Sabato, 05 Luglio 2014 00:00

Uccidi il padre - Il thriller di Dazieri da non perdere

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Dimenticatevi il Dazieri che avete conosciuto e riscoprite le capacità di scrittura di uno dei migliori autori italiani contemporanei, declinate in forma di thriller.

Una discesa nell’incubo di Colomba e Dante, i due protagonisti di una lunga trama che si fa sempre più coinvolgente e riesce a declinarsi in un contesto non banale né limitato. Lei agente in aspettativa che cerca di capire se sarà ancora in grado di riprendere la propria vita dopo il Disastro. Lui, che sopravvive tenendo insieme la propria fragilità dopo essere cresciuto in completo isolamento (rapito), con le capacità deduttive dei migliori investigatori ma con altrettanti complessi.

L’orrore del passato che si mescola con quello presente, avvolto in una sana dose di mistero da districare: gli elementi classici del thriller tenendo lontano gli elementi del noir o del pulp.

Dazieri riesce a proporre un genere letterario considerato a prevalenza statunitense in chiave italiana, senza per questo provincializzare la trama o il profilo dei protagonisti. Per chi in questi anni ha avuto modo di apprezzare la scrittura di Donato Carrisi, sarà chiara la differenza nello stile di creazione dello scenario in cui si districa la trama, tra l’altro permettendo di tracciare uno sfondo sociale e storico che trasuda coscienza politica e consapevolezza sociale.

Quella che va in scena è un’Italia non idealizzata, dove le apparenze e il buon senso diffuso spesso vanno nella direzione errata, in cui si confondono le categorie di bene e male su un sostrato di marcio cresciuto all’ombra di un contesto in cui opinione pubblica e informazione sono tutt’altro che parti sane del paese.

La lettura coinvolge ed è di quelle che tiene svegli la notte, a qualsiasi costo. Uccidi il padre ha il solo difetto di farsi leggere troppo velocemente, così basta un viaggio di un regionale Firenze-Roma e ritorno per consumare le oltre 500 pagine del volume.

Correte a conquistarvi una prima edizione della nascita di Colomba e Dante, che si spera torneranno ad affrontare gli orrori del presente con la stessa forza di volontà, con la loro ricerca di una giustizia disperata, perché diversa da quella a cui si è abituata una società fondata su facili moralismi e sull’illusione che il sistema funzioni.

Sono pochi gli autori che possono gestire una tecnica così raffinata e mantenere un rapporto saldo con il presente e il reale.

Uccidi il padre non è un libro di caccia al serial killer, è la discesa di due protagonisti sotto la superficie della quotidianità, che si ritrovano ad affrontare gli spettri del passato che rimangono alla base di ciò che muove la società del presente.

Un ritmo adatto anche al grande schermo, uno stile di scrittura efficace, una costruzione della trama che recupera la migliore tradizione del genere.

Riuscire a costruire dei personaggi che non facciano rimpiangere il Gorilla? Impossibile, ho pensato acquistando il volume, senza voler credere ai librai di cui solitamente mi fido. La soddisfazione di essere stato smentito.

Immagine ripresa liberamente da www.youtube.com

Ultima modifica il Domenica, 28 Gennaio 2018 15:36
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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