Giovedì, 30 Maggio 2013 11:52

Sul referendum di Bologna

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Lo spazio dato da televisioni e giornali all’elezioni amministrative ha nettamente surclassato quello dato al referendum consultivo bolognese sui finanziamenti alla scuola privata.
Eppure il referendum, dapprima oscurato dai grandi mezzi di informazione, aveva suscitato negli ultimi giorni un certo interesse ed assunto un significato nazionale, ben oltre le vicende cittadine di Bologna, soprattutto dopo la presa di posizione sulla questione da parte del presidente della Cei Angelo Bagnasco.

Il fronte pro finanziamento alle materne private si era andato progressivamente allargando, registrando, oltre a quelle scontate di Cei, arcidiocesi felsinea, comunione e liberazione, Fism (nel caso specifico diretta destinataria dei finanziamenti), Casini e Formigoni, anche quelle meno scontate di Legacoop Emilia Romagna, vertici Pd locali e nazionali e della Cgil locale (entrambi con significative eccezioni), della neo ministra dell’Istruzione pubblica (!?) Maria Chiara Carrozza, di Romano Prodi.
Quest’ultimo in particolare si è espresso con il solito vieto “senso comune” – nel significato manzoniano del termine – da parroco di campagna: con questi i soldi dati la scuola privata si soddisfa un’utenza maggiore di quella che potrebbe soddisfare la scuola pubblica. E’ quindi tutta una questione di soldi! La qualità didattica, l’universalità del servizio, i diritti dei lavoratori della scuola, la scuola come luogo pluralista e non ideologico sono questioni irrilevanti, quello che conta è il risparmio. Peccato che il professore non abbia mai accennato al tema del risparmio in altre occasioni, ad esempio sull’acquisto dei cacciabombardiere F35.

L’ingaggio a favore del finanziamento alle private che ha però destato più scalpore è stato quello del sindaco Virginio Merola, prontamente appoggiato in questa sua presa di posizione dal noto JFK del Valdarno.
La lettera, fra l’arrogante ed il pietistico, che Merola ha inviato ai Bolognesi per invitarli a sostenere la tesi del finanziamento alle private, è stata poca cosa però di fronte al sabotaggio attivo della partecipazione. I 299.791 elettori bolognesi sono stati ripartiti in sole 199 sezioni, quando normalmente sono suddivisi in 449 sezioni, passando da una media di 672 elettori per sezione delle elezioni politiche ed amministrative a una media di 1.506 elettori, con tutto quel che ciò comporta dal punto di vista logistico. Inoltre la dislocazione delle sezioni sul territorio comunale non è stata tale da favorire, a causa delle distanze, la partecipazione al voto, escludendo per scelta gli edifici scolastici come luoghi di votazione. Infine l’orario è stato fortemente ridotto, stabilendo la chiusura delle operazioni di voto alle ore 22 di domenica, anziché alle ore 15 di lunedì come sarebbe stato logico è opportuno.
Nonostante però le autorevoli prese di posizione, l’intervento diretto del sindaco e le difficoltà frapposte agli elettori, il referendum ha dato un risultato chiaro: il 59% degli elettori che si sono recati alle urne si è espresso contro il finanziamento alle scuole private.
A questo punto è cominciata una (poco) nobile gara di arrampicata sugli specchi: a pronunciarsi contro il finanziamento alle private è stata una minoranza di elettori (la partecipazione è stata del 29%). Come se coloro che si sono espressi per il finanziamento fossero in questo caso più degli altri, considerando che questo referendum non aveva vincolo di quorum.

Tralasciando ogni altra considerazione sulla miseria dell’argomentazione che pretende di “arruolare” a favore delle proprie tesi gli astenuti, è appena il caso di ricordare che il sindaco Merola è stato eletto nel 2011 da appena il 33,5% dell’elettorato bolognese. Se egli fosse un uomo conseguente e logico non mancherebbe di concretizzare le sue tesi con le dimissioni, ma logica e atti conseguenti evidentemente non albergano più dalle parti del Pd.
Comunque illustrissimo signor Sindaco ci pensi su (alle dimissioni). Con il nome che si ritrova potrebbe aprirsi per Lei una luminosa carriera di cantante melodico nelle balere e nelle fiere della bassa. Nel caso scegliesse la carriera dello spettacolo, mi raccomando, non dimentichi di portare Matteo con sé, potrebbe venirLe buono per passare dopo ogni esibizione col piattino fra il pubblico a raccogliere le offerte.

Immagine tratta da: www.referendum.articolo33.org 

Ultima modifica il Giovedì, 30 Maggio 2013 12:04
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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