Sono nato a Firenze il 07-02-1990. Diplomato nel 2009 al Liceo Scientifico Guido Castelnuovo, frequento a tutt’oggi la Facoltà di Ingegneria, e sono iscritto al corso di Laurea in Ingegneria Civile. Sono rappresentante degli studenti del corso di laurea e della facoltà. I miei interessi sono la politica, il cinema, la letteratura e il buon vino.
Michael Moore dopo sei anni lontano dal grande schermo torna al cinema solo per tre giorni in Italia con Where to invade next?. Il nuovo documentario lanciato al Toronto Film Festival, è stato candidato all’Oscar per il miglior documentario senza però ricevere l’ambito premio. A differenza dei precedenti film è, sì anche questo una forte critica agli Stati Uniti, ma si nota un maggiore amore verso la sua terra.
La Bella Gente
Al festival del film italiano di Annecy, sei anni fa vinceva il Gran Premio un film che fino ad oggi non era mai uscito nelle sale: La Bella Gente. L’intenzione del film è quella di scuotere la coscienza ben pensante del paese, forse proprio per questo la sua uscita è stata molto travagliata.
Al centro del film come in tutta la trilogia (Gli Equilibristi e I Nostri Ragazzi) sta la rappresentazione della famiglia, stavolta una famiglia medio-alto borghese di sinistra che si confronta con l’immigrazione e la prostituzione. La madre (Monica Guerritore) è la direttrice di un centro contro la violenza sulle donne che vede in Nadja (Victoria Larchenko) la possibilità di riuscire a cambiare il destino di una persona con la sola forza personale invece di affidarsi a delle strutture organizzate. Il padre (Antonio Catania) è un “comunista” come lo definisce un altro personaggio del film, che non si impegna più se non nel riuscire ad accontentare i capricci della moglie. Il figlio (Elio Germano) è un ragazzo di sinistra, più negli ideali che nella pratica, che vede in Nadja l’evasione sessuale dal rapporto con la propria ragazza.
Di Lorenzo Palandri e Chiara Del Corona
Quando c’era Marnie
Lo studio Ghibli torna a presentare nelle sale il suo nuovo (e forse ultimo) lavoro. Lo studio, dopo la cattiva accoglienza per “La storia della Principessa Splendente” di Takahata e l’addio (?) di Hyaio Miyazaki sembrava essere in procinto di chiudere i battenti; tuttavia con “Quando c’era Marnie” ci ha regalato un’altra piccola perla che ha riscosso delle buone critiche ed anche un notevole incasso.
Seppure non ai livelli del maestro Miyazaki, anche Hiromasa Yonebayashi mostra di aver imparato la lezione del suo mentore, creando immagini di grande impatto visivo, ricche di dettagli molto curati; le piccole gocce che scorrono sui pomodori, le increspature del lago, i disegni dipinti dalla protagonista, le ampie vedute paesaggistiche e i particolari dell’arredamento domestico, sembrano così reali da farci quasi dimenticare che si tratta di un film di animazione.
Ex machina
Alex Garland esordisce con il suo primo film, Ex machina, un film di fantascienza. Garland ci ha già regalato molte sceneggiature divenute dei cult per appassionati del genere horror, come 28 Giorni Dopo e 28 Settimane Dopo, ma anche sceneggiature per film drammatici come Non Lasciarmi, tratto dal romanzo omonimo di Kazuo Ishiguro. La prima prova alla regia però non è all’altezza dei precedenti film.
La domanda che il film si pone e a cui tenta di dare una risposta è formulata dal coprotagonista, Nathan Bateman (Oscar Isaac), durante uno dei suoi lunghi monologhi “La sfida non è agire automaticamente, è trovare un’azione che invece non sia automatica, che sia dipingere, respirare o parlare, o scopare, o innamorarsi”: se la sfida sembra essere posta alla macchina, vi state sbagliando, nella realtà del film la domanda è posta all’uomo.
Fuochi d'artificio in pieno giorno
A più di un anno dalla vittoria al festival di Berlino, esce in Italia il film di Yinan Diao. Pur essendo il primo film dell’autore che esce in Italia è già riuscito ad aggiudicarsi un incredibile Palmares a livello internazionale l’Orso d’Oro al miglior film e l’Orso d’Argento al miglior attore per Liao Fan.
Il film può essere annoverato nella categoria dei noir anche se solo in parte. I classici cliché del noir, infatti, sono presenti tutti: il poliziotto con problemi personali, relazionali e una forte propensione a bere; la femme fatale di cui il poliziotto si innamora;un assassino introvabile e spietato. Nessun personaggio è buono, tutti fanno il loro gioco ed anche il personaggio principale fin dalle prime scene ci mostra il suo lato peggiore.
The Babadook
Il film da poco uscito è l’opera prima di Jennifer Kent, con la quale la regista australiana si è aggiudicata molti premi, fra cui il miglior horror del 2015 della rivista Empire. Se leggendo qua e là si crede di trovarsi di fronte alla solita storia dell’uomo nero ci si sta sbagliando: infatti, pur attingendo molto dalla tradizione di film in cui i titoli noti sono Boogeyman e Hide and Seek (Qualcuno nel Buio), il film è un mix molto ben azzeccato di paura, thriller psicologico e dramma.
Come molti altre pellicole film del genere, anche questa è ambientata in una casa monofamiliare e i protagonisti sono una madre, ormai sola, e un bambino con problemi psicologici; fin qua tutto già visto ma l’autrice riesce a mixare al meglio le esperienze cinematografiche di altri autori. I rimandi infatti sono molti: oltre i titoli sopra citati, lungo tutta la durata del film il comportamento della protagonista rimanda a quello di Christian Bale in El Maquinista (L’uomo senza sonno), il fatto di soffrire di insonnia permette all’autrice di confondere per tutto il film lo spettatore, lasciando molti interrogativi che non verranno comunque risolti.
Intervista ad Alberto Ziparo, professione Associato UniFi
1) La regione Toscana ha approvato il PIT, quali sono i cambiamenti principali in gioco? E come cambia il ruolo dei progettisti e urbanisti dopo questa approvazione?
Gran parte del territorio toscano è tutelato, adesso: gli interventi devono seguire regole precise; inoltre si limiterà il consumo di suolo e si eviteranno peggiori disastri ambientali, anche con l’avvio del programma di risanamento idrogeologico. Ancora si supera la contrapposizione tra sviluppo e ambiente: oggi lo sviluppo può essere solo ecologico o sostenibile. Gli urbanisti devono saper assumere le dominanti paesaggistiche quali elementi distintivi e strutturanti del progetto. Per chi esce dalla scuola di Empoli questo non è certo un problema. Ma molti tecnici, anche già formati, devono rivedere e aggiornare il proprio background alla luce di tali innovativi caveat.
Ingegneria senza Frontiere (ISF) è un’associazione di volontari nata nel 1996 a Torino. A Firenze l’associazione si è formata nel 2002, partendo prima da un’esperienza di studenti universitari, per poi negli anni successivi aprirsi al mondo del lavoro. Oggi come oggi annovera fra i membri studenti, dottorandi, professori e professionisti appartenenti a diversi ambiti scientifici. Questo sembra andare in contrapposizione con il nome stesso dell’associazione, ma la parola "ingegneria" è intesa come scienza applicata, come si può leggere sul sito dell’associazione (www.isf-firenze.org). Nei 12 anni dalla nascita i volontari annoverano esperienze nelle più diverse zone del mondo, sia l’africa sub-sahariana che il medio oriente, ma monitorano spesso anche la situazione italiana. Un’attività che per loro
Il 9 gennaio nell’aula magna del plesso didattico di viale Morgagni si è tenuta l’iniziativa "PM2.5 Firenze: La sorveglianza della qualità dell’aria condotta dai cittadini".
Partiamo dalle fondamenta: il PM2.5 è un particolato fine inalabile, cioè un tipo di polvere capace di entrare nelle vie respiratorie e di depositare nei polmoni il materiale che assorbe durante il suo percorso all’esterno.
Piccolo gioiello della 70° mostra del cinema di Venezia, “L’arte della felicità”, primo lungometraggio di Alessandro Rak, riunisce in sé la visionarietà del cinema di animazione e la drammaticità di un film per adulti. L’opera nasce da un’idea di Luciano Stella che ne è anche il produttore, il quale si impegna da nove anni nell’organizzazione di un festival che porta lo stesso nome del titolo del film, in cui si incontrano personaggi che discutono sul complesso tema della felicità. Proprio da questi scambi nasce l’idea del film.
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