Il fascismo ha saputo esprimere il peggio di alcune persone, senza però inventare niente. Il terzo volume del Sole dell’Avvenire di Valerio Evangelisti conclude un’epopea popolare in cui ogni semplificazione viene annientata. Le classi dominanti scrivono troppo spesso le interpretazioni del passato, mentre Nella notte ci guidano le stelle prosegue la narrazione di gesta proletarie, esemplari quanto semplici (sulla carta). L’espressione di un coraggio che nasce da forme diverse di amore e dignità.
Non è facile muoversi in decenni di oscura repressione, con una dittatura priva di riferimenti ideologici, tutti ridotti alla sola sete di potere, alimentata da compiacenti proprietari terrieri ed industriali, spaventati dal possibile sorgere di una nuova epoca.
È il volume più difficile della trilogia, che ci parla di un tempo sufficientemente familiare alla nostra memoria per poterci mettere a disagio.
Attorno al periodo storico affrontato in questo libro va avanti da tempo un inutile dibattito: le rivolte durante il ventennio fascista furono di matrice sociale o avevano anche valenza politica? Come se ognuno di noi fosse in grado di separare con facilità e lucidità le diverse motivazioni che ci spingono nelle nostre scelte.
La fine del Sole dell’Avvenire conclude una parabola del socialismo impossibile da rintracciare dal secondo dopoguerra, per come siamo abituati a guardarci indietro. Diamo per scontato il passato, sterilizzandone ogni possibile utilità. Dimentichiamo chi ha ascoltato le "grida oscene" della barbarie e non riusciamo a commuoverci per quell’impeto con cui ci si opponeva alla peggiore oscurità, cantando “morte alla morte, morte al dolor!”.
Con la solita attenzione ai dettagli e lucidità storica Valerio Evangelisti è impietoso rispetto alle divisioni della galassia antifascista, comunista, anarchica e socialista. Attraversa le diverse forme di risposte all’ascesa di Mussolini, indaga le motivazioni che portarono alcuni socialisti ad indossare la camicia nera, passa per i circoli di esuli a Parigi e con impressionante coraggio si immerge nella quasi incomprensibile lacerazione che divise la Spagna, durante l’ascesa di Franco.
L’imponenza della trilogia del Sole dell’Avvenire merita studi, analisi e convegni, che infine potrebbero rivelarsi di dubbia utilità se non vivessero questi romanzi come preziosi spunti, per volgere lo sguardo alle proprie spalle con il giusto atteggiamento. Nel rugby si usa l’espressione “andare avanti guardando indietro”. La possibilità di lottare per le proprie idee è un privilegio consegnatoci dal “quarto stato” che marciò contro la determinazione della borghesia tra la fine del XIX secolo e il XX.
La lotta di classe è sopravvissuta a due guerre mondiali, per poi impantanarsi in un lungo arco di tempo, a cui però Evangelisti non è interessato come autore letterario.
“Non voglio toccare temi che riguardino la mia stessa biografia (sono nato nel 1952). Non sarei sereno e distaccato il necessario dalla materia” (intervista a SetteSere).
Forse è impossibile ritrovare un’epica autentica durante la propria contemporaneità, per chiunque ed in qualsiasi tempo. Anche perché sono pochissime le persone in grado di ricercare la verità senza rassegnarsi al cinismo, come invece riesce a fare Valerio Evangelisti.
Evitare mitologie di propaganda ed accettare la bellezza per i limiti che ha, ritrovandola nei gesti delle prostitute ravennati, nel coraggio di chi rimane vittima sotto qualsiasi regime (prima, durante e dopo il fascismo).
La trilogia si chiude nel modo meno rassicurante, anche se non è l’autore a deciderlo, ma il nostro presente.
Libri come questo sono rari ed esigono di essere utilizzati nel migliore dei modi.
Il Sole dell'Avvenire, gli altri due romanzi:
Sul primo volume: Vivere lavorare o morire combattendo.
Sul secondo volume: Chi ha del ferro ha del pane.