Seguendo la divisione accademica che attraversa il Paese raccogliamo qui il vasto ambito di materie comprese nelle definizioni di "scienze umanistiche" e "scienze sociali". Le persone, il loro vivere in società e tutto ciò che vi ruota attorno.
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Rex Pater Europae: Carlo Magno e l’Impero carolingio
L’Europa fino all’VIII secolo d.C. visse un periodo di profonda e travagliata trasformazione, identificato nella storiografia come un periodo di crisi. La caduta dell’Impero romano d’Occidente e le massicce migrazioni di popolazioni nel continente segnarono profondamente questo passaggio dall’antichità all’Alto Medioevo. La sconfitta nel 534 dei Vandali e la decadenza del ruolo di Roma come città imperiale, consacrarono Costantinopoli e l’Impero romano d’Oriente come riconosciuti successori e detentori del titolo imperiale. Alla città eterna, al tramonto dell’Impero romano, non rimase che il titolo contestato da Costantinopoli del primato petrino del vescovo di Roma nelle gerarchie ecclesiastiche cristiane, riconosciuto al Concilio di Nicea del 325 d.C.
Teutoburgo: la tomba del sogno di un Impero romano germanico
Un impero bruno e biondo, questo era il sogno di Ottaviano, dopo aver ricevuto dal Senato romano il titolo di Augusto (“degno di venerazione e di onore”) e successivamente la carica di Princeps (“primo cittadino”) nel 19 a.C. Dopo le guerre e conquiste repubblicane precedenti culminate nella grande conquista della Gallia con Giulio Cesare, si era diffuso nella Repubblica l’idea di un imperium senza fine, uno stato romano civilizzato in continua espansione, quello che Cicerone definiva “l’unico luogo degno al mondo in cui vivere”.
Io non sono la Coop, sono uno scrittore
di Daniele Coltrinari
In un mondo (occidentale ed europeo e soprattutto italiano) che a volte mi sembra sempre più omologato e banale, può capitare di incontrare delle persone che ti fanno pensare: no, non è esattamente così, forse c'è ancora qualche possibilità di cambiamento.
Il capitalismo è riuscito a trasformarci nei migliori sfruttatori di noi stessi? La sinistra europea è oggi incapace di proporre un’alternativa allo stato di cose presenti?
Una risposta affermativa a queste domande può essere trovata nell’ultimo libro di Carlo Formenti, La variante populista (edizione DeriveApprodi), pubblicato nel mese di ottobre del 2016. Il testo non risponde ad un particolare fatto di cronaca, né è destinato al facile ed immediato consumo. La composizione per saggi (quattro capitoli suddivisi per paragrafi) ed il ricco apparato di note permettono di ritornare agevolmente su quanto scritto dall’autore, anche senza fare particolare attenzione all’interessante bibliografia.
La colonizzazione della Siberia venne utilizzata come “contenitore etnico” per molti dei gruppi nazionali deportati, un’operazione che ufficialmente era un proseguimento dell’opera di industrializzazione del paese ma nei fatti si trattò di una condanna all’isolamento e una lotta durissima contro gli stenti e la fame. L’utilizzo delle deportazioni organizzate dallo stato centrale seguendo le direttive di Stalin fu uno strumento per rimediare al caso generato dal repentino cambio della politica nei confronti delle nazionalità e delle esigenze economiche legate alla realizzazione dei piani quinquennali. Stalin vedeva nell’affermarsi in Europa del regime nazista in Germania, dello stato fascista in Italia e nella vittoria di Franco nella guerra civile spagnola i segnali di un imminente conflitto e cambiò radicalmente la politica interna, inasprendo la repressione del dissenso interno al partito e nella popolazione. Era necessario accelerare l’industrializzazione attraverso le requisizioni e combattere con ogni mezzo l’arretratezza delle regioni orientali dello stato sovietico. Inoltre, con il riaffermarsi del carattere nazionale russo, pose le basi per il sentimento patriottico russo sovietico che avrebbe accompagnato l’Unione Sovietica nel conflitto mondiale, alimentando così il fattore decisivo della Guerra Patriottica estremamente fondamentale per la vittoria sovietica.
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