L’ondata del renzismo ha portata alla, democristianamente parlando, conservazione sociale favorita quest’ultima da annunci di cartello quali “saremo il partito della nazione”. Parole e voce di un noto carrierista di Rignano, il quale a suon di ramazza e quando è servito, piccone, ha provato e sta tuttora provando a distruggere lo stato sociale e le sue implicazioni sulla collettività. Non è il caso, in questo mio contributo, di approfondire i legami che hanno portato alla nascita dell’ accrocchio post-democratico, sotto la bandiera della DC 2.0.
La lente di ingrandimento, per forza di cose, deve essere puntata sulla più grande isola del Mediterraneo; la Sicilia. La terra dei Verga, Quasimodo, Pirandello e Sciascia; dei Peppino Impastato e dei Placido Rizzotto in questi giorni è venuta agli onori delle cronache nazionali per il suo “avanguardismo” politico. Nello specifico, il caso del giorno arriva direttamente da una ridente cittadina affacciata sul mare africano, ricca di storia e cultura. Valore quest’ultimo, evidentemente rimasto nei meandri nel passato. Agrigento infatti potrebbe ospitare per la prima volta le primarie uniche del Partito Democratico e Forza Italia, in vista delle amministrative che si terranno nel prossimo Maggio nella città dei templi.
La notizia ha scatenato commenti e opinioni in un senso o nell’altro: sia dalla parte dei forzisti sia dalla parte dei democratici c’è stata una critica a questo gentlemen agreement. Le voci contrastanti sono state nell’ordine da Enzo Gibiini, coordinatore regionale del partito di Berlusconi, Ferrandelli deputato del PD, il quale ironizza sul nome del patto (patto del Nazzareno? No Patto della Concordia all’ombra del monumento simbolo della città di Agrigento) e molti altri in serie, da una parte e da un’altra. Fausto Raciti segretario regionale democratico, ha provato a smorzare i toni dichiarando che non esiste nessun accordo, ma solamente un pour parler con una lista civica denominata Patto per il territorio. Il problema si sposta a monte; da dove arriva questo civismo “baldanzoso” che si avvicina al PD?
L’operazione anzitutto avrebbe il suo deus ex machina nel governatore regionale, Rosario Crocetta. Il presidente dell’Ars non è nuovo ad allegre brigate messe n campo per fini machiavellici. Quest’ultima trovata in salsa agrigentina è l’ulteriore dimostrazione o per meglio dire conferma. In una terra ospitante il bacillo del leghismo da importazione che vede la riprovevole nascita di comitati e candidature pro-Salvini, non poteva di certo mancare un’altra ventata di “freschezza”.
L’accordo sancito a Palermo ha visto come protagonista Riccardo Gallo Afflitto, vice coordinatore forzista in Sicilia da anni vicino a Berlusconi e fondatore della lista civica sopra citata. La parte democratica che ha fermamente caldeggiato l’accordo riguarda soprattutto le persone di Giuseppe Zambito, segretario provinciale del PD e il deputato democratico Angelo Capodicasa più buona parte dell’area che ruota attorno al governatore siciliano. Zambuto ex sindaco di Agrigento non era presente all’incontro tenutosi a Palermo, secondo alcuni risulta essere tra i massimo caldeggiatori del patto delle primarie. Rosario Crocetta ha parlato apertamente di un progetto-svolta per la città di Agrigento, i mugugni forzisti e democratici in parte restano, ma siamo sicuri che lo schema (primarie il 22 Marzo) verrà rotto?
Un dato è certo l’isola risulta essere il luogo dell’antipolitica e della politica dell’inciucio due estremi negativi che tagliano completamente le gambe a chi invece vuole provare ad affacciarsi a quel mondo perseguendo l’interesse collettivo. I dati delle ultime regionali del resto non sono sindacabili: Crocetta, al netto di un grande astensionismo, è riuscito ad affermarsi con l’apporto di buona parte dei moderati, molti dei quali provenienti dall’ala cuffariana. Dato che fa pensare e riflettere, perché per perseguire un cambiamento bisogna avere la volontà di cambiare.
La Sicilia è la terra del Gattopardo e nulla come questo romanzo spiega molte peculiarità del mondo di approcciarsi alla politica. “Tutto cambia affinchè nulla cambi”, storico mantra pronunciato dal principe Salina non è qualcosa che resta fisso nella storia, ma piuttosto uno slogan del modo di concepire le dinamiche socio-politiche.
Ecco perché questo paventato accordo, queste primarie uniche, tra due ipotetici antagonisti non deve sorprendere, è necessario piuttosto studiare delle contromosse che partano dal basso. Idee che restino assolutamente vicine ai bisogni primarie della collettività senza sfociare nel solito carrozzone elettorale, nato per raccattare voti modello rete a strascico. La politica dell’isola, quella mainstream, è malata, accartocciata su stessa. Essa resta in perenne attesa di una svolta che sulla base di processi inclusivi potrebbe avvenire seguendo la ventata di novità (quella vera) che, comitati No Triv, No Muos, la sinistra sociale, associazioni cittadine fuori dai giochi di potere devono praticare. Le pratiche della buona politica non sono insite nella mente umana, è prioritario creare partecipazione perché come diceva la mia illustre compaesana Rosa Balistreri: Sicilia voli gloria.