I film della settimana, le serie televisive e tutto ciò che riguarda l'arte dello schermo (piccolo o grande che sia), senza disdegnare le arti del videogioco.
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“Chi pecora si fa il lupo se la mangia”, e per troppo tempo Luciana (Paola Cortellesi) si è fatta pecora, a lavoro e con il marito, l'immaturo Stefano (Alessandro Gassmann). Le troppe delusioni familiari e la precaria condizione lavorativa fanno scattare però una reazione inaspettata, improvvisa e drammatica.
Gli ultimi saranno ultimi, del regista Massimiliano Bruno (per i fan di Boris, Nando Martellone), ci porta dentro una storia realistica, fatta di disoccupazione, di ansie, di insoddisfazioni, private e collettive.
La vera storia di Moby Dick
Prendete il capolavoro letterario di Melville sulla celebre balena bianca, unitelo allo “Squalo” di Spielberg, a “Cast away” e “la tempesta perfetta”, con sprazzi di “Master & Commander” e “King Kong”. A tutto ciò unite l'esistenzialismo di “All is lost” e “La vita di Pi”. Il risultato è il nuovo film di Ron Howard: “Heart of the sea: Le origini di Moby Dick”.
La decisione di portare sullo schermo questa storia è stata di Chris Hemsworth che, dopo “Rush”, ha chiamato Ron Howard convincendolo a dirigere il film. Cosa avrà convinto queste due star? Senza ombra di dubbio, il punto di partenza. Ovvero il romanzo “Nel Cuore dell'Oceano - Il Naufragio della Baleniera Essex “di Nathaniel Philbrick che ha raccontato le origini dell'opera di Melville. Sì perchè Moby Dick è stato ormai saccheggiato a più riprese e non aveva senso rifare un'altra versione cinematografica. Tuttavia l'opera di Melville è stata rivoluzionaria per la letteratura epica americana. E allora il cinema a stelle e strisce non poteva esimersi nel raccontare una cosa inedita nel modo che sa fare meglio. Ufficialmente di questa storia non si sa niente, anche perchè venne “bollata” in modo diverso da come i fatti sono stati descritti (la verità viene raccontata nel finale). Aveva ragione Melville: “ogni verità è un abisso”. Come spesso capita nel cinema, anche qui il tutto è un pretesto per parlare del tema fondamentale della filmografia di Ron Howard: l'incontro-scontro fra esseri umani.
Per l'ateo Jaco Van Dormael, Dio abita a Bruxelles
Era da tempo che mi chiedevo che fine avesse fatto il regista belga (classe 1957) Jaco Van Dormael. I tratti caratteristici dei suoi film sono la sperimentazione, le sequenze brillanti e oniriche (molto felliniane), uno strabiliante sonoro. I suoi film sono noti specialmente per la rappresentazione rispettosa e solidale di persone con disabilità mentali e fisiche. La rappresentazione delle diversità è un suo marchio di fabbrica. In Italia non lo conosce quasi nessuno, ma in Europa (vedi Francia) è parecchio noto. Soltanto 4 lungometraggi figurano nella sua filmografia.
Tre figli viziati ed allergici al lavoro sono travolti da un colpo di scena che sembra togliere loro le ricchezze consolidate e che costringe un'intera famiglia a ritrovarsi - materialmente e figurativamente - in una catapecchia tarantina.
C'è questo e tanto altro nella commedia, firmata dal regista de Il partigiano Johnny e Lavorare con lentezza Guido Chiesa, Belli di papà. La trama, ispirata a due precedenti film messicani, pur non essendo attuale offre al pubblico uno spunto di riflessione rassicurante ma capace di divertire.
40 anni di Amici miei e la supercazzola del vocabolario
Il cinema attuale, carente di idee nuove, offre la possibilità di rivedere vecchie opere in sala. E' un'occasione unica, da non perdere. Per un cinefilo è un sogno, un attimo di paradiso. E' successo con Fantozzi, Ritorno al futuro, i film di Chaplin, le opere leggendarie di Sergio Leone e tantissime altre. L'avreste mai detto? Ad arriccchire la collezione "di figurine", non poteva mancare il film che rappresenta l'essenza del fiorentino verace: lo scorso 10 agosto era il 40° anniversario dell'uscita di "Amici Miei" al cinema. La versione restaurata, in 2K dalla Filmauro di De Laurentiis (detentore dei diritti), è tornata in sala questa settimana con grande successo. Perchè l'amicizia è un bene universale. A Firenze poi un'opera come questa rappresenta l'essenza dello spirito vero del suo abitante. Tanto che, nel 2010 (prima che morisse Monicelli), è stato fatto un corto sul funerale del Pierozzi diretto da Federico Micali e Yuri Parrettini. Ospiti d'eccezione Gastone Moschin e Mario Monicelli, unici superstiti del cast. I ruoli dei protagonisti del film sono stati reinterpretati da attori fiorentini non
Hell’s Kitchen volume secondo in casa Netflix. A poco più di sei mesi dall’uscita di Daredevil arriva Jessica Jones, a confermare la qualità di un progetto Marvel che occupa l’evoluzione del piccolo schermo (la distribuzione di tutte le puntante della stagione lo stesso giorno, visibili in streaming).
L’ambientazione è cupa, con una sigla di apertura che richiama esplicitamente le tinte del noir. Il pubblico a cui si rivolge è quello che ha alle spalle la propria adolescenza, così come per la versione a fumetti. Rimorsi, dolori, vendette, vite complicate, violenza, speranze di redenzione, tossicodipendenza, sensualità e sesso: in un flusso di alcol a basso costo l’investigatrice privata cerca di non affogare, nonostante il ritorno di un nemico implacabile, in grado di controllare le menti delle persone con la sola voce.
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