Dazieri riesce a proporre un genere letterario considerato a prevalenza statunitense in chiave italiana, senza per questo provincializzare la trama o il profilo dei protagonisti. Per chi in questi anni ha avuto modo di apprezzare la scrittura di Donato Carrisi, sarà chiara la differenza nello stile di creazione dello scenario in cui si districa la trama, tra l’altro permettendo di tracciare uno sfondo sociale e storico che trasuda coscienza politica e consapevolezza sociale.
Quella che va in scena è un’Italia non idealizzata, dove le apparenze e il buon senso diffuso spesso vanno nella direzione errata, in cui si confondono le categorie di bene e male su un sostrato di marcio cresciuto all’ombra di un contesto in cui opinione pubblica e informazione sono tutt’altro che parti sane del paese.
La lettura coinvolge ed è di quelle che tiene svegli la notte, a qualsiasi costo. Uccidi il padre ha il solo difetto di farsi leggere troppo velocemente, così basta un viaggio di un regionale Firenze-Roma e ritorno per consumare le oltre 500 pagine del volume.
Correte a conquistarvi una prima edizione della nascita di Colomba e Dante, che si spera torneranno ad affrontare gli orrori del presente con la stessa forza di volontà, con la loro ricerca di una giustizia disperata, perché diversa da quella a cui si è abituata una società fondata su facili moralismi e sull’illusione che il sistema funzioni.
Sono pochi gli autori che possono gestire una tecnica così raffinata e mantenere un rapporto saldo con il presente e il reale.
Uccidi il padre non è un libro di caccia al serial killer, è la discesa di due protagonisti sotto la superficie della quotidianità, che si ritrovano ad affrontare gli spettri del passato che rimangono alla base di ciò che muove la società del presente.
Un ritmo adatto anche al grande schermo, uno stile di scrittura efficace, una costruzione della trama che recupera la migliore tradizione del genere.
Riuscire a costruire dei personaggi che non facciano rimpiangere il Gorilla? Impossibile, ho pensato acquistando il volume, senza voler credere ai librai di cui solitamente mi fido. La soddisfazione di essere stato smentito.
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