Sabato, 23 Febbraio 2013 00:00

Una macabra soap opera mediatica

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Il 14 febbraio mentre molte donne scendevano in piazza per il “One Billion Rising”, un flash mob internazionale contro il femminicidio, nei tg di tutto il mondo rimbalzava la notizia dell’omicidio di Reeva Steenkamp. Una giovane donna laureata in legge e testimonial per una campagna contro gli stupri, sempre a fianco delle donne per la difesa dei loro diritti; ma famosa soprattutto per la sua bellezza e per essere la fidanzata di Oscar Pistorius.

Sicura e felice della propria vita, come scriveva su twitter, ma purtroppo incosciente della violenza della persona che amava. Un’altra donna uccisa per mano del proprio partner, avvenimento ormai giornaliero. E come in ogni FEMMINICIDIO, i media si sono contraddistinti non tanto per la cura della notizia ma per i modi con cui è stata descritta: una macabra soap opera mediatica. Così i giornali non capiscono che a morire è stata lei e non lui, e continuano a riproporci il nome e le lacrime dell’assassino.

Senza pietà né rispetto ci mostrano il corpo di una donna, in pose sexy ed ammiccanti (visto anche la sua professione), un fisico da proporre ad oltranza per il morboso voyeurismo del pubblico. Ed ecco nei siti dei quotidiani on-line intere gallery con foto e video della vittima, ammiccando al macho italiano, con didascalie del tutto inutili come il fatto che lei fosse una delle 100 donne più sexy del mondo.

La vicenda si trasforma in una soap opera, dove il famoso atleta dalle gambe bioniche diventa protagonista assoluto, acciecato dalla gelosia per la sua fidanzata, alta bionda e bella. “Una vera e propria ossessione, tanto da indurlo a….”; tanto da indurlo ad ucciderla. Ancora una volta sentiamo quello stesso pericolosissimo e mistificatorio ritornello: “Delitto passionale”, “movente gelosia”, “amore”.

Siamo a cercare una giustificazione, inesistente, a questo e ad altri delitti, come se in Italia si tornasse a invocare il famoso “delitto d’onore” , abrogato solamente nel 1981. La vittima ha quasi la “colpa” di quello che le è successo, colpa che risiede nella sua bellezza. Era troppo bella e lui ne era geloso. Com’è facile scusarlo, vero? Ma noi non vogliamo scusarlo. E non vogliamo che venga scusato da nessuno. Pistorius ha ammazzato perché non ha riconosciuto alla sua ragazza la libertà di autodeterminazione.

Ha ucciso perché incapace di confrontarsi alla pari con lei, perché non accettava che lei prendesse decisioni in autonomia, perché non si comportava come lui avrebbe voluto, perché lei sfuggiva al suo controllo. In una società civile con pari dignità e diritti per tutti sarebbe bastata una litigata, anche furiosa, un confronto tra i due protagonisti per esprimere le proprie idee e opinioni; ma purtroppo, in una società maschilista e machista, dove la donna è solo un oggetto casalingo, privo di pensiero e parola, è più facile sparare di fronte alla disobbedienza. Mi chiedo cosa sarebbe successo se fosse stata una donna brutta e/o anziana?? La notizia avrebbe avuto meno rilievo, oppure non sarebbe neanche diventata notizia?? Dobbiamo parlare di questi casi e iniziare a chiamarli con il loro nome: femminicidio indipendentemente se la vittima sia bella, brutta, giovane o vecchia; questi non sono raptus di gelosia, non hanno giustificazione né motivazione. In attesa che anche la politica si renda conto di questo costume e si decida di legiferare contro il femminicidio.

Erica Rampini

Sono nata ad Arezzo il 26 giugno 1987, dopo un diploma in lingue ho lasciato il mondo poliglotta per iscrivermi alla Facoltà di Scienze per i Beni Culturali, laureandomi nel lontano 2009 con una tesi su donne e Resistenza. Sono stata presidente dell'Udi aretina e attualmente sono membro nella Commissione Pari Opportunità della Provincia di Arezzo. Da qui si possono evincere le mie passioni: politica e diritti. Attualmente sono assessora nel Comune di Monte San Savino, ridente paesino in provincia di Arezzo

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