Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.
Senza padroni
È di pochi giorni fa la notizia, arrivata dalla Grecia, dell’altissimo rischio di sgombero dell’esperienza della fabbrica occupata VI.OME di Salonicco. Un colpo al cuore per chi, come chi scrive, ha avuto la fortuna di conoscere quell’esperienza.
Era il Settembre del 2013, Pisa, o per meglio dire buona parte di essa, in quei “caldi” giorni stava difendendo un sogno, l’occupazione o per meglio dire la liberazione dell’ex colorificio toscano. L’edificio occupato un anno prima era in quel momento sotto provvedimento di sgombero e fu in quel mese di inizio autunno che ebbe luogo una tre giorni ricca di idee, proposte e istanze venute dal basso segnate da forte partecipazione collettiva, erano i giorni di “COMMON | PROPERTIES. Lavoro Diritti Territori”, iniziativa lanciata dal Municipio dei beni comuni. Tavoli di lavoro, assemblee plenarie e momenti culturali; quei giorni furono scanditi da un flusso incredibile di soggetti pronti a parlare e ad illustrare il loro ideale di società sui svariati temi.
Respingere odio per fomentare solidarietà
È prassi annuale, come un rito iniziatico, come un gesto naturale, quando le idee quelle idee naturali non sono. È una moda, ogni anno gruppi di sedicenti fascisti (del nuovo millennio come amano definirsi) giocano a fare la “marcetta” nella città della torre. La popolazione pisana animata fin dagli anni più remoti da forte spirito antifascista respinge ogni qual volta questa minaccia lugubre prova ad avvicinarsi alla città.
Terra di nessuno
Accordi, accordicchi, inciuci è questo il leitmotiv che scandisce l’universo della politica italiana, da sempre è l’indubbio assunto. Tuttavia all’interno di un panorama ampio che guarda all’universo peninsulare come un grande calderone di “bizzarre” idee, la Sicilia riesce ad essere, si fa per dire, avanti rispetto a tutto il resto. Il patto del Nazzareno è cosa nota, il mega inciucio che ha portato due partiti che per anni hanno battagliato (ne siamo sicuri?) nelle tribune di talk show mainstream, i quali dopo vicissitudini antropologicamente discutibili sono arrivati a governare praticamente assieme.
Il mercato del niente
Ci siamo, manca poco la pseudo-kermesse in salsa globale in scena a Milano, dal Maggio del corrente anno, sta per aprire i battenti. EXPO 2015, innovazione, tecnologia, nuove idee per un mondo diverso.
Questo è il pensiero di molti sull’evento mainstream dell’anno in Italia e anche nel mondo. Le esposizioni universali, retaggio anacronistico dell’età vittoriana recano in se tutto il pensiero stesso del processo della globalizzazione economica che ormai si è insediata prepotentemente nella nostra civiltà.
Sono passati più di 160 anni dalla prima esposizione universale tenutasi nell’apposito Crystal Palace presso Hyde Park a Londra. In 160 anni è inutile dirlo, il mondo è cambiato ed è stato rivoltato come un calzino: conflitti armati, guerre economiche e il tanto declamato “scontro tra civiltà”. Mega progetti, rendite milionarie e costi esorbitanti; per chi?
Lo smantellamento repentino di tutto il sistema pubblico e delle garanzie che ne derivano da questo tipo di welfare, ha avuto negli ultimi anni un’accelerata mostruosa. La tendenza infatti vede, in maniera ormai sempre più conclamata, l’utilizzo del privato in mancanza di investimenti concreti e seri da parte dell’ente pubblico di settore.
Barcacce e Barconi
“Il giro del mondo in 80 secondi”; non è la rivisitazione futuristica del capolavoro dell’avventuroso autore francese Jules Verne, è solamente l’intorno cronologico impiegato dai media di tutto il globo per mandare in scena in mondovisione lo scempio di Piazza di Spagna perpetrato da novelli barbari solo giovedì scorso come ricco e culturalmente impegnato (si fa per dire) antipasto del match di Europa League tra l’As Roma e il Feyenoord squadra di uno dei più importanti porti del mondo; Rotterdam.
La Sicilia, per diversi fattori socio-culturali resta una terra dal folklore ardito e da una passione difficilmente riscontrabile in altri luoghi. Quella stessa passione si riscontra nel dialetto, nella parlata locale. Espressioni colorite, spesso tese non a offendere ma a far riflettere e far scattare nella mente del diretto interessato una solta di dissertatio interiore. Nel dibattito socio-politico dell’isola ha trovato, purtroppo, posto in questi anni la base militare installata nel bel mezzo della Riserva naturale della sughereta di Niscemi (CL).
Quando un territorio rischia di “scomparire”: il caso SAT
Nella secolare guerra tra l’interesse privatistico (troppo spesso) delle cosiddette grandi opere e l’interesse collettivo rispetto ad un territorio e alle sue risorse utilizzabili nella sostenibilità più totale da chi quel territorio lo abita, da un po’ di anni possiamo sicuramente ascrivere una nuova conflittualità.
Un settore territoriale ampio, che abbraccia un area abbastanza estesa di circa 242 Km da Civitavecchia a Livorno.
I lavori per l’“ammodernamento” di questa antica via litoranea sono stati affidati alla SAT; Società Autostrada Tirrenica S.p.A. una società costituita nel 1968 a cui è stata per l’appunto affidata in concessione dallo Stato la costruzione e la gestione dell’Autostrada Livorno – Civitavecchia A 12.
Cause e concause che negli anni hanno portato alla nascita di un progetto simile, contro la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini che in quei 240 km abitano. I problemi interni al progetti sono tanti, soprattutto quando si parla di grandi opere da costi elevati e forse non giustificati a dovere.
Se Salvini varca i confini
Nel gioco dell’accattonaggio elettorale, tra un colpetto democristiano in salsa moderna e uno in salsa anni ottanta, emerge l’urlo (da paura, per chi crede che certi personaggi dovrebbero stare fuori dal dibattito socio-politico) di tal Matteo, non quello più “famoso” di Rignano, quello rude e spesso troppo intimidatorio; il Sìor Salvini.
La grande affermazione di Syriza, nei giorni passati, il grande risalto mediatico che questa bomba a orologeria ha creato nelle menti ben pensanti che pullulano in Europa, fa riflettere; è ovvio. La certezza che la Troika, grande spauracchio dei popoli europei, possa essere combattuta aleggia nei pensieri dei posti di comando di Bruxelles.
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