Perfino una testata storica come Dylan Dog, seconda per vendite solo all'inossidabile Tex Willer, ha dovuto fare i conti con la crescente disaffezione dei lettori, tanto da costringere la Bonelli Editore a correre urgentemente ai ripari. Il nuovo curatore della collana, Roberto Recchioni, ha annunciato che settembre sarà il mese della svolta per l'indagatore dell'incubo, e che a cambiare sarà soprattutto il modo di pensare e sviluppare le sue storie, per ritornare a quelle caratteristiche che hanno reso il personaggio un'icona e che nel tempo si sono smarrite per strada.
Già da alcuni anni la Bonelli sta cercando di tamponare l'emoraggia di lettori attraverso la proposta di nuove soluzioni editoriali, in qualche caso inedite per il mercato italiano, come le collane semestrali o dalla durata prestabilita, e i romanzi a fumetti autoconclusivi.
La crisi c'è ed è innegabile, e a farne le spese è soprattutto la produzione d'autore. Se le librerie presentano ancora, fortunatamente, un buon numero di titoli di qualità, nelle edicole il panorama è desolante.
A differenza di quanto accade in Giappone e nella vicina Francia, in Italia sono quasi completamente scomparse le riviste d'autore, ad eccezione dello storico Linus e delle "gemelle" Lanciostory e Skorpio (attive, rispettivamente, dal 1975 e dal 1977). Quest'ultime, in particolare, sono le uniche sopravvissute alla scomparsa delle cosiddette riviste-contenitore, cioè quelle riviste che presentavano antologie di fumetti di scuole anche molto differenti tra loro (latino-americana, franco-belga e, ovviamente, italiana), e rappresentano l'ultimo baluardo dei periodici antologici a fumetti.
La stagione delle riviste d'autore ebbe inizio nella seconda metà degli anni Sessanta per concludersi nel corso degli anni Novanta, e ebbe il suo apice negli anni Ottanta. Il panorama editoriale italiano offriva allora una varietà impressionante di titoli, da Orient Express a Frigidaire, da Eureka a Corto Maltese, solo per citarne alcuni. Sembra difficile immaginare che tanta ricchezza sia andata distrutta nell'arco di due soli decenni. Le riviste d'autore, oltre a far conoscere al pubblico italiano grandi autori internazionali, rappresentarono una vetrina e un trampolino di lancio per molti giovani artisti destinati a diventare esponenti del fumetto italiano conosciuti in tutto il mondo, come Guido Crepax, Carlo Ambrosini e Franco Saudelli.
Orient Express, pubblicata dal 1982 al 1985, ebbe vita breve ma si distinse per la forte attenzione dedicata al fumetto italiano, e per la volontà di dare spazio non solo agli autori già affermati ma anche alle nuove leve. Sulle sue pagine, infatti, le opere selezionate dei giovani più promettenti venivano pubblicate accanto a quelle di nomi illustri come Magnus e Attilio Micheluzzi, seguendo una politica profondamente innovativa per l'editoria dell'epoca. In quanto rivista prodotta quasi esclusivamente da artisti nostrani, contribuì senza dubbio alla creazione di una "scuola italiana" del fumetto, che allora si credeva inesistente, almeno nel senso più tradizionale del termine.
Gli aspetti più innovativi furono portati avanti da un'altra rivista di culto, Frigidaire, nata nel 1980 dal genio di cinque artisti: Tanino Liberatore, Andrea Pazienza, Massimo Mattioli, Filippo Scozzari e Stefano Tamburini. Libertà d'espressione era la parola d'ordine. L'artista non doveva trovare vincoli nella realizzazione delle sue opere, non esistevano censure nè diktat degli editori.
La rivista non si occupava soltanto di fumetti, ma anche di cultura e attualità, di guerra, sesso, prostituzione, mafia e AIDS (allora poco noto e non chiamato con questo nome). Gli articoli di Frigidaire trattavano volutamente argomenti scomodi per sovvertire il perbenismo e le facili morali, e costituiscono un interessante spaccato degli anni '80.
A fare da padrone erano però le sperimentazioni grafiche, intuibili già a partire dall'innovativo design della rivista. In un'incredibile mescolanza di linguaggi e stili, sulle sue pagine trovarono spazio le opere più diverse, dal più celebre personaggio di Pazienza, Zanardi, a Ranxerox di Liberatore, senza dimenticare il violentissimo e a tratti pornografico Squeak the mouse di Mattioli, che parodizza all'ennesima potenza l'eterno scontro tra gatto e topo costituendo una limpida fonte d'ispirazione per Grattachecca e Fichetto di Matt Groening.
Sfortunatamente, Frigidaire non fu immune al declino delle riviste d'autore e, dopo qualche tentativo di rimanere a galla rendendo la pubblicazione bimestrale, chiuse i battenti nel 2003, per riapparire come allegato staccabile di Liberazione a partire dal 2009.
L'unica rivista che per ora sembra resistere alla crisi è, paradossalmente, la prima ad essere stata pubblicata.
Linus apparve nelle edicole nel 1965 con l'obiettivo ben preciso di far riconoscere ai fumetti quella dignità e quello spessore culturale che non tutti, allora come adesso, riescono a percepire. Fu la prima rivista a fumetti espressamente pensata per un pubblico adulto e consapevole, disposto ad accettare l'importanza culturale e intellettuale delle opere rappresentate. Nel corso della sua lunga vita editoriale, Linus ha ospitato alcuni dei personaggi più noti del fumetto mondiale: i Peanuts, Valentina, Corto Maltese. L'unico criterio di selezione è sempre stato il valore delle singole opere.
Malgrado la sospensione temporanea per problemi economici nel maggio 2013, che ha scatenato l'insurrezione dei fan, la rivista ha ripreso regolarmente la pubblicazione a partire da luglio dello stesso anno. La speranza è che la fine di questo simbolo della cultura italiana, non solo fumettistica, sia stata scongiurata, e non solo rimandata di qualche anno.