Perché si obietta? Le motivazioni non religiose dell’obiezione di coscienza
Dopo il successo del referendum in Irlanda, il diritto della donna alla scelta sul proprio corpo è tornato ad essere un argomento di attualità. Si tratta di un importante passo che ridà speranza in un periodo di conservatorismo e recessione, che vede la rinascita di fondamentalismi e l’arrivo al potere di gruppi estremisti, legati a logiche fasciste e patriarcali.
Repeal the 8th. Sui risultati del referendum irlandese
Savita Halappanavar era una giovane dentista di origini indiane che viveva da tempo in Irlanda.
Nel novembre del 2012, a seguito di un marcato malessere e capendo di star perdendo il bambino che portava in grembo, si era recata nell'ospedale universitario di Galway, chiedendo che la gravidanza – ormai compromessa – venisse interrotta. A causa dell'ottavo emendamento alla costituzione irlandese, aggiunto nel 1983 a seguito di un referendum, che metteva sullo stesso piano la vita del feto e la vita della madre, proibendo in sostanzialmente qualunque caso l'aborto, il personale medico dell'ospedale si rifiutò di interrompere la gravidanza. Savita è morta di setticemia dopo pochi giorni.
Violenza contro la legge 194: quarant’anni di lotte per farla rispettare, ma la vittoria di questa battaglia è ancora lontana.
In occasione della festa della festa della donna l’8 marzo, il tema principale insieme alla lotta contro la violenza di genere è stata la ricorrenza dei quarant’anni della legge 194 sull’aborto. Oltre a celebrare la data, sono stati messi in luce quei dati impietosi che dimostrano quanto questo provvedimento sia ancora ostacolato. Questi numeri sono la testimonianza di come ancora la dignità e il ruolo della donna siano poco rispettati in questo paese.
Aborto: quando la legge è illegale
È notizia degli ultimi che un ospedale laziale ha bandito un concorso particolare: i vincitori infatti saranno assegnati al reparto per l'attuazione della legge 194, cioè quella che regola il diritto di aborto.
Pronunciamento storico della Commissione Europea: dopo il parere favorevole dell’Agenzia Europea del Farmaco, anche questo organo ha dato il via libera alla somministrazione senza ricetta, in farmacia, della pillola di cinque giorni dopo. In tutti i paesi europei si potrà accedere a questo farmaco contraccettivo d’emergenza direttamente. In tutti i paesi meno uno. Vediamo se indoviniamo quale.
Rapida come l’estate che sta per giungere al termine sembra avvicinarsi anche la non approvazione della controriforma spagnola sull'aborto proposta dal governo di Mariano Rajoy.
Aveva immensamente fatto di discutere il disegno di legge sull’aborto proposto da Alberto Ruiz-Gallardon, tanto da creare un movimento di decine di migliaia di donne che per riaffermare il loro diritto all’aborto marciarono al grido di “ Yo decido”, dalla Asturie di Madrid, dove la protesta è cominciata grazie a “Les comadres y mujeres por la Igualidad” (le comari e donne per l’uguaglianza), la mobilitazione è diventata nazionale, oltre 300 fra associazioni, partiti e sindacati vi hanno aderito ma il diritto di decidere ha risuonato forte, grazie al tam- tam rilanciato dai social network anche a Firenze, Amsterdam, Roma, Parigi, Bruxelles, Milano, Londra, in piccole e grandi città europee, dove donne e uomini hanno deciso di svolgere sit-in e/o flash mob, davanti ad ambasciate e consolati spagnoli a sostegno della lotta spagnola.
Una bella notizia è arrivata in Toscana qualche giorno fa: il Consiglio sanitario regionale ha approvato la distribuzione della pillola abortiva RU486 anche nei consultori. A poco valgono le proteste delle associazioni pro life, da subito scagliatesi contro la decisione prevedendo pericoli per la salute fisica e psicologica delle donne: “La fornitura libera della Ru486 privatizza l’interruzione di gravidanza, lasciando la donna a sostenere il peso di tutte le fasi abortive nell’indifferenza e nella solitudine” dichiara l'associazione Scienza & Vita. Argomentazioni che non reggono dal momento che la procedura prevede che la donna sia sottoposta ad un prolungato controllo durante tutta la procedura: alla somministrazione della prima pillola, a cui segue un periodo di osservazione di almeno un paio d'ore, succede quella della seconda pillola, sempre nel consultorio, e a giorni di distanza, controlli di routine.
Madrid, scritto da Nilo Di Modica
«Ma, in che senso lo eliminano?». È questa in genere la prima reazione che si registra dando la notizia del nuovo disegno di legge sull'aborto presentato lo scorso 20 dicembre al parlamento spagnolo, a firma del ministro della salute Alberto Ruiz-Gallardón.
Abituati da sempre all'intemperanza con la quale la chiesa affronta l'inesorabile scorrere dei secoli fuori dai confini vaticani, resi quasi insensibili dai suoi continui tentativi d'intervenire nella vita pubblica, di fronte alla notizia dell'eliminazione pura e semplice dell'interruzione volontaria di gravidanza in Spagna la cognizione dei più ha un sussulto.
Qualcosa non torna: come se ci avessero appena comunicato l'abolizione del divorzio o del suffragio universale.
C'è stato un tempo, anni ed anni fa, in cui il 20 settembre in Italia era considerato festa nazionale. Un tempo in cui quello della fine dello Stato Pontificio e dell'annessione dei suoi territori al Regno d'Italia era un giorno da ricordare e festeggiare. Un tempo conclusosi con la firma dei Patti Lateranensi. Oggi gran parte degli italiani il 20 settembre non è neppure consapevole della ricorrenza del giorno e coloro che lo sono sono spesso considerati alla stregue di simpatici romanticoni che ricordano un mondo che fu e non sarà più.
Nel 2004, dopo anni di dibattiti e proposte di leggi, viene approvata la legge 40 sulle tecniche riproduttive: è una delle leggi più restrittive al mondo, sia per i criteri di accesso sia per le tecniche permesse. La legge 40 sceglie fin dal nome da che parte stare: Norme in materia di procreazione medicalmente assistita e la scelta terminologica veicola una posizione concettuale ben precisa. La procreazione è intrisa di religiosità e sarebbe preferibile parlare di riproduzione, parola che denota il processo che porta alla formazione di un individuo maturo sessualmente o la fecondazione dei gameti sessuali.
E non solo è quella più ristrettiva, è anche quella più contestata: cinque volte è finita sui banchi della Corte Costituzionale (nel 2005, due volte nel 2009 e una nel 2010 e infine a maggio 2012); se poi si considera anche i ricorsi per altre parti della legge siamo già a 17 bocciature, compresa quella di Strasburgo.
Ma questi continui e indispensabili attacchi non sono finiti.
Ieri (12 dicembre 2012) il Tribunale di Firenze ha rinviato alla Corte Costituzionale la decisione di pronunciarsi su due aspetti della legge.
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