Venerdì, 13 Maggio 2016 00:00

La sughereta, il Muos(tro) e l’isola che non c’è

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La sughereta, il Muos(tro) e l’isola che non c’è

È di pochi giorni fa l’ultima “puntata” che riguarda la base militare posta nel bel mezzo di una riserva naturale al centro della più grande isola del Mediterraneo. Il sistema MUOS costruito a Niscemi, all’interno di un ampio bacino demografico contenente circa 300 mila persone. Tanto si è scritto nel corso del tempo su questa annosa vicenda arrivato all’ennesima sentenza del Cga di Palermo.

Il Muos non è abusivo (almeno dal punto di vista della salute), una vera e propria doccia fredda per molti, una fatalità purtroppo temuta. Ribaltata quindi la sentenza del Tar, e dichiarato inamissibile l'appello di Legambiente. Il mega impianto militare rimane sotto sequestro lasciando in eredità una striscia di polemiche infinite.
È stato accolto il ricorso fatto dal Ministro della Difesa rispetto ai rischi per la salute umana. Sintetizzando, per il Cga i controlli fatti sono corretti e l’uomo non corre alcun pericolo. Nel dettaglio, scrivono i magistrati amministrativi, esso "non contribuisce in modo apprezzabile all’emissione di campo elettromagnetico irradiato da tutti i sistemi di radiotrasmissione della base NRTF nell’ipotesi di cumulo".

Una nota che pare parziale e di “parte” considerando che da tempo studiosi e medici dibattono sull’influenza delle 46 antenne per l’incolumità umana. Da molto tempo ormai il comitato “Mamme No Muos” denuncia i rischi, sia con la lotta sul campo, sia con mezzi “istituzionali” come la lettera inviata alla ministra Lorenzin lo scorso Ottobre. C’è poi la questione dell’incompatibilità delle microonde con gli apparecchi elettronici e di supporto (pacemaker, bypass ecc.). Lo scorso Gennaio, fu nota la vicenda di Salvatore Terranova, l'uomo vivente vicino l'impianto militare della U.S. Navy. La sua casa distante un chilometro in linea d'aria dalle tre parabole, a 220 metri dall'antenna più grande. In quei giorni l’uomo, ignorando le conseguenze del collaudo, temeva soprattutto in relazione al defibrillatore impiantatogli d’urgenza 5 anni fa, Terranova temeva per la propria vita.

Il Muos, Mobile User Objective System fu però lasciato “spento” poiché non esistevano parametri di sicurezza, decisione diversa invece rispetto ai test realizzati tra il 9 e l’11 Marzo, con prove di misurazione ridicole compiute a bassa “frequenza” (200W anzichè 1.600W come da norma) mentre le antenne elicoidali ad una potenza di 50W anziché 200W. Qualche giorno prima (7 Marzo) era stata la Procura di Caltagirone a chiudere le indagini preliminari sull’opera militare, mandando a giudizio ben 7 persone. Un sequestro che tutt’oggi rimane tale poiché ancora pendente la questione abusivismo. Il Cga ha rigettando il ricorso in merito di Legambiente; l’organo giudiziario non si è pronunciato rimandando, da questo punto di vista, al procedimento in corso al Tribunale di Caltagirone.

Il prossimo 15 Maggio è stata convocata una grande manifestazione popolare dal Comitato NoMuos per rimettere al centro dell’attenzione, la lotta che tanti e tante stanno portando avanti in quella landa desolata. Se infatti il percorso amministrativo istituzionale deve giungere a termine e realizzare il suo naturale iter, non si può assolutamente prescindere dalla battaglia nata dal basso che ormai da anni accomuna uomini e donne ostaggio di scelte politiche insensate e “colonialistiche”. Oltre alla salute infatti il rischio riguarda la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e l’utilizzo della Sicilia come grande e perenne base militare per operazioni blitz da realizzare sistematicamente in Medioriente e nel mondo. Una questione “mondiale” che abbraccia questa terra, diventata terreno di conquista a mo’ di Risiko per potenze senza scrupoli.

Niscemi umbelicus mundi, un territorio che paga per i suoi figli in fuga da una realtà povera e senza futuro. Ripensando a che quella sughereta, lì tra le colline dell’isola che non c’è, locus amenus da salvare a da difendere, contro le grinfie di chi la guerra la vive come un gioco da tavola quotidiano.

Immagine da www.radioblackout.org

Ultima modifica il Giovedì, 12 Maggio 2016 12:42
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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