La storia, la storia che ormai è parte di tutti noi, le testimonianze di uomini che hanno combattuto, lottato, sacrificato le loro vite in nome della libertà e della giustizia, non deve essere dimenticata, né può essere cancellata. È vero, l’abbiamo mortificata, stiamo distruggendo pezzo dopo pezzo tutte quelle conquiste che con il sangue i nostri bisnonni, i nostri nonni ci hanno donato, pagandole a caro prezzo.
Le voci vivide degli attori in scena si alternavano nel leggere comunicati delle forze armate o nel raccontare le struggenti ma non rassegnate, testimonianze e storie di giovani partigiani di Vicchio, uccisi nel marzo del ’44, come quella di Targetti, le cui parole, le cui lettere, il cui coraggio indomito di fronte alla morte ci innescano una rabbia e un orgoglio che raramente riusciamo a provare: rabbia per ciò che questi uomini hanno dovuto subire, orgoglio nel renderci conto che nel nostro sangue non sgorga soltanto il marcio dell’umanità peggiore ma anche il valore di quella migliore e più bella. E si accende un po’la speranza, perché sappiamo che sono esistiti anche uomini del genere e che forse, in un futuro magari troppo lontano, ne esisteranno di simili.
La giostra delle voci degli attori – a volte fredde come lame d’acciaio, a volte strazianti, altre tenere, altre rabbiose per ridare fiato ai sentimenti più svariati, all’imperturbabilità, la paura, il coraggio, la forza, dei personaggi, alla rabbia impotente, all’angoscia, al tenero affetto che emerge dalle lettere ai cari, alla famiglia – era intervallata o a volte accompagnata dalle percussioni di Andrea Laschi e dalla chitarra e soprattutto dalla voce potente e incredibilmente intensa di Letizia Fuochi, capace di rendere vive le parole dei canti ( “Bella Ciao”, “i ribelli della montagna”, “Fischia il vento”, Cantata di Berto”..).
Tra le letture, oltre alle testimonianze dei condananti a morte, anche la storia dei Fratelli Cervi ha lasciato la sua forte e indelebile impronta. Così come la lettura di “Odio gli indifferenti”, di Gramsci o delle poesie di Calamandrei (“In ricordo della madre”, “Camerata Kesselring”, “Epigrafe”..) e i suoi discorsi sulla Costituzione, che mai come oggi sarebbe importante ricordare, non solo il 25 aprile, ma ogni giorno della nostra vita.
La serata si è conclusa con l’immancabile canzone “El pueblo unido”, cantata, oltre che dalla sublime voce di Letizia, anche dal coro dagli attori e anche dal pubblico, trascinato dalle emozioni lo spettacolo ha saputo regalare.
In quelle quasi due ore il popolo (per lo meno il “popolo del pubblico”) si è sentito davvero unito, parte di un “sogno comune”, di una storia comune, ha sentito sue quelle vite spezzate ma che rivivono nei suoi ricordi e che riaccendono la voglia di trovare quella stessa forza e quella stessa convinzione, la voglia di lottare per un presente e un futuro migliore. Forse quella forza non riusciremo a trovarla, spenta e svilita, ma non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti. Dobbiamo vivere ed essere partigiani, ogni giorno della nostra esistenza, nel nostro piccolo o grande ruolo che copriamo: “”l’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita (…) è il peso morto della storia (…) Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia. Odio gli indifferenti”.
Se ci assiste davvero la memoria potremo capire come il riscatto del mondo, come la conquista di ciò che è giusto, potrà avvenire soltanto lottando, soltanto partecipando a ciò che ci accade intorno, capirlo e combattere per correggerlo, soltanto ricordando l’entusiasmo e gli ideali e la speranza di quegli uomini, capaci di “resistere” di fronte al male del mondo, e di non rassegnarsi di fronte ad esso, e che con quello spirito indomito, carico di speranza e di senso di unità, di giustizia e di desiderio di libertà lo hanno spazzato via. Non del tutto, il male nel mondo rimane e rimarrà sempre. Ma rimane anche la bellezza. La bellezza di questi uomini e queste donne, questi partigiani
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ORA E SEMPRE RESISTENZA
Immagine tratta da www.newnotizie.it