Il nome dice già tutto: gli Etruschi from Lakota sono una band rock’nroll toscana, precisamente della zona di Castelnuovo val di Cecina\Pomarance, fortemente attaccata al loro territorio (ecco il perché dei “Lakota”). Simone alla chitarra, Diego al basso, Dario alla voce, Luigi alla batteria e Pietro alla chitarra acustica: cinque ragazzi che, dopo aver suonato insieme sin dall’adolescenza, decidono, due anni fa, di dare vita a un progetto “legato al cantautorato, serio e teso al professionismo”. Ad avere un ruolo importante in tutto ciò è l’incontro con Phonarchia dischi, che produrrà il primo album: “I nuovi mostri”.
L’album. Uscito il 21 gennaio 2013, “I nuovi mostri” affronta una moltitudine di tematiche nella maggior parte delle quali il “lato Lakota”, quello cioè paesano e provinciale, è il più presente: una serie di episodi (11 per la precisione) che richiama, non a caso, la satira e il grottesco dell’omonimo film a episodi del 1977. È ironico e divertente l’incontro e il confronto al tavolo del bar tra un pubblico ufficiale e un paesano qualsiasi che vengono raccontati in “Guerra tra poveri”. In “Una storia” e “Nessuno si muove” emergono invece, da una parte, il tema dell’ignoranza (anche qui provinciale) che genera ingiustizia e, dall’altra, l’assenza di welfare: ci si accorge facilmente come spesso le cose non funzionano come ce le sogniamo quando entriamo nel mondo del lavoro. “La politica ha fatto crack” è invece il ritornello che porta il messaggio de “Il politico alternativo”. E poi il pezzo più divertente e irrisorio del disco, “PMP (Panorama Musicale Provinciale)”: una sostanziale presa di giro diretta alle cover band che eliminano gli spazi a chi porta musica nuova. Una realtà che in Toscana si manifesta probabilmente più nelle zone di Lucca e Firenze che in quelle di Pisa e Livorno, secondo gli Etruschi: una realtà alla quale anche loro, vivendo in zone dove la distanza è cosa quotidiana, si sono dovuti abituare e che hanno dovuto affrontare di petto.
Il “Re dei giudei” è, viceversa, il brano più interessante da ascoltare e analizzare: “abbiamo cercato di re-interpretare Jesus Christ Superstar cambiando il messaggio e dicendo che Gesù era un Che Guevara del periodo: un Jesus Christ Rockstar”, ci raccontano loro.
L’impegno teatrale. Gli Etruschi from Lakota hanno scritto una colonna sonora per uno spettacolo teatrale sulla memoria e sul campo di concentramento di Roccatederighi: anche l’Italia ha dato “ospitalità” a quegli spazi che tanti ritengono una esclusività della Germania nazista. Per questo spettacolo gli Etruschi si sono ritrovati a suonare anche nel carcere di massima sicurezza di Volterra (i video del concerto si possono trovare su Youtube).
Il rapporto con la SIAE. “L’ultima cosa che fa la SIAE è tutelare” affermano gli Etruschi from Lakota. “Ci stiamo letteralmente arrovellando per capire in che cosa possa aiutarci nel nostro percorso musicale, ma non siamo ancora arrivati ad una risposta.”
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Immagine ripresa da www.priski.it