Soprattutto se sono la tragica conseguenza delle esercitazioni militari che sono cominciate in Sardegna. L'isola al momento ospita il 61% delle servitù militari di tutto il Paese e tre dei più grandi poligoni d'Europa. Come previsto dal Programma per il secondo semestre del 2014 steso dal Ministero della Difesa, dal 1 settembre sono iniziate esercitazioni e simulazioni belliche nei cieli e sul territorio sardi che andranno avanti per tutto l'autunno e poco importa se la costa occidentale della Sardegna ancora è frequentata da balneanti che, dopo un'estate di pioggia, provano a godersi l'ultimo sole.
Velivoli ed altri mezzi da guerra si eserciteranno simulando veri e propri conflitti, con lanci di bombe e missili, con scontri a fuoco tra carri armati e con bombardamenti da elicotteri. Il territorio sardo ospiterà eserciti da diverse nazioni, Israele incluso. A Capo Frasca infatti l'IAF, l'aeronautica militare, si eserciterà per poi replicare le loro “acrobazie” in Palestina, contro un popolo oppresso da decenni.
La dinamica dell'incidente di Capo Frasca, non il primo del genere, non è ancora chiara: pare che le fiamme siano state generate dall'attrito di un proiettile con le rocce e che solo in seguito si sia verificata l'esplosione di una bomba (ovviamente l'aeronautica militare nega che le cose siano andate a questo modo, affermando che al posto dell'esplosione ci sia stata solo una segnalazione con il fumo).
Ora, a prescindere dal fatto che l'incidente abbia visto l'esplosione di una bomba o meno, è evidente che la violazione della sovranità nazionale sull'isola e la messa repentaglio della vita e della quotidianità dei cittadini costituiscono un fatto gravissimo. È stato costretto ad alzare i toni anche il Presidente della Regione Pagliaru che, dopo aver firmato gli accordi a che queste esercitazioni venissero permesse, si ritrova adesso a fare i conti con una situazione non più controllabile.
Non solo, come accennavamo, per l'invasività degli accordi, che hanno trasformato in un campo di battaglia un'isola abitata e visitata ma anche per la sostenibilità politica di questo scempio. Per una giunta regionale di centro sinistra e un governo che si definisce allo stesso modo è difficile sostenere un accordo che permetta ad uno stato come Israele di esercitarsi sul proprio territorio in vista di una guerra che pare più un massacro univoco. Facile continuare il proprio commercio bellico con lo stato israeliano, continuando ad essere una delle maggiori potenze mondiali che esporta armi a Tel Aviv, inviare Ministri e premier in Palestina a riempirsi le parole di pace e risoluzione di conflitti se poi, al momento di prendere decisioni risolute, si volta la faccia dall'altra parte.