social network e dei selfie, la società del “tanto le idee non esistono più” o quella cavalcante antipolitica e populismo becero. Un modello che partorisce modi di dire, e di essere, aberranti: perfetti figli del tempo che stiamo vivendo.
La partecipazione alla vita sociale diventa sempre più limitata, sia per colpe “personali” sia per spinta mediatica, tesa chiaramente a strumentalizzare la realtà di chi ogni giorno vive sommerso dai problemi.

In tutto questo, molto spesso, le istituzioni latitano. Si trincerano dietro posizioni tutt’altro che legittime: manca il dialogo, sale ineludibile della democrazia. Volgere lo sguardo allo stivale oggi, può essere una giusta cartina di tornasole, all’interno di uno spazio pronto a mettere davanti a delle scelte e a “parteggiare”. Oggi più che mai è necessario avere una visione gramsciana di ciò che vuol dire partecipare e di come in seconda battuta declinare la partecipazione stessa. Volendo evitare un quadro così nefasto per un domani che appare sempre più difficile da immaginare gli esempi offerti da questi ultimi giorni di Aprile sono emblematici: Dal Brennero alla Sicilia.

Partiamo da Nord e dalla grande (ed ennesima) manifestazione avvenuta lo scorso 24 Aprile al confine tra Austria e Italia; lì dove il governo austriaco (e quello appena eletto ha “simpatie” fascisteggianti) sta erigendo un muro, simile a quelli che tutti e tutte abbiamo visto per delimitare la tregenda di Auschwitz o Dachau. Diversi sono gli attivisti che portano avanti la causa dell’accoglienza e delle frontiere aperte, e diverse sono state le manifestazioni in alta quota. A parte la delegittimazione di Schengen (a dire il vero molto in voga in Europa, Ungheria docet), l’altro elemento di forte di riflessione deriva dalla feroce repressione messa in atto di fronte a una iniziativa pacifica e di dissenso legittimo verso l’aberrante costruzione di muri (osteggiata con parole forti anche da Papa Francesco). Lo scorso 24 Aprile Gianmarco De Pieri è stato arrestato per poi essere subito rilasciato, dalla polizia austriaca. La colpa? Avere un microfono in mano e urlare convintamente dissenso verso provvedimenti scellerati e nostalgici di un passato a tinte nere.

Il giorno dopo a migliaia di chilometri di distanza, in Sicilia, si assisteva ad una scena “bizzarra”. Durante le istituzionali celebrazioni del 25 Aprile, si elevava il coro per la canzone simbolo della Resistenza; Bella Ciao. Subito uno dei commissari in pectore del comune ragusano, decideva di abbandonare la piazza, scelta che è parsa a molti e all’ANPI un rifiuto alla tradizione delle celebrazioni. Scicli e il Brennero, due realtà lontane e cosi diverse unite trasversalmente da quel 25 Aprile perpetuo, da coltivare 365 giorni l’anno. Nel paese del Ciaone sbeffeggianti 15 milioni di votanti, nel paese che da qui a Ottobre vedrà la battaglia campale per la difesa della Costituzione, è il tempo delle scelte. 

Non si tratta di un Hashtag o di un post che fa tendenza, si tratta, semplicemente, di scegliere da che parte stare.

Ultima modifica il Giovedì, 28 Aprile 2016 19:29
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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