Lunedì, 28 Ottobre 2013 00:00

Omicidio Leotta: eserciti di riserva e democrazia in Europa

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Il giorno in cui, a dispetto delle altisonanti politiche austeritarie di abbattimento del debito, il rapporto debito/Pil tocca il suo picco più alto, ossia il 133,3% (dati Eurostat) viene battuta la tragica notizia che potrebbe riportare molti italiani coi piedi per terra: un 19enne di Lecco è stato massacrato domenica sera a calci e pugni nella sua camera in affitto sopra al ristorante italiano Vesuvius di Maidstone, nella contea inglese del Kent, dove il ragazzo aveva trovato lavoro come cameriere.

Quattro ragazzi lituani con età oscillante tra i 21 e i 30 anni, tutti disoccupati, uno dei quali senza fissa dimora, secondo i testimoni sarebbero entrati nella camera del ragazzo urlando “Italiani di m…, ci rubate il lavoro!” e lì sarebbe avvenuto il pestaggio.

Il sindaco stesso del paese da cui proveniva il giovane Leotta ha riferito che la notizia è giunta da “fonti qualificate”, mentre la polizia inglese, comprensibilmente, ha pensato di freddare immediatamente gli animi annunciando in serata “Non stiamo trattando il caso come omicidio a sfondo razziale”. I riot devastanti delle periferie londinesi risalgono solamente a due anni fa, quando mostrarono, con la diffusione incontrollata a tutte le periferie disagiate di Bristol, Birmingham, Liverpool e Manchester che le forze dell'ordine avevano evidenti limiti nella capacità di gestione del conflitto sociale e grandi difficoltà di intervento per arginare la violenza che covata nel malessere generalizzato che in questi anni non ha fatto che acutizzarsi.

Al di là della cronaca del caso che ha fatto il giro del mondo ci sono i dati economici che i mainstream distorcono e, puntualmente, si guardano bene dal correlare. A mostrare cosa sta accadendo in Europa ci pensa Eurostat che rivela la sistemica crescita del rapporto debito/Pil nei Piigs: Grecia (169,1%); Italia (133,3%); Portogallo (131,3%); Irlanda (125,7%); Spagna (92,3% ) [Dati 2008: Grecia (99,2%); Italia (106,1%); Portogallo (65,3%); Irlanda (44,4%); Spagna (39,7%)].

Di fatto si sta assistendo allo scollamento di una parte di Europa dallo sviluppo economico e dal benessere (peraltro sempre molto scarso per le classi inferiori) che il capitalismo ha “generosamente” offerto al continente. Se la politica negli ultimi anni avesse dimostrato un minimo di razionalità avrebbe cercato, quantomeno, di porre in discussione il patto di stabilità e gli accordi di Maastricht che pongono il cappio al collo dei paesi in difficoltà, contestando il tetto di spesa pubblica (rapporto deficit/Pil) del 3% affibbiato solo a coloro che arrancano economicamente (ossia i Paesi del Sud). Invece, il debito pubblico viene lasciato schizzare alle stelle volontariamente, per poi ovviamente poterci chiamare “maiali”, anche se l'appellativo andrebbe rigettato su coloro che hanno assecondato tali direttive suicide.

 Mentre di queste notizie puntualmente veniva rimarcato solamente “l'aumento del debito”, come solita colpa da espiare, usciva anche la notizia dell'uscita dell'Italia dal G8, che in base al criterio del Pil sarebbe stata definitivamente sorpassata dalla Russia, qualcosa che in altri tempi avrebbe fatto sobbalzare sulla sedia i capitalisti italiani, senonché oggi, loro, in Italia, non ci stanno quasi più e vogliono starci sempre meno. Il governo, dal canto suo, si è mostrato indifferente (non mi risulta sia stata rilasciata alcuna dichiarazione, ma d'altra parte i criteri stessi con cui si accede al G8, sede delle più grandi decisioni nell'Occidente “democratico”, sono sconosciuti).

Azzardando un paragone tra la situazione europea e la travagliata e tragica storia del nostro paese, si può notare un parallelo un po' forzato, ma non insensato con la celebre “Questione meridionale” teorizzata da Gramsci (peraltro mai risolta). Sulla base del quadro italiano in cui il fordismo iniziava ad imprigionare nelle fabbriche i braccianti del Sud del Paese lasciato sempre in disparte e trattato come vera e propria colonia. In una fase di reflusso economico come questa, la migrazione da paesi che, come l'Italia, sono de-industrializzati (tra le tante mancanze del governo continua ad essere ribadita fino allo stremo da tutti i commentatori più o meno autorevoli l'assenza di programmazione industriale) è un elemento imprescindibile; al fenomeno migratorio interno all'Ue però si unisce il corrispettivo e ben più ampio flusso di migranti dai paesi non comunitari, ma comunque sottoposti anni addietro, secondo alcuni ad un piano di privatizzazioni benefico (Stiglitz stesso, seguito da altri, ha fatto il mea culpa, comunque dopo aver attuato diligentemente i piani), secondo il sottoscritto ad un processo analogo a quello che oggi sta subendo il Sud Europa, di spolpamento delle risorse pubbliche.

Il risultato inevitabile di questo capitalismo spregiudicato è stato l'aumento dell'incertezza economica per tutti. Un aumento che ha portato a stressare l'elemento democratico che i paesi occidentali potevano vantare sornionamente fino ad una decina d'anni fa. Se poco democratica sembra l'Europa che lascia riempire i suoi mari di morte, come se la cosa non le competesse, parimenti poco democratica è l'Europa che tenta di accogliere la vita: quando non è rinchiusa in strutture lager (che sono state disseminate lungo le frontiere della “Fortezza Europa”) risulta comunque assai poco dignitosa.

Alla fine Il Capitale ha raggiunto il suo scopo poiché ha creato un esercito di riserva in grado di premere costantemente al di fuori dei luoghi di produzione, con una spinta considerevole di manodopera qualificata e non (proprio a Londra il mese scorso, per un posto alla Bank of America, un ragazzo è stramazzato al suolo dopo 72 ore consecutive di stage).

Così quel grande progetto democratico che avrebbe dovuto essere l'Unione Europea risulta sempre più un meccanismo in grado di riprodurre disuguaglianze: tra le economie statali, tra i diritti e di conseguenza tra le singole persone che, spinte da una concorrenza razionale per il mercato, sì, ma feroce e disumanizzante per l'essere umano fa arrivare persone dalla Lituania, come dall'Italia, fin nell'Inghilterra dove la City della finanza continua tutt'oggi a fatturare miliardi a scapito della de-industrializzazione che sembra non lasciar scampo anche alla patria della “rivoluzione industriale”- studiata da Marx e Engels - e per cosa? Per contendersi un posto di lavoro da cameriere, per il quale ti può anche capitare di finire ammazzato nella camera presa in affitto, perché “rubi” il “lavoro” (quante volte è capitato di sentire questa frase tanto nauseabonda, quanto rivelativa della tragedia dei nostri tempi ultimamente) che, invece di esprimere una condizione dignitosa tipica del diritto, finisce per risultare sempre più un bene prezioso (quale nei fatti è) da strapparsi con la violenza economica, o fisica.

Anche questo è il mercato, bellezza, solo che non c'entra più niente con la democrazia.

Immagine tratta da www.bbc.co.uk

Ultima modifica il Domenica, 27 Ottobre 2013 23:46
Alex Marsaglia

Nato a Torino il 2 maggio 1989. Laureato in Scienze Politiche con una tesi sulla storica rivista del Partito Comunista Italiano “Rinascita” e appassionato di storia del marxismo. Idealmente vicino al marxismo eterodosso e al gramscianesimo.

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