Mercoledì, 26 Agosto 2015 00:00

Verguenza

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Verguenza

Riapre i battenti la stagione sportiva, per lo sport più seguito nel mondo, nuovamente ai nastri di partenza con l’inizio di tornei nazionali e coppe internazionali. Il calcio sport con una missione sociale notevole (troppo spesso lo dimentichiamo) torna a prendersi la scena. È inutile, forse banale ricordare però la perdita di valori presenti all’interno di questo sport. Caduta libera direttamente proporzionale al giro dei soldi aumentato, vertiginosamente, in questo sport nell’ultimo trentennio.

La cornice che racchiude lo sport del pallone non è bellissima: oltre all’annoso caso della violenza negli stadi (fattore esasperato da intromissione di frange delle ultradestre nazionali all’interno delle curve), ogni anno viviamo di scandali differenti come calcioscommesse e partite truccate per favorire l’una o l’altra squadra.
Anche gli organismi governativi del calcio non sono esenti da colpe. Al netto di pubblicità che invitano al rispetto e alla correttezza infatti, un organismo sportivo ma anche (e soprattutto) politico come la Fifa mostra il suo lato peggiore condito dal malaffare e dalla corruzione, elementi disdicevoli che in prima fila vedono protagonista l’ex presidente; Sepp Blatter.

Rimanendo in ambito continentale, in Europa l’organismo di governo del calcio, la Uefa (presieduta da Platini ndr) non è sicuramente di meno in quanto a figuracce. Tralasciando il discorso sul Fair play finanziario, mezzo poco utile a mi parere per pervenire gli eccessi e le speculazioni di presidenti dal portafoglio infinito ingigantito dai petro-dollari (o petro-rubli) il problema, se mi è concesso, si sposta sul lato della discriminazione. “No To Racism”, slogan che campeggia ovunque all’interno delle kermesse della Uefa, dalla Champion’s League alla Europa League, il problema è la vera “applicazione” di una frase, all’apparenza così pregna di significato. I casi non sono isolati, a testimonianza di un mal costume e di ignoranza recondita nel giudicare problematiche politiche europee.

Qualche hanno fa fu la volta dei tifosi scozzesi del Celtic, multati per avere esposto durante una partita europea l’effige di Bobby Sand dal Nordstand di Celtic Park. Bobby Sands personaggio celebre ed eroe dell’indipendenza irlandese. I tifosi del Celtic legati storicamente alla terra color smeraldo, subirono infinite critiche e l’Uefa ( in linea con politiche europee di repressione ) multò pesantemente la squadra bianco-verde di Glasgow. Pochi mesi fa è stato il turno del Barcellona, con una sentenza e una multa arrivata nell’ultimo mese. L’antefatto è il palcoscenico europeo calcistico più importante, la finale di Champion’s League a Berlino tra i catalani e la Juventus.
I blaugrana incassano una multa salata dalla Uefa per le "esteladas" in mostra nell'ultima finale di Champions League.

La Corte Disciplinare della UEFA ha deciso di sanzionare con 30.000 euro di multa il club a causa della presenza, ritenuta "eccessiva" dalla confederazione continentale, delle bandiere catalana. Non è piaciuta l’“ostentazione” di identità e la Uefa rifacendosi all'articolo 16 del proprio statuto motiva la propria punizione così: "l'uso di parole od oggetti per trasmettere qualunque messaggio che non riguardi lo sport, e concretamente quelli politici, ideologici, religiosi, offensivi o provocatori".

Provocatori? Offensivi? Da tempo immemore ho constatato in curve e altri settori le apparizioni di simboli chiaramente legati al nazi-fascismo; dov’è in questo caso l’applicazione dell’articolo 16 ( per fortuna per il caso della svastica di Italia-Croazia si è intervenuti ndr)?
Il Barcellona ha rischiato pene anche più severe, poiché è prevista fino alla chiusura dello stadio ma qualcuno negli uffici di Nyon si è mai chiesto cosa sia veramente diffamatorio e offensivo? Il mondo del calcio è malato, da tempo e la soluzione che spesso viene data alla problematiche dirimenti è quella di reprimere comportamenti più o meno distesi e lasciare scivolare invece il più delle volte situazioni disdicevoli.
Se il calcio è un veicolo sociale, che lo sia fino in fondo, senza dietrologie e altre trame. Il pallone che rotola ha fatto innamorare generazioni su generazioni, lasciamo che la passione sia libera di seguire il verde di un prato.

Ultima modifica il Martedì, 25 Agosto 2015 22:00
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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