Lunedì, 20 Ottobre 2014 00:00

Riprendere Marx per evitare la rovina comune

I primi giorni dello scorso anno, commentando su queste pagine l'avvio dell'avventura elettorale con Ingroia (qui), provavo a proporre ai potenziali interlocutori che la questione, al di la delle tattiche elettorali, era altra e ci costringeva a tentare di tornare a discutere con Marx. Nonostante una serie di interventi, alcune iniziative di confronto e seminariali, mi sembra che da un po' di tempo si sia caduti, su questo, in una fase di stanca.

Vorrei proporre di riprendere un dibattito secondo me vitale. Ripropongo un approccio a Marx un po' (tanto) rozzo ma che spero sia capace di produrre reazioni. So che Marx è un autore complesso, che sulla sua opera c'è un dibattito mai concluso e iniziato prima che egli morisse: tuttavia non mi pare arbitrario sostenere che ci sia, nella sua riflessione e nella sua produzione, una effettiva coerenza e che invece chi ha tentato di rilevarne contraddizioni sostanziali non abbia avuto ragione.

Pubblicato in Sinistre
Mercoledì, 19 Marzo 2014 00:00

Le cinque bandiere di Andrea Montagni

Via dei Conciatori è una stretta strada dietro alla più conosciuta piazza Santa Croce. La prima volta che ci sono andato avevo 17 anni, era l’estate del 2006. Tentai di iscrivermi a Rifondazione Comunista. Senza successo. Avrei dovuto aspettare il dicembre dello stesso anno.

Nel 2012 sono stati sgomberati i locali occupati 32 anni prima da Democrazia Proletaria e dai marxisti leninisti, di cui faceva parte Andrea Montagni.

Ho sempre vissuto quelle stanze in modo negativo, attraversate da continui litigi e da una fase discendente, che è passata per la Sinistra l'Arcobaleno e dura ancora oggi.

Nel libro “Le cinque bandiere” ricorrono costantemente protagonisti e luoghi (o eventi) che richiamano l'oggi.

Pubblicato in Umanistica e sociale
Giovedì, 20 Febbraio 2014 00:00

Per un Peppone qualsiasi, 20 figurine rarissime

Un posto che ben conosco, dove la nebbia quando picchia, picchia duro, e il sole estivo scalda troppo i campi lavorati, dove il fiume nel suo grande letto scorre lento vicino ai pioppi ben radicati sulla riva a difesa degli argini, così come sono profonde le radici del passato e che di tanto in tanto fanno ancora capolino con orgoglio, quasi un senso fiero di appartenenza. Dove guardando verso le colline e verso ai monti ognuno ha un nonno, uno zio un cugino un amico, un ceppo una lapide per ricordare. Orgoglio di appartenere alla razza di Picelli, di quelli che "i fascisti nell’oltre Parma” non sono mai entrati, fieri di essere quelli dei “fratelli Cervi” e dei moti di Reggio Emilia, tanto è tutta la stessa terra, Parma, Reggio la bassa dei culatelli, dei GAP, delle Officine Meccaniche Reggiane, delle prime bande partigiane. Che alla fine della guerra comunque saranno tanti, quasi 11 mila 

inquadrati in cinque divisioni, su territorio che và dalla Cisa sino ai confini di Modena e in tutta la pianura sino al Po.

Comunisti di pancia e per cultura, ma nello stesso tempo un po’ anarcoidi nel pensiero e nei comportamenti, di quelli che la vita in qualche modo deve essere goduta e condivisa con gli altri, tra lambrusco, tortellini e spalla cotta visto che il sudore della fronte è tanto. Di quelli che non sanno odiare l’avversario, basta che siano galantuomini, tanto la fatica accomuna tutti, rossi e bianchi anarchici, internazionalisti e magari anche qualche democristiano.

Pubblicato in Sinistre
Domenica, 29 Dicembre 2013 00:00

Sul carteggio tra Bettini e Ingrao

Io sento penosamente la sofferenza altrui: dei più deboli, o più esattamente dei più offesi. Ma la sento perché pesa a me: per così dire, mi dà fastidio, mi fa star male. Quindi, in un certo senso, non è un agire per gli altri: è un agire per me. Perché alcune sofferenze degli altri mi sono insopportabili. [Pietro Ingrao]

 

«Un sentimento tenace. Riflessioni sulla politica e sul senso dell'umano» è un breve carteggio tra Goffredo Bettini e Pietro Ingrao pubblicato per le edizioni Imprimatur. Il titolo è assolutamente appropriato, dato che coinvolge le ragioni profonde del far politica.

Pubblicato in Umanistica e sociale
Domenica, 15 Settembre 2013 00:00

Stalin e Unione Sovietica (1922-53) - [parte 4/9]

4. Il PCUS e le tre fasi dell'epoca staliniana

Credo che la sfiducia nella vittoria dell'edificazione del socialismo sia l'errore fondamentale della nuova opposizione. Questo errore è, secondo me, fondamentale, perchè da esso derivano tutti gli altri errori della nuova opposizione. Gli errori della nuova opposizione circa le questioni della Nep, del capitalismo di Stato, della natura della nostra industria socialista, della funzione della cooperazione in regime di dittatura del proletariato, dei metodi di lotta contro i kulak, della funzione e del peso specifico del contadino medio, tutti questi errori derivano dal primo errore fondamentale dell'opposizione, dalla sfiducia nella possibilità di condurre a termine l'edificazione di una società socialista con le sole forze del nostro paese.
(Stalin, dall'opera Questioni del leninismo, lezioni tenute all'Università Sverdlov nell'aprile 1924)

Pubblicato in Umanistica e sociale

 La costruzione del socialismo tra le macerie e i fascismi

Voi sapete che abbiamo avuto in eredità dal passato un paese arretrato dal punto di vista tecnico, un paese povero e rovinato. Un paese rovinato da quattro anni di guerra imperialista, rovinato più ancora da tre anni di guerra civile, un paese con una popolazione semianalfabeta, con un basso livello tecnico, con qualche oasi industriale isolata, sommersa in un mare di piccole aziende contadine: ecco il paese che abbiamo ricevuto in eredità dal passato. Il problema consisteva nel far passare questo paese dal binario del medioevo e delle tenebre al binario dell'industria moderna e dell'agricoltura meccanizzata. Problema importante e difficile, come vedete. La questione si poneva in questi termini: o risolviamo questo problema entro il termine più breve e consolidiamo il socialismo nel nostro paese, o non lo risolviamo, e allora il nostro paese, debole tecnicamente e arretrato dal punto di vista della cultura, perderà la sua indipendenza e si ridurrà a essere una posta del gioco delle potenze imperialiste.
(Stalin, Discorso nel palazzo del Kremlino per la promozione degli allievi dell'accademia dell'esercito rosso; 4 maggio 1935)

Pubblicato in Umanistica e sociale

Il problema ideologico alle origini dell'URSS

Che cosa è dunque, in ultima analisi, il leninismo? Il leninismo è il marxismo dell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare. Marx ed Engels militarono nel periodo prerivoluzionario (ci riferiamo alla rivoluzione proletaria), quando l'imperialismo non si era ancora sviluppato, nel periodo di preparazione dei proletari alla rivoluzione, nel periodo in cui la rivoluzione proletaria non era ancora diventata una necessità pratica immediata. Lenin invece, discepolo di Marx e di Engels, militò nel periodo di pieno sviluppo dell'imperialismo, nel periodo dello scatenamento della rivoluzione proletaria, quando la rivoluzione proletaria aveva già trionfato in un paese, aveva distrutto la democrazia borghese e aperto l'era della democrazia proletaria, l'era dei Soviet. Ecco perchè il leninismo è lo sviluppo ulteriore del marxismo.
(Stalin, dall'opera Questioni del leninismo, lezioni tenute all'Università Sverdlov nell'aprile 1924)

Pubblicato in Umanistica e sociale

Con il seguente articolo inizieremo una serie di nove pubblicazioni su Stalin e l'Unione Sovietica. L'intento dell'autore è quello di affrontare in maniera critica una delle pagine più strumentalizzate della storia del comunismo, cercando di mettere da parte umori e pregiudizi per lasciare posto ad una seria analisi ed interpretazione storica. Il lavoro sarà così articolato:

Premessa
1. Il problema politico-storiografico
2. Il problema ideologico alle origini dell'URSS

Pubblicato in Umanistica e sociale

"..Poiché anche solo nella minima manifestazione di una qualsiasi attività intellettuale, "il linguaggio", è contenuta una determinata concezione del mondo, si passa al momento della critica e della consapevolezza, cioè alla questione: è preferibile "pensare" senza averne consapevolezza critica, in modo disgregato e occasionale, cioè "partecipare" a una concezione del mondo "imposta" meccanicamente dall'ambiente esterno, a cioè da uno dei tanti gruppi sociali nel quale ognuno è automaticamente coinvolto fin dalla sua entrata nel mondo cosciente (...) o è preferibile elaborare la propria concezione del mondo consapevolmente e criticamente e quindi, in connessione con tale lavorio del cervello, scegliere la propria sfera di attività, partecipare attivamente alla produzione della storia del mondo, essere guida di se stessi e non già accettare passivamente dall'esterno l'impronta alla propria personalità?

Pubblicato in Umanistica e sociale

Nel dibattito politico attuale in corso a sinistra del PD c'è tantissima confusione e molta approssimazione. Purtroppo il grado di degenerazione tra i comunisti dipende in prima misura da uno degli errori storici del Partito della Rifondazione Comunista, ossia dal fatto di non aver dato attenzione con la dovuta organicità, negli oltre 20 anni della sua esistenza, al settore della formazione culturale-ideologica dei militanti.

Pubblicato in Sinistre
Pagina 3 di 3

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.