Pisa è una città fortemente antifascista, anche se oggi soffocata da abbagli piccolo-borghesi tende a non esternarlo come in passato. Il passato racconta di una dittatura ventennale che ha letteralmente squartato l’Italia, il passato narra che quelle idee qui sono state sempre respinte. La storia dell’antifascismo pisano è luminosa. Molti giovani pisani salirono sui monti per intraprendere la vita dei partigiani. I membri del CLN locale prendendo forza l’avvicinarsi di una liberazione della città sostengono l’attivismo giovanile per combattere il cancro che attanagliava la penisola. Tra i capi delle bande partigiane si ricordano Franceschi, Cecchini i quali in quella caldissima stagione di lotte diedero tanto alla causa.
Pisa ebbe da sempre una forte componente anarchica, forse influenzata dalla vicinanza dell’ideologia proveniente dalle apuane. Seguaci di Bakunin che tra difficoltà di comunicazione determinate dal controllo del regime provavano a scambiarsi messaggi e coordinarsi sulle azioni da intraprendere.
Il sentimento antifascista a Pisa non si ferma con la fine della guerra di liberazione, cresce e continua negli anni successivi. Gli anni delle lotte giovanili sono un esempio tangibile, Franco Serantini il non plus ultra di quello che significa antifascismo, il fattaccio che dovrebbe fare scuola ed essere da monito per mai più ripetere quegli abomini. Franco ucciso il 7 Maggio 1972 da un pestaggio poliziesco dopo aver partecipato ad un corteo “a tema” antifascista.
Ecco è proprio qui il punto; le istituzione oltre a praticare il 25 Aprile e il suo significato mediatico più che simbolico, oggi praticano l’antifascismo?
La memoria In Italia resta piuttosto corta questo è un fattore evidente, ma rimane inammissibile il fatto che la Costituzione della nostra Repubblica, per meglio dire la Repubblica stessa emblemi entrambi della lotta al fascismo non diano tutele se non troppo aleatorie, rispetto al problema stesso. La deriva è dietro l’angolo ed in parte la stiamo subendo già. L’onda nera di risacca si è mescolata al leghismo 2.0 propagandato da Salvini, gli effetti li stiamo vedendo (il presidio romano del 28 Febbraio ne è un esempio). Sia chiaro anche in quell’occasione lo spirito antifascista ha superato di gran lunga il sentimento di odio della piazza salviniana anche se la copertura mediatica è stata quasi tutta per i fascio-leghisti (lega, Casa Pound, Fratelli d’Italia). La risposta a questa scelta dei media è semplice: l’”opposizione” salviniana legittima Renzi e le sue scelte e per tutto ciò si preferisce dare spazio ai beceri e ignoranti colori di quella piazza piuttosto che alle 35 mila anime scese a Roma in quella giornata per gridare al mondo che Roma resta meticcia, che Roma resta antifascista.
Il fascio-tour ha visto quindi una delle sue tappe, o per meglio dire, voleva includere nelle sue tappe la città di Pisa. L’iniziativa è stata lanciata da Ronin Pisa, un sedicente gruppo(?) di seguaci di Casaggì Firenze vicino quest’ultimo a Casa Pound, l’evento tra i firmatari vedeva anche la presenza di Fratelli d’Italia.
L’antifascismo pisano si è svegliato in maniera vigorosa, in pochi giorni un tam-tam di assemblee, momenti concertativi per decidere come “accogliere” questa sgradita presenza. Pisa ha lanciato la sua contropiazza, proprio nel luogo individuato dalla manifestazione nera. Quest’ultima è stata costretta ad abbandonare l’idea di sfilare in quel luogo, e il presidio antifascista si è dirottato verso Piazza XX Settembre, la piazza del Palazzo di città.
Il presidio è stato animato da una componente abbastanza eterogenea, che vedeva la presenza di partiti, associazioni e liberi cittadini uniti dallo spirito forte del sano principio antifascista. Solo nel tardo pomeriggio si è scoperto che la marcia dell’ “orgoglio tricolore” era stata spostata sul lungomare di Marina di Pisa, con tanto di foto sui social a testimoniarlo (scarsissima presenza come preventivato).
Tutto questo può sinceramente bastare? La domanda è spontanea, come spontanea è la risposta. Non è infatti più possibile che si rispolveri la cara e vecchia bandiera dell’antifascismo solo quando qualcuno minaccia l’ingresso in città. Il fascismo, le sue declinazioni esistono piaccia o no; non è purtroppo una categoria superata.
Testimonianze attive di quanto sopra affermato sono sotto gli occhi di tutti. Uomini e donne, uccisi per aver combattuto l’ideologia nera e l’odio da essa propagandata. Serantini, Giorgiana Masi, Valerio Verbano, Dax e molti molti altri.
Dax, Davide Cesare, proprio lui scomparso in quel tragico 16 Marzo 2003, dodici lunghi anni fa. Ucciso all’esterno del centro sociale autogestito O.R.So a Milano. La ferita è ancora aperta e combattere il fascismo oggi significa far continuare a vivere tutte quelle persone che hanno dedicato la loro esistenza per estirpare questo male. L’antifascismo non può essere quindi un mero compendio da seminari universitari, l’antifascismo va praticato, partendo dal basso, partendo dalle scuole. La diffusione della cultura, una cultura che porti alla solidarietà ad uno spirito collettivo oggi perso; armi potenti per cercare di arginare un fenomeno purtroppo mai estinto. Chiudo citando un gruppo musicale che dell’antifascismo ha fatto la sua bandiera da vent’anni; i 99 Posse. Il gruppo napoletano durante un loro concerto per ricordare Dax dichiararono: “diffondere cultura popolare è la soluzione, per far si che quei sacrifici non siano vani, Il fascismo si annida nell’ignoranza, la cultura alimenta la ragione.”
Dax, Giorgiana, Franco, Valerio, Giuseppe e tutti gli altri morti ammazzati. Difendere le loro idee; le nostre idee è un dovere per guardare sempre da una prospettiva diversa rispetto alla natura distorta del pensiero fascista.