Il 12 Settembre 1962 John F. Kennedy pronunciò uno dei suoi discorsi più famosi, quello “della Luna” in cui diceva:
“We choose to go to the moon. We choose to go to the moon in this decade and do the other things, not because they are easy, but because they are hard, because that goal will serve to organize and measure the best of our energies and skills, because that challenge is one that we are willing to accept, one we are unwilling to postpone, and one which we intend to win, and the others, too”1
Chiaramente era un discorso per galvanizzare una nazione che arrancava nella corsa allo spazio dietro all’Unione Sovietica, ma era anche un discorso che poneva un obiettivo ambizioso, una scadenza temporale precisa ("this decade") e non faceva sconti sulla difficoltà e sulle motivazioni che stavano dietro a quella scelta.
Tutti sappiamo com’è andata poi la storia: nel 1969 l’uomo è arrivato sulla Luna e da allora le esplorazioni spaziali sono proseguite fino all’inaugurazione della stazione spaziale internazionale in costante orbita intorno alla Terra. Oggi gli astronauti sono star e l’astronomia viene considerata una scienza in cui investire milioni e milioni di euro o dollari. Ci facciamo prendere dall’entusiasmo quando vediamo il Mars Rover inviare immagini dal Pianeta Rosso, ci galvanizziamo alla scoperta del nostro sistema solare gemello Trappist-1 e veniamo sommersi da film su viaggi interplanetari, intergalattici o che parlano di incontri alieni.
Eppure sono sicuro che solo pochi sono consapevoli al 100% della missione della ISS o di quanti satelliti artificiali orbitano intorno alla Terra, né di quanti telescopi sono puntati in giro per l’Universo e, soprattutto, il motivo di questa immane ricerca. Siamo semplicemente affascinati dall’idea della scoperta avventurosa, come i vari Cristoforo Colombo, Magellano, Amerigo Vespucci del XV e XVI secolo, oggi guardiamo fuori dal nostro pianeta per cercare altri mondi da scoprire. E proprio su questa nostra fascinazione ancestrale gioca l’eccentrico Elon Musk!
Pensateci bene: un miliardario “normale” avrebbe semplicemente messo a disposizione delle agenzie spaziali finanziamenti o avrebbe proposto una collaborazione, non si sarebbe mai sognato di fondare un’azienda apposita per viaggiare nello spazio (SpaceX), noleggiare Cape Canaveral e costruire un vettore privato per mettere in orbita un’auto elettrica di produzione di un’altra sua azienda (Tesla Roadster).
Musk, che si definisce “half democrat, half republican”2 con una visione liberal della società e conservatrice della politica fiscale, non sembrerebbe proprio il tipo da investire in progetti senza ritorno economico. La sua visione non può che essere lungimirante e puntare, come già sperimentato con PayPal, Tesla e Solar City, a essere il primo a entrare in un nuovo campo. In fondo è più semplice fare soldi se sei già competitivo in un campo quando i competitors arrivano dopo di te! Elon Musk, che aveva iniziato il suo dottorato in fisica applicata a Stanford, lo abbandonò dopo solo due giorni per inseguire sogni di gloria imprenditoriale. Siamo davvero sicuri che la sua “voglia di ricerca e di scienza” sia pura filantropia?
Eppure, anche se così fosse, lo sforzo di Musk per ravvivare i campi scientifici dov’è entrato è da apprezzare: Tesla è l’azienda leader nella produzione di batterie elettriche per auto, SpaceX è l’unico vettore privato a lanciare nello spazio, Solar City è il primo produttore di energia elettrica da fonte solare negli USA, Hyperloop sta provando a entrare nel mercato del trasporto pubblico “verde”, OpenAI e Neuralink studiano e lavorano nel settore dell’intelligenza artificiale e delle neuroscienze, mentre The Boring Company progetta (e realizza) tunnel per decongestionare il traffico cittadino. Unite tutti i pezzi sopra. Si vede il progetto, visionario e utopico, di arrivare a un radicale cambiamento del modo in cui viviamo. Cambiamento che, positivo o negativo non saprei, arriverebbe sicuramente attraverso un percorso molto pericoloso.
Qua infatti arrivo alla parte critica. Ho parlato di JFK e di Elon Musk come di due pionieri visionari che lanciano sfide, sull’esplorazione spaziale (e non solo), ma dobbiamo sempre tener presente la diversa posizione che i due ricoprono nel momento in cui lo fanno: Kennedy era presidente, Musk è CEO di varie aziende. Il primo inseguiva l’interesse della nazione e, perché no, del mondo, il secondo persegue i suoi interessi e quelli del suo azionariato. Perché dico questo? Lo dico perché il caso Musk rappresenta, all’ennesima potenza, il classico esempio di dualismo tra la ricerca di base e quella applicata, tra il disinteresse pubblico-accademico e l’interesse privato-aziendalistico. Dualismo sul quale potrei fare una lista lunghissima di esempi: dalla chimica farmaceutica all’ingegneria, dalla medicina alla fisica.
La ricerca pura, nel caso in questione ad esempio i calcoli per mandare un razzo in orbita, non conduce direttamente a risultati tangibili o monetizzabili, mentre quella applicata, ad esempio il produrre pannelli solari, sì. Logicamente un privato imprenditore investirà sempre e soltanto nella seconda, lasciando la prima al sostegno del pubblico. Ma cosa succede se, come avviene sempre più spesso, il pubblico non ha le risorse e il privato entra sempre più, sinistramente, anche nella ricerca pura?
Se la scienza è universale e libera, i risultati della ricerche dovrebbero essere condivisi da tutti e non usati solo da alcuni per trarne profitto. Chi ci dice che SpaceX condivida tutti i suoi risultati? E chi ci garantisce che un domani la NASA non venga depotenziata rispetto ad altre agenzie perché si è deciso che la corsa allo spazio la possono fare i privati? Tornando con i piedi per terra, per fare un esempio già in atto, pensiamo alle auto Tesla. È senza dubbio vero che la loro concezione è rivoluzionaria e, probabilmente, segnano la nuova generazione di veicoli, ma è altrettanto vero che Musk non fa e non farà beneficenza e che i motori che produce per le altre case automobilistiche li fa pagare salatamente.
Quando SpaceX sarà in grado di competere con la NASA (se vorrà farlo), avremo un problema. Quando OpenAI competerà con gli accademici di intelligenza artificiale, avremo un problema. Quando The Boring Company proporrà soluzioni alternative al traffico di Los Angeles, al posto del comune, avremo un problema. Sarà il ribaltamento del paradigma: la scienza al servizio della società attraverso le aziende verrà sostituita dalla società ai piedi delle aziende attraverso la scienza. Forse sarebbe meglio fermarsi a riflettere prima che sia troppo tardi.
Concludo citando Nikola Tesla: “La scienza non è nient'altro che una perversione se non ha come suo fine ultimo il miglioramento delle condizioni dell'umanità”. Ecco, mi pare che questa frase vada tenuta molto bene in mente quando si guarda la foto della Tesla Roadster in orbita intorno alla Terra: quella è una perversione, non è scienza!
1 https://er.jsc.nasa.gov/seh/ricetalk.htm