Nuovo parco, nuove attrazioni, nuovi dinosauri: più grossi, più pericolosi, più denti. La pellicola di Trevorrow serve semplicemente a rispolverare il meraviglioso parco a tema nato dall’immaginazione di Micheal Crichton, di cui vediamo in questo film un collegamento con i libri, soprattutto nell’azione della InGen e nel ruolo del dottor Henry Wu, che con emozione abbiamo visto riaffacciarsi dal laboratorio, unico reduce del primo film. La trama, come troppo spesso accade in questi casi, è a tratti scontata e banale, con la quasi inevitabile entrata in scena del dinosauro geneticamente modificato con le componenti dei due predatori più pericolosi, i velociraptors e il tirannosauro, il cui unico obbiettivo è l’annientamento di ogni forma di vita presente nel parco. Al posto del sobrio e quasi riluttante all’avventura dottor Grant, troviamo l’arrembante addestratore di raptors interpretato da Chris Owen, perché in questi film ormai non può mancare il “Rambo di turno” con tanto di bellissima accompagnatrice, la direttrice del parco interpretata da Bryce Dallas Howard. E viene rispolverata la presenza della componente infantile del film, i due fratellini scaraventati nel parco dai genitori sulla via del divorzio (vi ricorda qualcosa?). Inoltre ritroviamo l’eredità retorica di Spielberg, la pretesa dell’uomo in preda ai suoi deliri di onnipotenza causati dall’illusione del controllo sulla natura sull’onda del progresso scientifico, ostinandosi a ignorare l’incapacità di gestire un mondo estinto più di sessanta milioni di anni fa. Con una piacevole variante rispetto agli altri film: se prima l’ottica era quella del conflitto tra razza umana e dinosauri, in Jurassic World vediamo oramai un parco consolidato e perfettamente funzionate, in cui “i bambini sono abituati a vedere uno stegosauro come un elefante allo zoo”, quindi l’equilibrio venutosi a creare nella realizzazione del sogno di John Hammond viene rotto dall’introduzione di una nuova specie artificialmente creata in laboratorio, che una volta sfuggita al controllo umano diventa minaccia sia per gli umani e per gli stessi dinosauri.
Se nel trailer non si poteva nascondere la perplessità sul controllo dei raptors, abituati a vederli come micidiali predatori di carne umana, nella trama del film viene reso bene questo rapporto tra Owen e velociraptors, attraverso l’imprinting. E non ci si può non emozionare di fronte alla liberazione del T-Rex, aizzato contro il pericolosissimo ibrido scatenato nella distruzione del parco, in una scena che per un momento ci ha ricordato l’immenso Ian Malcom che gioca armato di un fumogeno al lancio del bastone con un tirannosauro nel primo film. Uno stretto legame con la prima pellicola sempre percettibile, come la commuovente scena da lacrimuccia della scoperta da parte dei due fratelli delle rovine nascoste del primo parco, in cui con emozione osserviamo lo striscione caduto nell’ultima scena del primo film a causa del tirannosauro trasformato in una torcia. Inoltre Trevorrow mette in scena un comparto effetti speciali in grado di mostrare dei velociraptor più inquietanti che mai oltre ad una folta fauna preistorica di contorno sempre ben realizzata. Si può notare l’ispirazione del regista a Spielberg nelle inquadrature, nelle scene di fuga e nelle location, seppur sempre molto continui appaiono comunque gradevoli e perfino la tecnologia 3D è utilizzat in maniera egregia.
La rappresentazione del parco inoltre la trovo molto ben riuscita: l’area bambini con i cuccioli di triceratopo da cavalcare e di brontosauro da coccolare, la piscina stile acquario con il Mosasauro (che nella realtà era molto più piccolo e probabilmente non era un dinosauro ma un antenato del Drago di Komodo), le nuove vetture sferiche in vetro per godersi un safari in mezzo agli stegosauri e agli apatosauri e la new entry degli anchilosauri, insieme ai dinosauri volatili rinchiusi nella voliera. La rappresentazione perfetta del parco sognato di John Hammond, insieme all’applicazione letterale del suo oramai famoso “qui non si bada a spese”. Per i nostalgici del primo Jurassic Park, di cui questo film che probabilmente poteva semplicemente essere un riadattamento della prima pellicola volendo essere pignoli, è una piacevole sorpresa dopo le perplessità che trapelavano dai trailer e dopo i successivi due film, il deludente “Mondo Perduto” e l’inguardabile “Jurassic Park III”. Nonostante oramai la trama sia uguale a tutti i film recentemente usciti di questa tipologia, scorre bene e c’è il giusto climax per tenere alta l’attenzione dello spettatore, insieme a quella sensazione di meraviglia e nostalgia ereditata dal primo film di Spielberg. Un omaggio quindi ben riuscito del regista, consapevole di non poter ripetere l’esperienza del primo Jurassic Park che rimane inarrivabile ma che riscopriamo con emozione in questo film.
Benvenuti… al Jurassic World.