Mercoledì, 30 Agosto 2017 00:00

Il diritto di pregare

Scritto da
Vota questo articolo
(8 Voti)

Il diritto di pregare

Tutti gli esseri umani hanno pari doveri e pari diritti. Questo è un assunto fondamentale per il buon funzionamento della nostra società, un assunto imprescindibile perché nessuno si senta un cittadino di 'serie B' davanti alla legge.

Ma chiediamoci: questa regola è davvero rispettata sempre e comunque? Purtroppo la risposta è no. Infatti è sotto gli occhi di tutti che basta un minimo particolare perché una persona si ritrovi suo malgrado a dover combattere per qualcosa che qualcun altro non ha neanche bisogno di chiedere.

Spesso ci dimentichiamo che garantire agli altri un loro diritto non soltanto è preciso dovere della nostra società, ma non toglie neanche niente agli altri, anzi casomai contribuisce al buon funzionamento della 'vita sociale' del nostro paese.

Un esempio può essere l'ipotesi di costruzione di una moschea per garantire alle tante persone di fede musulmana di poter pregare in un luogo adatto allo scopo anziché doversi adattare a soluzioni 'di fortuna', spesso non soltanto insicure per chi le frequenta ma portatrici di 'disagio' anche per gli altri cittadini.

Intanto gridano vendetta le immagini di uomini e donne costretti a riversarsi nelle strade ogni venerdì per poter esercitare il loro sacrosanto diritto alla preghiera. Come è possibile che un paese come la nostra Italia non sia in grado di offrire loro una soluzione più dignitosa che non costringerli all'aperto preda sia del freddo invernale sia dell'afa estiva? Anche la nostra Costituzione stabilisce che "tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume" (Articolo 19).

Quindi dobbiamo trovare una soluzione a questa incresciosa situazione: non perché siamo buoni, ma per legge. Ce lo chiede quella che potremmo definire la nostra Legge fondamentale, la Costituzione appunto.

Non serve a nulla dire "ma se andiamo 'a casa loro' non possiamo pensare di costruire una chiesa". Intanto va sicuramente chiarito meglio il concetto di 'casa loro': il 'mondo islamico' è grande, molto grande, e soprattutto comprende paesi con situazioni socio-politiche molto differenti.

Non si possono paragonare la situazione ed il 'tipo di Islam' di paesi che, sotto questo aspetto (ma anche altri) non hanno nulla in comune. Infatti non soltanto lo straniero avrà una diversa accoglienza nei due paesi, ma il popolo stesso vive due esistenze opposte. Non possiamo pretendere che abbiano trattamenti troppo diversi chi viene dall'estero e i 'locali', fatto salvo che i primi sono portatori di denaro, e questo si sa fa 'chiudere un occhio' su tanti aspetti.

Ma, tornando all'argomento di cui ci stiamo occupando, non soltanto è assurdo e illogico considerare come un 'unicum' una realtà variegata come quella dei paesi in cui si professa l'Islam ma, anche se tutti fossero 'poco propensi' ad accogliere lo straniero, questo non ci autorizzerebbe a ripagarli con la stessa moneta.

Infatti, seppure loro non ci autorizzassero a costruire chiese nei loro paesi, se anche noi facessimo lo stesso con loro, ci abbasseremmo al loro livello, ovvero copieremmo un comportamento da noi stessi considerato negativo.

All'inizio del mio ragionamento ho sostenuto che riconoscere agli stranieri il diritto ad avere un luogo vero e proprio dove esercitare il loro culto sarebbe un vantaggio anche per noi italiani, analizziamo questo aspetto.

Credo che chiunque sarebbe d'accordo con me che evitare di avere folle di persone riversate nelle strade perché non possono essere accolte tutte in 'Moschea' per problemi di spazio sarebbe sicuramente una miglioria, quantomeno in termini di traffico.

Da non sottovalutare poi, anzi è probabilmente il fattore principale a favore della risoluzione della questione, che il poter avere 'sott'occhio' il luogo in cui è praticato l'Islam sarebbe un elemento che potrebbe aiutare a preservare la nostra sicurezza: infatti avendo una 'mappatura' dei luoghi di culto islamici eviteremmo (o comunque potremmo evitare) il formarsi, talvolta in seno a comunità magari chiuse ed 'emarginate', di cellule terroristiche. Al solito, l'unica soluzione per poter sperare di governare una situazione come quella legata all'immigrazione, è mantenere le situazioni entro i confini della legge.

Eh no, non possiamo dire 'cavoli loro, non li abbiamo chiamati noi' perché LORO in Italia ci sono, magari ci resteranno (o forse no) ed hanno il sacrosanto 'diritto di pregare'.

Quindi rimbocchiamoci le maniche, stabiliamo una volta per tutte dove questa moschea debba essere fatta, rispettando le esigenze di tutti i cittadini a prescindere dalla nazionalità e... facciamola!


Immagine liberamente tratta da www.bmsprogetti.it

Ultima modifica il Mercoledì, 30 Agosto 2017 08:16
Elena Papucci

Nata a Firenze il 17 novembre 1983 ha quasi sempre vissuto a Lastra a Signa (dopo una breve parentesi sandonninese). Ha studiato Lingue e Letterature Straniere presso l'Università di Firenze. Attualmente, da circa 5 anni, lavora presso il comitato regionale dell'Arci.

Devi effettuare il login per inviare commenti

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.