Domenica, 02 Novembre 2014 00:00

Venti garofani rossi

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“Venti garofani rossi”, venti anni di ricordi: da Pisa a Lisbona; l’intervista a Isabella Mangani e alla sua “compagnia”.

…Cosa potevo fare io a questo scopo? Da solo non avrei potuto farla, la rivoluzione mondiale, e nemmeno avrei potuto fare la rivoluzione totale nel paese in cui mi trovavo. Potevo solo lavorare, col massimo sforzo, per preparare questa rivoluzione. Le ho già spiegato come: combattendo le finzioni sociali con tutti i mezzi possibili; senza ostacolare la lotta, ma sostenendola, e facendo propaganda alla società libera, alla libertà futura, alla libertà presente degli oppressi; creando già, qualora fosse possibile, le basi della futura libertà
(F. Pessoa, Il Banchiere anarchico)

Nell’ambito del convegno sugli studi dell’ AISPEB (Associazione Italiana Studi Portoghesi e Brasiliani.) si è svolto nella serata di Giovedì 30 Ottobre nella location del Cinema Lumière uno spettacolo, significativo e coinvolgente interpretato con estrema bravura da Isabella Mangani e la sua “compagnia”. Artisti seri, preparati disponibili a colloquiare su varie tematiche; i quali per interessi personali convergenti hanno guardato al Portogallo.

Questo punto di vista unico, l’orizzonte collettivo accomunante ha portato alla realizzazione di questo spettacolo denominato “Venti garofani rossi”. Lo spettacolo svoltosi in una bella e partecipata cornice ha avuto il merito sicuramente di far riflettere su tematiche che restano vicine all’immaginazione odierna ma che a volte forse per la distanza (solo fisica) col Portogallo stesso; tendiamo quasi a dimenticare. Quello che fu la Revolução dos Cravos, le sue implicazioni geopolitiche non possono e non devono essere dimenticate; in tutto questo la grande opera di Tabucchi è servita e serve anche a costruire un ponte, un collegamento.

La genesi di questa storia è semplicemente un incontro. Accade che una traduttrice, un grafico e un’attrice, provenienti da luoghi differenti, un giorno aprono un libro intitolato “Sostiene Pereira”, affascinati dal contenuto decidono di rileggerlo, portarlo in scena. All’attrice diventata con studio e impegno scrittrice, al grafico “diventato” chitarrista e la traduttrice “divenuta” cantante, si affianca Felice maestro di Chitarra portoghese (Bandolim), quattro personaggi, per così dire in cerca di autore, parafrasando il grande Pirandello. Quell’autore, il grande Tabucchi merita a vent’anni dalla pubblicazione della sua opera e a due dalla morte un giusto riconoscimento, che parta anzitutto dal locale, la sua città Pisa.

Il progetto di lavoro viene portato avanti con successo e serietà e la serata del Lumière, quei dieci minuti di applausi fitti e incondizionati, sono la riprova più importante.
L’esibizione intrisa di sonorità portoghesi e italiane, tramite spunto artistico e letterario molto alto con forte pathos, lascia nell’animo di chi ascolta, vede e sente uno spirito di riflessione, uno spirito di ribellione.
Il Fado così ben rappresentato all’interno dell’opera è canto d’espressione, di sentimento. La musica unisce, crea i collegamenti tra il Portogallo del ’74, quello odierno, l’Italia e l’Europa.

Di seguito l’intervista con Isabella Mangani:

Isabella, perché il Portogallo?

La scelta del Portogallo verte soprattutto sul filo conduttore che lega Tabucchi, la sua opera a questo paese, sono una traduttrice è ho sempre ammirato la musica di strada portoghese all’interno del contesto urbano. Interesse che ha accomunato tutti i componenti che qui stasera nelle loro diverse forme racconteranno il messaggio dello spettacolo stesso. Il trovarsi assieme è dovuto poi all’importanza ricorrenza, il ventennale della pubblicazione di “Sostiene Pereira”.

Quanto è distante Il Portogallo dall’Italia e viceversa?

Si pensa spesso che le due realtà, a causa delle distanze fisiche reali siano piuttosto divergenti. È ovvio che il percorso storico è differente, ma il vissuto sociale tra Portogallo e Italia è molto comune, aldilà della medesima data della festa di liberazione nazionale, il 25 Aprile.

Come vedete il legame il legame tra musica popolare e cultura?

Questo spettacolo parla attraverso la musica, nelle sue espressioni più vicine a quelle che è il suo portato popolare. Canto popolare italiano, canto popolare portoghese si fondono in un’ideale integrazione culturale e sonora. L’esibizione inscena la bellezza e la passione stessa del Fado (e altri generi). Quest’ultimo è collocabile all’interno della grande tradizione popolare portoghese. Il Fado però è qualcosa in più è musica urbana, sviluppatasi sulla rotta transatlantica, a Coimbra e soprattutto a Lisbona. Il cantante, l’esecutore di queste sinfonie è soprattutto creatore di qualcosa di estemporaneo, espressione piena della cultura portoghese. I temi trattati possono essere diversi, dalle questioni amorose, dalle vicende di ogni giorno alle tematiche politiche stesse. Effetto quindi polifunzionale all’interno di un tessuto sociale complesso. La sua bellezza, la sua particolarità gli hanno garantito nel 2012 il titolo di UNESCO di patrimonio immateriale dell’umanità. Le musiche dello spettacolo, nella fattispecie non sono espresse con la ritmica del Fado, esse si ricollegano direttamente alle atmosfere del libro trattate.

Come hai conosciuto il Becco?

Sono venuta a conoscenza della rivista Il Becco tramite il lavoro di Sosteniamo Pereira (per il quale ho scritto anche un contributo, in merito a questa iniziativa). È molto importante collaborare con il blog e con la rivista poiché queste sono tematiche che portano a riflessioni e ad acquizioni di consapevolezza da parte di chi ascolta.

Si ringraziano per l’intervista tutti gli artisti partecipanti e creatori di questo spettacolo:

Isabella Mangani (cantante, traduttrice)
Felice Zaccheo (musicista, polistrumentista e maestro di Bardolim)
Simona Baldelli (attrice, drammaturga e scrittrice)
Stefano Donegà (musicista, maestro di chitarra classica)

Ultima modifica il Lunedì, 29 Gennaio 2018 11:32
Andrea Incorvaia

Nato a Locri (RC), il 28 Febbraio 1988, attualmente vivo per studio a Pisa. Sono un allievo specializzando presso la scuola di specializzazione in beni archeologici dell’Università di Pisa, dopo essermi laureato in Archeologia nel 2012. I miei interessi spaziano dall’ambito culturale (beni storico-archeologici soprattutto), alla tutela e alla salvaguardia del paesaggio. Svolgo attività politica nella città che mi ospita e faccio parte di un sindacato studentesco universitario.

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