Nelle ultime settimane, la situazione è peggiorata: nonostante il ministero competente avesse sbloccato 19 milioni di euro (sui 28 totali) destinati al Teatro dell’Opera di Firenze, le casse della Fondazione del Maggio sono rimaste vuote. Casse vuote significa niente stipendio di dicembre 2014 né saldo della tredicesima. Inoltre, senza la notifica dell’arrivo dei fondi, il commissario Bianchi non ha neppure firmato la messa in mobilità degli esuberi annunciati a fine anno (leggi qui).
La situazione attuale, nel caso dovesse protrarsi ancora a lungo, come abbiamo spesso detto, porterà alla morte del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. E in caso di morte, si organizza un funerale.
Proprio per un funerale simbolico si sono ritrovati in Piazza Signoria i lavoratori e i sostenitori del Maggio Musicale Fiorentino. L’Slc-Cgil, dopo aver ritirato la firma dall’accordo sindacale di inizio mese ed aver organizzato uno sciopero (ben riuscito) per la giornata di giovedì 15 gennaio, ha organizzato un’assemblea permanente così da poter portare davanti a Comune, durante la seduta del Consiglio, Provincia e Regione le istanze dei lavoratori. Con uno striscione che annunciava l’imminente morte dell’ente culturale e corone di fiori a simboleggiare il lutto, i presenti hanno voluto ribadire come le politiche con cui il Maggio Musicale Fiorentino siano dannose per la città ma non solo.
Decine di persone rischiano di non poter più lavorare per il Maggio Musicale mentre la stessa Fondazione appalta servizi ad aziende esterne. Invece di prendere atto di quelli che sono stati i gravissimi errori del passato e provare ad elaborare una strategia che rilanci questo gioiello, prestando attenzione a lavoro e qualità, ancora la dirigenza non ha condiviso con i sindacati i dettagli del piano triennale che dovrebbe essere alla base del rilancio del Maggio.
Nel frattempo che si aspettano risposte alle tante domande poste, noi continuiamo a ribadire, assieme ai lavoratori del Maggio e ai tanti che amano il Teatro, che la cultura può davvero rappresentare una spinta propulsiva per far ripartire questo paese, che vive una profonda, profondissima, crisi, non solo economica ma anche culturale.
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