Nato a Pisa nel 1984 e residente a Santa Maria a Monte, nella Zona del Cuoio, tenta disperatamente di studiare filosofia nel capoluogo, barcamenandosi fra varie passioni e mestieri, tra politica ed Arci, filosofia francese e giornalismo. Dal 2003 collabora come freelance per alcune testate locali e nazionali, on-line e sulla carta stampata (fra le quali Il Tirreno, 5avi.net, Controlacrisi.org). Aree d'elezione: eventi culturali e cronaca politica, con particolare riferimento alla provincia di Pisa.
Parte da Madrid, e precisamente dalla sede madrilena di Izquierda Unida l'assalto di Alexis Tsipras alle istituzioni europee. È qui infatti che pochi giorni fa la Sinistra Europea ha proclamato il leader della sinistra greca, già candidato alle elezioni che solo l'anno scorso sconvolsero il panorama partitico del paese maggiormente colpito dall'austerity, come il prossimo candidato alla presidenza della Commissione Europea. Una decisione ufficializzata dall'attuale presidente della Sinistra Europea Pierre Laurent, che durante la conferenza stampa nella capitale spagnola ha dato il via a tutti i meccanismi necessari per formalizzarne la candidatura.
Avevamo lasciato l'ex-Colorificio Liberato in trepidante attesa della fatidica data del 20 settembre, giorno di festa in cui avrà inizio il primo dei tre giorni dedicati al tema dei Beni Comuni, ma anche data in cui si potrebbe decidere del futuro dell'intero progetto nelle stanze del Tribunale di Pisa.
In questi giorni, però, in attesa che sullo sgombero dello stabile sia presa una decisione, si è consumata un'altra piccola querelle intorno agli inquilini di via Montelungo. Pare infatti che lo scorso 15 luglio la J Colors abbia inoltrato al comune di Pisa, e nello specifico all'ufficio competente, alla giunta e al sindaco Marco Filippeschi, una richiesta di variante di destinazione d'uso dell'area a fini residenziali.
«Considerato che alla luce delle controdeduzioni delle appellanti non è dato rinvenire l’esistenza dei presupposti per la richiesta revoca della cautelare già adottata, attesa la circostanza che la fase di collaudo dell’impianto risulta in itinere, e stante la prossimità dell’udienza pubblica fissata per la trattazione della causa nel merito il 12 luglio, il Consiglio di Stato respinge le istanze di revoca dell’ordinanza cautelare n. 732 del 27 febbraio 2013».
Sono bastate queste poche righe alla Quinta Sezione del Consiglio di Stato di Roma per bloccare le speranze di tutto il fronte contrario al pirogassificatore di Castelfranco Di Sotto, al centro di una polemica che ormai dura da oltre due anni. La decisione presa dai giudici riguarda questa volta il tentativo, da parte dell'amministrazione di Castelfranco, del Comitato Antinquinamento (forte di diverse migliaia di firme) e di Rifondazione Comunista, di bloccare l'istanza cautelare che lo scorso 27 febbraio aveva concesso alla Waste Recycling di effettuare dei collaudi di prova per l'impianto. Un periodo di prova di 3 mesi i cui risultati saranno inseriti nelle carte che i giudici, sempre del Consiglio di Stato, dovranno vagliare in vista dell'udienza definitiva in merito all'autorizzazione all'impianto, attesa con trepidazione da tutti i protagonisti di questa battaglia legale il prossimo 12 luglio.
Fra le motivazioni che il fronte del “no” portava di fronte ai giudici v'era una contestazione dell’ultimazione effettiva dei lavori dell'impianto. Stando alle motivazioni delle parti avverse al progetto mancavano infatti atti ed opere che potessero far dichiarare ultimati i lavori di costruzione del pirogassificatore: opere di compensazione idraulica, aggiornamento del sistema antincendio, campionamento del terreno “ante operam” e approvvigionamento idrico. Senza dimenticare tutta la parte del progetto relativa alla produzione dell’energia, che ha come elemento portante la turbina oggi incompleta. Elementi che a febbraio avevano portato il Comune di Castelfranco a bollare il protocollo di collaudo come atto «siglato in spregio ai rapporti di leale collaborazione istituzionale», ma che evidentemente non sono bastati a convincere i giudici, i quali non li hanno neppure menzionati nell'ordinanza.
Elemento, quest'ultimo, che ha particolarmente gettato nello sconforto tutti i soggetti che in questi anni, fra autofinanziamento e attivismo, hanno cercato di bloccare un progetto che ha tenuto col fiato sospeso buona parte della cittadinanza, finendo pure per entrare, spesso, nella polemica politica a ben più alti livelli. Non è un segreto infatti che lo stesso presidente della Regione Toscana Enrico Rossi vede di ottimo auspicio l'avvento dell'impianto, più volte difeso in conferenze stampa, iniziative e manifestazioni pubbliche in giro per la Toscana. Un atteggiamento dai più collegato con la filosofia con la quale la legislatura Rossi sta cercando in molte zone della regione di “tenere botta” all'imperversare della crisi economica, sfruttando economicamente la chiusura di filiere produttive e vecchie glorie dell'impianto industriale e manifatturiero toscano, in questo caso il comparto del cuoio e della pelle. Comprensorio che ha visto fra le cause dell'inasprimento del clima intorno a questa vicenda anche i alcuni nomi della passata politica locale (un ex-sindaco) e regionale (un ex-assessore) a vario titolo coinvolti in qualità, oggi, di amministratori della ditta proponente il progetto e della collegata NSE Industry. Tutto regolare, ma sufficiente a scatenare le ire di parte dell'opinione pubblica.
Finito il collaudo, dunque, non resterà che attendere la decisione il prossimo 12 luglio, quando a meno di clamorosi ricorsi alla Corte Europea (spesso chiamata in causa dal fronte avverso al progetto nelle sue assemblee) si dovrebbe dire una parola definitiva sull'intera questione.
IN FONDO ALL'ARTICOLO IL TESTO DELL'ORDINANZA
immagine tratta da Pisatoday.it
Si prospetta un'estate di resistenza all'ex-Colorificio di via Montelungo a Pisa, dove ormai da otto mesi ha sede il Progetto Rebeldia, ora Municipio del Beni Comuni. E' di questa mattina infatti la notizia che l'udienza relativa allo sgombero è stata spostata al prossimo 20 settembre.
Cadono momentaneamente nel vuoto dunque le richieste di J-Colors, multinazionale proprietaria del complesso industriale da anni in disuso, che per tre volte ha fatto istanza di sequestro e dunque di sgombero della ex-fabbrica. Denuncia, a carico di alcuni attivisti presenti al momento dell'occupazione, che nei giorni scorsi era stata oggetto di un respingimento da parte del Giudice per le Indagini Preliminari, che aveva rigettato le richieste del Pm di mettere i sigilli al complesso occupato. Rigetto impugnato dalla Procura.
Altri quattro mesi di ossigeno, dunque, in attesa di sapere se l'istanza del Gip, prima importante vittoria dell'esperienza dell'ex-Colorificio Liberato, sarà riconfermata. Un tempo certo propizio alle sempre più fitte iniziative del Municipio dei Beni Comuni, investito in questo ultimo mese da una nuova ondata di visibilità grazie all'esperienza della lista Una Città in Comune (Ucic), candidata alle elezioni a Pisa e d'ora in poi rappresentata in consiglio dai due neo-consiglieri Francesco Auletta e Marco Ricci, forte di un abbondate 8% di consensi. Ma anche, e soprattutto, mesi utili affinché anche il restante mondo politico “batta un colpo” in merito a tutto l'affaire Colorificio, che con le sue manifestazioni dedicate ai quartieri, le sue iniziative a carattere nazionale (ultima in ordine di tempo la tappa della Commissione Rodotà) e le molteplici vocazioni delle associazioni componenti il progetto, sta effettivamente aumentando la sua influenza sulla città.
Prima della campagna elettorale, infatti, non solo Ucic e l'alleata Rifondazione Comunista si erano impegnate in merito all'esperienza di via Montelungo. Le istanze del Colorificio erano infatti state al centro dell'intesa fra Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà. Accordo che certo ha giovato al rieletto sindaco Filippeschi, che grazie a quell'alleanza è riuscito a scongiurare l'ipotesi di un ballottaggio che forse lo avrebbe potuto vedere contrapposto addirittura alla stessa sinistra radicale, se solo quest'ultima si fosse unita sotto un unico candidato sindaco. Insieme ad altri impegni certo interessanti in merito al parco di Cisanello, alla variazione di bilancio a favore del sociale e alla mozione per l’acqua bene comune, l'allora maggioranza s'impegnò anche attraverso una mozione votata nell'ultima seduta del consiglio “a ricorrere a tutti gli strumenti a disposizione per evitare uno sgombero coatto dell'ex-colorificio, facendosi promotrice di ogni iniziativa possibile che permetta di arrivare a una soluzione pacifica e di favorire un dialogo costruttivo tra le associazioni e la proprietà al fine del raggiungimento di un'intesa fra loro, nel pieno rispetto della legalità e dei valori sociali espressi dalle attività delle associazioni stesse”.
Promesse che in campagna elettorale non hanno avuto mai seguito nei vari dibatttii e confronti fra i candidati. Parole che, c'è da scommetterci, perseguiteranno legittimamente la nuova maggioranza, che dopo questa “proroga” concessa al Municipio dei Beni Comuni dai tempi della giustizia, avrà tutto il tempo di insediarsi, risolvere le consuete prove d'equilibrismo per la formazione della giunta e uscire dallo standby del cambio di legislatura, che avrebbe rappresentato certo una facile giustificazione nel caso tutto si fosse risolto in tribunale questa mattina.
Tira una brutta aria fra i colli di San Romano, piccola frazione del comune Montopoli in Valdarno. La cittadina, da anni al centro di tristi attenzioni in merito alla denunciata cadenza statistica di leucemie e tumori (specie fra i più piccoli) è tornata in queste settimane nella bufera.
Ben 108 pagine per ribaltare due anni di sentenze. E' con questo libello che la Regione Toscana ha deciso di impugnare la sentenza del Tar sul pirogassificatore Waste Recycling fra Castelfranco Di Sotto e Santa Croce sull'Arno.
Dopo l'annullamento dell'autorizzazione al contestatissimo impianto, decretato con la sentenza dello scorso 23 dicembre e a seguito dei ricorsi effettuati dal Comune di Castelfranco, dal Comitato e da Rifondazione Comunista. La Regione a sorpresa prende iniziativa nel tentativo di salvare l'impianto in attesa della decisione del Consiglio di Stato [A MARGINE IL TESTO DELL'IMPUGNAZIONE]. Tutto questo, si noti, prima che la stessa azienda abbia presentato alcunché.
L'ultima e definitiva decisione in merito al pirogassificatore, infatti, sarà pronunciata dal terzo grado di giudizio fra alcuni mesi, probabilmente nel 2014, a seguito della già annunciata volontà dell'azienda di ricorrere. In attesa di quella data, che segnerà una volta per tutte la fine di una diatriba durata oltre due anni, la sentenza del Tar di dicembre impone, nei fatti, uno smantellamento delle strutture. L'impianto (lo ricordiamo) era stato completato, malgrado il processo fosse in corso, in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato di maggio. Mentre il processo sulla legittimità dell'autorizzazione si stava ancora sviluppando, in parallelo il procedimento sulla “sospensiva” dei lavori di costruzione del pirogassificatore era, nel corso del 2012, andato avanti, vedendo prima prevalere in toto le ragioni dei ricorrenti “contro” e poi, in Consiglio, assistendo al parziale riconoscimento dei diritti dell'azienda a chiudere gli appalti con le aziende interessate alla costruzione. In parole povere il Consiglio di Stato aveva riconosciuto all'azienda il diritto a finire l'impianto, fermo restando che esso non poteva essere attivato finché non fosse finito il processo.
Adesso, a sentenza pubblicata, non resterebbe che smantellare tutto coerentemente con la decisione dei giudici, anche con l'eventuale pendenza di un ricorso. Ed ecco che in questi giorni entra in scena la Regione Toscana, che fa formale richiesta di appello nel tentativo di ottenere una sospensione dei lavori (questa volta di decostruzione) in attesa che anche il Consiglio si esprima sulla vicenda. Una decisione che potrebbe avvenire già a metà febbraio.
Fra le ragioni messe in campo dagli avvocati della Regione vi sarebbero quelle legate, in particolar modo, alla natura sperimentale dell'impianto. Asse portante dei ricorsi, il fatto che l'inceneritore potesse essere definito sperimentale aveva rappresentato per i giudici una ragione sufficiente affinché l'iter effettuato venisse considerato nullo. L'autorizzazione, infatti, è stata data dalla Provincia, mentre secondo il Tar avrebbe dovuto essere a carico della Regione. Non a caso buona parte del ricorso verte direttamente o indirettamente su questo punto, nel tentativo di evidenziare come “la pirogassificazione sia oramai una tecnologia matura e consolidata nel mondo”.
Sdegno, ovviamente, da parte di comitati e ricorrenti, che nel migliore dei casi si limitano a porre domande (evidentemente retoriche) al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
«Apprendiamo con immenso sdegno che la Regione Toscana ha impugnato la sentenza del Tar. Toscana che nel dicembre scorso aveva annullato l'autorizzazione per l'impianto di incenerimento rifiuti di Castelfranco di Sotto – scrive l'avvocato Luca Scarselli dell'Unione Inquilini, organizzazione che appoggiava il ricorso di Rifondazione Comunista. – Non comprendiamo questo “accanimento terapeutico” in favore di due società private. Il caro presidente Rossi deve oramai rispondere a varie domande e visto che non ha ancora mantenuto la sua promessa di un incontro pubblico, gliele rivolgiamo direttamente. Ci chiediamo perché la Regione Toscana difende così spudoratamente un impianto così piccolo, definito da un grande esperto come un “semplice forno per pizze”? Dove sta l'interesse regionale in tutto ciò? Non dovrebbe forse la Regione ed il suo presidente avere un atteggiamento imparziale?Forse dobbiamo tragicamente e polemicamente annunciare la morte della imparzialità? Difatti, abbiamo visto tanto. Abbiamo visto il presidente Rossi “mettere la faccia” in un simile impianto ed i cittadini stupefatti chiedersi il perché. Abbiamo visto il presidente Rossi presentarsi ad una conferenza stampa congiunta con la società Nse Industry, in cui lavora l'ex assessore regionale Agostino Fragai, e sponsorizzarla nella misura in cui fa una società di scarpe sponsorizza un giocatore di calcio. Ed ora vediamo la Regione Toscana che prende l'iniziativa per impugnare la suddetta sentenza del Tar, e vogliamo sottolineare che la Regione Toscana prende l'iniziativa per l'impugnazione (!!), dovesse questo particolare sfuggire ad i cittadini. Non si preoccupi caro sig.Rossi non vogliamo insinuare niente e nei confronti di nessuno, ma solo pretendiamo delle rispose visto che siamo cittadini e non sudditi».
Evidentemente sorpreso anche il Comitato Antinquinamento:
«Dopo la vittoria che avevamo ottenuto presso i tribunale della toscana, sapevamo che la ditta Waste Reciclyng prima o poi avrebbe nuovamente fatto ricorso al consiglio di stato a Roma: è nei suoi diritti, ma mai avremmo immaginato che a notificare il ricorso sarebbe stata la Regione Toscana con la firma del suo presidente Enrico Rossi. – spiega Aurora Rossi, presidente del Comitato – Quale è il suo interesse? Certo, a meno di un mese dalle elezioni politiche, deve essere grosso e noi vogliamo saperlo! Venga a spiegarcelo, caro presidente Rossi il perché lei continua a difendere e con tanto accanimento una industria privata. E’ tanto tempo che la aspettiamo, aveva promesso di venire, ma evidentemente o ha paura o non ha spiegazioni da darci, ma ora scusi , ma noi vogliamo saperlo, perché lei ha varcato il segno! Lei continua a favorire una ditta privata spendendo soldi pubblici! Sinceramente, lei crede che sia’ questo il suo ruolo di presidente di regione? Lei dovrebbe avere altre cosa da fare o da pensare che non siano la Waste Reciclyng o la NSE costruttrice di inceneritori! Con questo nuovo ricorso la regione toscana ha chiesto la sospensione della sentenza del Tar e il tempo in cui verrà trattata potrebbe essere già la prima settimana di febbraio, nel caso in cui poi il consiglio di stato a Roma sospendesse la sentenza del TAR, l’inceneritore potrebbe essere messo in funzione. E questo è sbalorditivo! Perché questa mossa? Dove è l’interesse comunitario? Che interesse ha la regione toscana nella figura del suo presidente Enrico Rossi perché la ditta Waste Reciclyng di Castelfranco di Sotto ottenga a tutti i costi il permesso ad incenerire i rifiuti? Lascio ai lettori ma ancora di più agli elettori delle prossime elezioni, le deduzioni e le risposte. E’ certamente possibile capire l’interesse della ditta, ma non certo quello di Enrico Rossi! Inoltre, nella precedente sentenza il TAR aveva sentenziato che era la Regione Toscana ad essere competente al rilascio dei permessi per l’incenerimento dei rifiuti, e non la provincia, come in effetti era avvenuto; ora con questo ricorso la regione smentisce se stessa e noi restiamo sempre più stupefatti di chi ci amministra e dalle continue scelte di certi politici».
Intanto su Facebook, nel tam tam su internet e negli indirizzari, circola da ore un appello a ribellarsi e manifestare la propria contrarietà alla decisione della Regione.
Con l'occasione le ragazze e i ragazzi del Becco ringraziano tutti i presenti e i realatori, che hanno sopportato i molti problemi e hanno permesso la riuscita di una serata che ha registrato circa 100 presenti e la possibilità di coprire, economicamente, tutte le spese burocratiche che affronteremo in questo mese di gennaio per la nascita ufficiale dell'associazione.
Non v'è accanimento, non un assedio, non un imperversare d'armi e dollari peggiore di quello scatenato dal '900 contro il popolo palestinese. E proprio per questo non v'è ragione migliore per porsi ancora una volta “dalla parte del torto”, oltre la coltre dei media tradizionali. Non poteva essere più significativa la primissima uscita pubblica de Il Becco, venerdì sera, presso il circolo Arci “La Fogliaia” a Calenzano. Un'iniziativa che la redazione ha voluto dedicare ad uno dei nodi cruciali delle mille e più vicende arabe degli ultimi anni; un «fantasma che aleggia sulle primavere mediorentali», com'è stato definito l'affaire palestinese durante la serata, del quale si è discusso in compagnia dell'ecoattivista contro le guerre e giornalista del Manifesto Marinella Correggia, del coordinatore nazionale di Al Fatah Italia Ali Emad, dell'imam di Firenze e presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche in Italia Izzedin Elzir, del responsabile Pace e Movimenti di Rifondazione Comunista Alfio Nicotra e di Mariano Mingarelli, dell'Associazione di Amicizia Italo-Palestinese.
“Questo inceneritore non s'ha da fare”. E' questa la notizia, pienamente confermata, che ha raggiunto Castelfranco da Firenze, sede del Tar al quale erano giunti gli appelli di Comune, Comitato Antinquinamento e Rifondazione Comunista.
Mai si sarebbe pensato di vedere del nero fra tanto rosso, anche quando il rosso ha cominciato a sbiadire. Eppure, da qualche tempo, c'è un nuovo movimento che agita le acque fra Valdera e Valdarno. Insediatosi nel 2008 a Pontedera, con l'apertura di una sede a due passi dal corso e fra le polemiche dei soliti noti, Forza Nuova, il partito “nero” dell'ultradestra fondato da Roberto Fiore, ha cominciato da quel momento a far parlare di sé dentro e fuori i confini comunali.
L'ultima iniziativa, nella notte fra il 12 ed il 13 dicembre, l'affissione a Santa Croce Sull'Arno di uno striscione anti-Monti, inneggiante a quella “rivoluzione” con la quale l'organizzazione tanti proseliti fa fra i più giovani. Un piccolo gesto, esclusivamente simbolico e al più seguito da un breve comunicato cui peraltro subito hanno fatto da contraltare le condanne del mondo politico. Iniziativa che, ciononostante, ha rappresentato la prima vera e inedita iniziativa del partito neofascista nella Zona del Cuoio.
Poco tempo prima, appena un mese fa, era stata proprio Pontedera la scena di un'altra e più preoccupante incursione. Un piccolo ma agguerrito gruppo di militanti, fra cui anche alcuni volti noti del movimento provenienti dalla lucchesia, era entrato a sorpresa all'interno del Teatro Era, gremito in quell'occasione di bambini migranti con le rispettive famiglie, partecipanti ad una cerimonia di consegna di attestati di cittadinanza onoraria ai 603 figli d'immigrati nati in Italia. Una manifestazione nata sulla scia della raccolta di firme nazionale per l'appello “Italia sono anch'io”, campagna per il riconoscimenti dei diritti di cittadinanza. Gli esponenti di Forza Nuova, dopo aver apertamente contestato l'iniziativa ed aver tentato di distribuire dei volantini, sono stati respinti dal servizio d'ordine del teatro. [QUI IL VIDEO]
“Un bel dì vedremo, levarsi un fil di fumo”. Le celebri parole della Madama Butterfly ben potrebbero descrivere l'ansia che da mesi gli abitanti di Castelfranco vivono sul loro territorio. Il fumo però, in questo caso, è profeta di sventura più che di speranza, almeno per buona parte dei castelfranchesi. A preoccupare è il nuovo contestatissimo inceneritore che la ditta Waste Recycling (gruppo NSE Industry) da ben due anni tenta di aprire nel comune fra mille difficoltà, non ultima la netta contrarietà di buona parte della popolazione, protagonista di clamorose manifestazioni di piazza, serrata da tempo intorno a tre ricorsi al Tar promossi rispettivamente dall'Amministrazione Comunale, dal locale Comitato Antinquinamento e da Rifondazione Comunista; vertenza giunta lo scorso 20 novembre all'ultima udienza prima della sentenza, attesa entro la metà di gennaio. Centro delle ultime preoccupazioni dei residenti, venerdì 30 novembre, è stata la mattutina comparsa di una colonna di fumo bianco levatasi dal camino dell'impianto, il quale com'è noto è attualmente bloccato dall'ultima ordinanza del Consiglio di Stato. Dopo la primissima sentenza del Tar nel febbraio 2012, in cui i giudici davano ragione ai ricorrenti che chiedevano il blocco dei lavori di costruzione in attesa della fine del processo, il cantiere è stato fatto riprendere dal Consiglio a maggio, con una conferma però della prima sentenza in merito all'attività d'incenerimento: finite pure i lavori se vi va, e a vostro rischio – hanno detto, in soldoni, i giudici ai dirigenti della NSE – ma non potrete accenderlo fino alla decisione ultima. Queste, nello specifico, furono le parole del Consiglio di Stato:
Il Consiglio di Stato […] accoglie in parte l'appello cautelare (i ricorsi, n.d.a.) […] nella sola parte relativa all'attivazione dell'impianto di cui si tratta, escludendo l'effetto inibitorio del completamento della struttura (il blocco dei lavori, n.d.a.)
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