Ma veniamo a Paolo Sorrentino. Dopo una prima parte ben riuscita, ero molto curioso di vedere come il coraggioso regista napoletano avrebbe evoluto la storia. Loro ha spaccato in due critica e pubblico. Forse il film avrebbe dovuto farlo prima? Forse avrebbe dovuto aspettare la caduta definitiva? Io sono propenso per la prima. Sorrentino il film doveva farlo prima per aiutare e informare gli italiani. Molti lo hanno trovato pomposo e fumoso, ma è evidente che è un'opera cinematografica non cronachistica imprescindibile per inscrivere nell'immaginario collettivo la Seconda Repubblica, così come aveva fatto Il divo con la Prima. Il vero Berlusconi ha detto (ironicamente) che se avrà tempo vedrà il film, mentre l'on. Alessandra Mussolini (quella che ha il marito patteggiatore per prostituzione minorile ai Parioli) ha visto l'opera e su La7 ha detto: «è un film porno e tossico. Ma questi trombano e basta! Lo vieterei ai minori di 30 anni». Vi è andata male: siccome li ho superati da un paio di anni, ve lo posso raccontare. Quando Silvio l'ha saputo, pare che abbia detto "un film porno? Dove? Sulle reti Mediaset?".
Battute a parte, il titolo dice tutto. Si riparte da dove la prima parte era finita (Silvio fa cantare Una domenica bestiale al vero Fabio Concato per riconquistare la moglie che adora quella canzone). Questa volta i protagonisti sono Loro due: Silvio (Toni Servillo) e Veronica (Elena Sofia Ricci). Ebbene sì, adesso posso dirlo: ci ho dato con le previsioni. Se leggete la recensione della prima parte (qui), avevo intuito dove quella vecchia volpe di Sorrentino sarebbe andato a parare. Questa seconda parte completa la prima, i due film vanno visti insieme. Bisogna dire che è stata una buona operazione di marketing che fa bene al cinema italiano e che ha il pregio di schierarsi in maniera chiara, limpida e decisa.
Non tutti l'hanno capita perché Sorrentino non fa cinema per tutti, ma è fin troppo chiaro il perché dei due film distinti: il capitolo 1 è la farsa, l'illusione del sogno berlusconiano, il capitolo 2 è lo sgretolamento onirico e quindi la tragedia.
Nel complesso è una pellicola sul berlusconismo insito negli italiani. La cosa più bella e autentica dei due film è l'invito a non essere né lui né loro, ma semplicemente se stessi, fuori dagli "obblighi" che la società impone. Anche se Sorrentino ha compassione per Silvio (non scordatevi che quasi tutti i suoi film li ha finanziati la Medusa) e fa un film sempre in bilico tra apparenza e realtà, tra farsa e dramma, come deve essere.
Una buona fetta di pubblico ha paura di sentirsi giudicato e allora frettolosamente dice che non andrà a vedere il film perché di "Berlusconi si sa già tutto ed è un fenomeno ormai superato" (balla colossale sentita da "poeti di strada").
Gli sceneggiatori Paolo Sorrentino e Umberto Contarello hanno preso appunti, hanno setacciato le tante sciocchezze fatte dal Cavaliere da quando è entrato in politica (c'è anche la "culona inchiavabile"). Ma attenzione, non lo fanno in maniera rigida e didascalica.
Infatti siccome è anche cinema, il regista premio Oscar decide di rimanere sempre tra farsa e realtà senza annientare il suo personaggio, partendo da una storia d'amore. Ed ecco che, dopo aver rievocato La grande bellezza e Il divo, stavolta si riecheggia i temi de La giovinezza.
Questo secondo capitolo su Berlusconi è la storia di un uomo mitologico che ha occupato (e occupa tutt'ora) la scena politica italiana dal 1994, un "torero" imprendibile (Sorrentino cita "Fiesta" di Hemingway) e solitario, megalomane e onnipotente («ma te che cosa ti aspettavi? Di poter essere l’uomo più ricco del Paese, fare il premier, e che anche tutti ti amassero alla follia?» «Sì: io mi aspettavo proprio questo»), ma che sta lentamente sgretolandosi nelle sue paure più nascoste: quella di scomparire, quella di non contare più nulla, quella di essere come gli altri e, perché no, quella per "la grande mietitrice" con la falce. Senza martello Silvio, sennò sarebbe stato il colmo!
In questa seconda parte si ride meno, c'è tanta ironia (lo spot "Congo Diana" è da applausi), ma nel complesso Sorrentino si fa serio (e non poteva essere altrimenti vista la materia di cui si parla).
I veri protagonisti di Loro 2 sono l'attesa (sulla scia del magistrale Le conseguenze dell'amore) e la tristezza. Si ride meno nel secondo episodio. Anche l'ottima fotografia di Luca Bigazzi si adegua a questa scelta, scegliendo spesso di "oscurare" una parte del volto di lui e Loro. Nel primo film si partiva subito con la pecora collassante sotto i colpi del condizionatore, qui invece c'è Tamara (la moglie di Tarantini/Scamarcio) che dà qualche sforbiciata ai peli della zona X, mentre aspetta la chiamata di Lui.
Ma c'è anche tanta tristezza. Nel primo capitolo vagava e si divertiva a fare capolino in mezzo a quella giungla di paraculi attorno al Capo. Il secondo capitolo è Berlusconicentrico.
Molti personaggi sono lasciati in sospeso come giusto che sia perché per il berlusconismo gli altri non contano nulla. Strepitosa, in questo senso è la magistrale scena (girato con un abile campo-controcampo) in cui Silvio e Ennio (Doris di Banca Mediolanum, sempre interpretato dal bravissimo Toni Servillo) si confrontano.
«Noi siamo venditori. E il venditore è l’uomo più solo del mondo, perché parla sempre e non ascolta mai . Siamo soli e persuasori». Lo aveva già detto in una vecchia intervista, il regista napoletano. «Con gli amici si può solo parlare di cose allegre o frivole, altrimenti o si scivola nella noia o non interessa a nessuno e diventi un nemico».
Come dargli torto. Questi principi sono stati seguiti anche nella sceneggiatura del film.
Il perché di questa scelta è notevole: Sorrentino instilla, come nel primo capitolo, che il berlusconismo sia insito nell'italiano (inconsciamente?). Ennio è il doppio di Berlusconi, la proiezione di quello che un qualsiasi imprenditore arrivista vorrebbe diventare. Il Silvio pubblico e quello privato, il politico e l'imprenditore. Tutto è doppio in questo film. L'idea è geniale: vedere Berlusconi riflesso ovunque, insito nella stragrande maggioranza della società italiana. Sembra di essere nella scena del ristorante di Essere John Malkovich (si veda qui).
Al posto del noto attore, metteteci Silvio.
Un incubo che è di fatto realtà. Sotto sotto però ecco in agguato l'amara verità: la tristezza riappare in altre scene, come quella della cena da Mike Bongiorno («Sei triste. Non penso di averti mai visto triste, Silvio») e quella in cui Silvio si finge il venditore di case Pallotta (una sorta di Roberto Carlino di Immobildream, quello che "non vende sogni, ma solide realtà"), in una delle scene più divertenti del film, che scimmiotta, ancora una volta, The wolf of Wall Street. La vendita a ogni costo sta al berlusconismo come la cocaina sta al film di Scorsese. "Tutto non è abbastanza"- dice giustamente la locandina del film.
Ma "Loro 2" è soprattutto un film sulla fine di un amore, quello tra Veronica e Silvio (infatti la locandina è di color rosso "cosmetico", sulla scia della Grande Bellezza). «Ma perché sei rimasta tutto questo tempo se non ho mai avuto nessuna qualità?» - gli chiede ripetutamente lui.
Ed è proprio il divorzio il momento in cui si scatena tutta la megalomania e la ridicolezza di quest'uomo. Ma non è solo. Ci sono gli altri Loro che avevamo lasciato in sospeso: le olgettine, il Tarantini di Scamarcio, il ministro di Bentivoglio e tutti gli altri. «Dura la vita quando non sai fare un cazzo!» - diceva l'ottima Kasia Smutniak nel primo film.
La paura che tutto crolli è insita in tutti questi personaggi che non sono altro che la deformazione della megalomania di Berlusconi e, di conseguenza, dell'italiano. Difatti la grande lezione del film è che nessuno deve mai pensare di essere più furbo di Silvio. Appena succede, Lui li disintegra tutti (sono d'accordo con Travaglio quando dice che Salvini e Di Maio dovrebbero andare al cinema e prendere appunti) . Sotto la superficie c'è anche la compravendita di senatori che però non basterà a riportare Silvio al Governo (siamo nel 2006 quando Prodi "vinse" per 25000 voti).
Manca solo la nipote di Mubarak, alias Ruby Rubacuori. Peccato perché il momento in cui in Parlamento la maggioranza dei politici (corrotti) votò sostenendo la buona fede di Berlusconi, è una delle pagine più buie della Repubblica italiana.
In Loro la decadenza è percepibile e inarrestabile, l'odor di tonfo è ormai vicino: il 18° compleanno di Noemi Letizia (accidenti è diventata maggiorenne!), le serenate con Mariano Apicella, la ragazza che si sente un pesce fuor d'acqua nei festini di Villa Certosa (dice di Silvio che "ha lo stesso alito di mio nonno. Che non è profumato, né maleodorante. È l’alito di un vecchio", citando velatamente il famoso "odor della casa dei vecchi" della Grande Bellezza), le cortigiane che intonano il memorabile inno "menomale che Silvio c'è" (altra scena epica), la fine dell'amore con Veronica, ma soprattutto la rielezione a Presidente del Consiglio nel 2008 e il terremoto de L'Aquila del 2009 che rappresenta il tonfo vero dell'Italia e del sogno berlusconiano (si veda qui). Il finale è piuttosto amaro e realistico, in tal senso. Come viene detto in Star Wars - Il risveglio della Forza, il berlusconismo è come se il male avesse assunto molte forme: "i Sith, l'Impero, oggi è il Primo Ordine. La sua ombra si allunga sulla galassia, dobbiamo affrontarlo. Combatterlo. Tutti noi".
La vera colpa è quello di non averlo fatto perché la sinistra "pensa che tutto sia complesso" e non riesce a mettere a fuoco il fenomeno. La vera opposizione, secondo Sorrentino, l'ha fatta Veronica Lario. È lei a smontare tutte le balle dell'ex marito.
"La sinistra ti ha solo graziato, questa è la sua più grande colpa". Elena Sofia Ricci, che la interpreta nel film, ha detto pubblicamente che "chi l'ha votato dovrebbe porsi delle domande".
Sono solo parzialmente d'accordo nel senso che anche la maggioranza dei politici del centro sinistra (e una parte dei suoi elettori) si è abituata ed è rimasta soggiogata dalla piaga del berlusconismo, finendo per diventare (consciamente?) come lui avrebbe voluto.
Come diceva Indro Montanelli (che notoriamente non era di sinistra) "l'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L’Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze, l’Italia del 25 luglio, l’Italia dell’8 settembre, e anche l’Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l’avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".
LORO 2 **** (Italia, 2018)
LORO è un «Circo Barnum sempre in bilico tra farsa e tragedia, proprio come nella biografia del protagonista, in un montaggio stroboscopico alla Blob che accosta la grottesca collezione di tacchi col rialzo al terrificante rottweiler pronto a sbranare il ministro traditore» (Marco Travaglio).
Genere: Grottesco/Commedia/Drammatico.
Regia: Paolo SORRENTINO.
Sceneggiatura: Umberto CONTARELLO e Paolo SORRENTINO.
Fotografia: Luca BIGAZZI.
Cast: Toni SERVILLO, Riccardo SCAMARCIO, Elena Sofia RICCI, Anna BONAIUTO, Fabrizio BENTIVOGLIO, Kasia SMUTNIAK, Ricky MEMPHIS, Dario CANTARELLI, Roberto HERLITZKA.
Durata: 1h e 40 minuti.
Produzione: Indigo Film e Focus Features.
Distribuzione: Universal Pictures.
Uscita: 10 Maggio 2018.
Trailer: youtu.be/vzs5-MDjG_k.
La frase cult: «I miei nemici non riescono a mettermi a fuoco: pensano che sia tutto complesso, invece è tutto semplice».
TOP
- Sorrentino si schiera apertamente, sostenendo che la vera opposizione a Berlusconi l'abbia fatta Veronica Lario (cosa condivisibile).
- La fotografia di Luca Bigazzi che dà personalità e sostanza al racconto.
- L'ironia che contraddistingue il cinema di Paolo Sorrentino (scena dello spot "Congo Diana" su tutti).
- Toni Servillo e Elena Sofia Ricci (al top della forma) sono quasi perfetti, hanno grande intesa. Lavorano entrambi perfettamente sia sopra le righe sia in sottrazione, per far notare i cambi d'umore e le scelte dei personaggi.
- La linea guida che unisce tutto il cinema del regista napoletano: da Le conseguenze dell'amore a La giovinezza, passando per La grande bellezza e Il divo.
- L'idea del Berlusconi doppio insito in ogni angolo della società italiana è puro genio (scena con Servillo che fa sia Silvio sia Ennio Doris). Una scelta che somiglia alla scena del ristorante di Essere John Malkovich per alimentare la megalomania crescente di Silvio.
- Il senso di attesa, di tristezza e anche di decadenza che affiora sia in Lui sia in Loro.
- Il finale amaro (quasi neorealista) su cos'è il sogno berlusconiano (metafora della dentiera annessa).
- La divisione in due capitoli è giusta ed e' un'operazione commerciale che fa bene al cinema italiano.
FLOP
- Non aggiunge nulla di nuovo a quello che si sa su Berlusconi.
- Manca totalmente Ruby Rubacuori. Peccato perchè il voto dei parlamentari corrotti che sosteneva che fosse la nipote di Mubarak, è una delle pagine più tristi della Seconda Repubblica.
- Rispetto alla prima parte è più serio (ma non manca l'ironia).
- Sorrentino scimmiotta The wolf of Wall Street, ma non ha la stessa cattiveria.
- Sorrentino ha fatto uscire il film troppo tardi. Qualche anno fa avrebbe aiutato gli italiani a capirci qualcosa in più.
Immagine di copertina liberamente tratta da www.movieplayer.it