Nato a Bozen/Bolzano, vivo fuori Provincia Autonoma da un decennio, ultimamente a Torino. Laureato in Storia all'Università di Pisa, attualmente studio Antropologia Culturale ed Etnologia all'Università degli Studi di Torino. Mi interesso di filosofia delle scienze sociali, antropologia culturale, diritti delle minoranze e studi sull'educazione. Intellettualmente sono particolarmente influenzato dai lavori di Polanyi, Geertz, Wittgenstein e Feyerabend, su cui mi sono formato, oltre che dal postoperaismo e dal radicalismo statunitense. Nel tempo libero coltivo la mia passione per l'animazione, i fumetti ed il vino.
Rassemblement Bleu Salvini – la Lega da Nord a centro-destra
Grégoire Kauffmann, nel suo Le nouveau FN. Le vieux habits du populisme (La Republique des Idees-Seuil, 2016), smitizza la presunta dédiabolisation del Front National di Marine Le Pen raccontandoci la storia di un partito-blob, capace di inglobare elementi eterogenei senza pregiudicare la propria coesione.
Repeal the 8th. Sui risultati del referendum irlandese
Savita Halappanavar era una giovane dentista di origini indiane che viveva da tempo in Irlanda.
Nel novembre del 2012, a seguito di un marcato malessere e capendo di star perdendo il bambino che portava in grembo, si era recata nell'ospedale universitario di Galway, chiedendo che la gravidanza – ormai compromessa – venisse interrotta. A causa dell'ottavo emendamento alla costituzione irlandese, aggiunto nel 1983 a seguito di un referendum, che metteva sullo stesso piano la vita del feto e la vita della madre, proibendo in sostanzialmente qualunque caso l'aborto, il personale medico dell'ospedale si rifiutò di interrompere la gravidanza. Savita è morta di setticemia dopo pochi giorni.
Quindici anni di guerra in Iraq. Il paiolo rotto
1988, Kurdistan Iracheno. Durante le battute finali della guerra con l'Iran, le forze armate di Saddam Hussein scatenano una campagna genocida contro curdi e assiri nel nord del Paese. La cittadina di Halabja viene attaccata con un gas tossico, forse gas mostarda o un gas al cianuro; l'attacco costa la vita a circa cinquemila persone, che si vanno a sommare ai più di centomila (il numero non verrà mai stabilito con precisione) morti dell'intero parossismo genocida. Nonostante l'evidente responsabilità del governo iracheno la CIA statunitense addossa – in una girandola di versioni – la colpa all'Iran.
2002, l'amministrazione Bush inizia l'escalation diplomatica che di lì a pochi mesi porterà all'invasione dell'Iraq.
Italian theory: se esiste che si sporchi le mani
In un articolo di qualche tempo fa, pubblicato dal sito Le parole e le cose, Barbara Carnevali lanciava una provocazione contro il «simulacro di filosofia» che ha preso recentemente piede nelle università di tutto il mondo (occidentale), definibile secondo la filosofa con il termine «Theory»: «un amalgama di idee e formule di varia provenienza disciplinare (prevalentemente filosofia, psicanalisi e sociologia), estratte da un canone di autori disparati ma accumunabili in una generica postura radicale (Marx, Nietzsche, Lacan, Foucault, Deleuze, Bourdieu, Agamben, Said, Spivak, Butler, Žižek, l’onnipresente Benjamin, l’uscente Derrida, la new entry Latour…), fuse in un solo crogiolo e ridotte a un’agenda tematica angusta: il potere, il bios, il genere, il desiderio e il godimento, il soggetto e le moltitudini, la coppia dominanti-dominati, il capitale e lo spettacolo, etc»1.
Privato è peggio? Esternalizzazioni e crisi in Gran Bretagna.
Il fenomeno dell'esternalizzazione dei servizi è talmente diffuso ai quattro angoli del mondo Occidentale da non aver bisogno di troppe presentazioni.
Amministrazioni pubbliche, dalle scuole ai comuni, dalle biblioteche alle università, dalle caserme ai Ministeri, privatizzano parte delle loro funzioni appaltandole ad aziende esterne, che a loro volta spesso e volentieri subappaltano il contatto vinto ad altri soggetti terzi.
Il nuovo governo di coalizione Popolari-FPOe fa discutere anche fresco di giuramento. Ambienti vicini al nuovo governo austriaco, e specialmente alla destra della coalizione, avrebbero infatti nei giorni scorsi data come sicura una riforma della disciplina della cittadinanza austriaca, che permetterebbe a chi si sia dichiarato ufficialmente appartenente al gruppo germanofono del Südtirol/Alto Adige (la maggioranza relativa dei sudtirolesi) di chiedere la cittadinanza austriaca, conservando - dato che la legge del nostro Paese permette la cosiddetta “doppia cittadinanza” - al contempo la cittadinanza italiana; un ipotesi che echeggia una rivendicazione storica della destra germanofona sudtirolese contro cui hanno prestamente tuonato politici italiani e leader ai livelli più svariati.
Lo scorso 18 novembre, davanti all'Ard Fheis del partito, il quasi settantenne Gerry Adams ha annunciato il suo ritiro da presidente dello Sinn Fein, posizione da lui ricoperta per più di trent'anni. Nel breve discorso, che tra le altre cose descrive la brexit come «la più grave minaccia al popolo irlandese da generazioni» e critica duramente il governo dell'Eire e il primo ministro Varadkar accusandolo di thatcherismo, Adams ha parlato della necessità di trasformare la «cultura di resistenza» forgiata nei duri anni dei Troubles in una «cultura di cambiamento» in grado di accompagnare la crescita del partito, tanto nel Nord quanto nel Sud dell'Irlanda.
Vienna verso Visegrad?
A seguito delle elezioni in Austria di qualche settimana fa, che come da previsioni hanno visto trionfare il rebranding neoconservatore del Partito Popolare guidato da Kurz, si sono susseguite sulla stampa voci di un possibile avvicinamento – de jure o de facto – di Vienna al gruppo dei quattro di Visegrad, ovvero Ungheria, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca, un sodalizio nato per perseguire l'integrazione europea e diventato, con la crisi dei rifugiati siriani, la voce istituzionale principale dell'opposizione alle politiche migratorie UE. Questo scenario sarebbe reso possibile da un (sempre più probabile) governo Nero-Blu, ovvero un'alleanza tra Popolari e populisti di destra del Partito della Libertà. La simpatia nutrita da questi ultimi per Viktor Orban e per il suo stile politico è infatti risaputa, e lo stesso primo ministro in pectore ha più volte evidenziato come il successo di cui va più fiero, ottenuto quando ancora era ministro nel precedente governo di larghe intese, sia la chiusura della cosiddetta rotta balcanica. Evento calamitoso destinato a distruggere l'Europa e la civiltà o ufficializzazione di uno status quo che non sorprende nessuno (d'altronde il
Come ogni anno è tempo di Lucca Comics (“and games”, ma lasciamo perdere...), un appuntamento che rappresenta una delle migliori opportunità di alleggerire il proprio portafogli investendo nel meglio della cultura fumettistica, o – al contrario – di alleggerire il proprio portafoglio comprando monnezza. Leggere recensioni aiuta, ma spesso sono papiri infiniti pubblicati da testare specializzate seguite solo da chi è già appassionato. Consci di queste difficoltà, al Becco abbiamo deciso di aiutare con questa piccola rassegna i fieristi più curiosi ma perplessi. Cinque fumetti vecchi e nuovi da comprare o recuperare assolutamente a questo Lucca Comics.
La rivoluzione è finita, abbiamo vinto. Un testo necessario
La rivoluzione è finita, abbiamo vinto. Storia della rivista A/traverso di Luca Chiurchiù, per i tipi di Deriveapprodi, è per tanti versi un testo necessario. Necessario perché va a coprire una grossa lacuna nella pregevole opera di ricostruzione della storia delle riviste “di movimento” portata avanti da Deriveapprodi, ad esempio nell'ottimo Avete pagato caro, non avete pagato tutto. La rivista Rosso (1973-1979), ma necessario anche perché l'itinerario di A/traverso per tanti versi riassume in sé la parabola di un'intera generazione di lotte.
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