La catastrofe è in corso, ma è arrestabile. A determinate condizioni prima di tutto politiche.

L’intervento russo nella tragedia siriano-irachena e la terribile strage del 13 scorso a Parigi a opera dei killer fanatici dello Stato Islamico pare stiano cambiando parte delle coordinate insensate, politiche e militari, con le quali Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Unione Europea hanno affrontato da cinque anni a questa parte questa tragedia. Sarà sufficiente quel che si comincia a vedere? Non è detto; non è detto, prima di tutto, che il comportamento occidentale riuscirà a essere coerente. Anzi si può già constatare come non abbia l’intenzione di essere tale.

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Domenica, 15 Novembre 2015 00:00

Lisbon storie - Storie di italiani a Lisbona

"Lisbon storie - storie di italiani a Lisbona"

Una confessione preliminare: vedere questo documentario, il primo che racconta la storia di diversi italiani arrivati a Lisbona a partire dalla metà degli anni novanta, è stata una sorpresa non indifferente. Una sorpresa perché, in modo originale e limpido, le storie di questi italiani approdati nella capitale portoghese mostrano le mille sfaccettature che in quella città si possono toccare con mano.

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Sabato, 31 Ottobre 2015 00:00

Svolta a destra in Polonia

Le elezioni di domenica, che hanno segnato una nettissima svolta a destra nella politica polacca, pongono un apparente paradosso: si rivolta contro la UE un Paese che ne è stato largamente privilegiato con investimenti e sovvenzioni – in particolare, di grandissimo impatto quelli in infrastrutture e in attrazioni di imprese straniere.

Due sono le grandi novità che emergono per la prima volta dal 1945: il Governo che si formerà non sarà di coalizione bensì monocolore, e nessuna formazione della sinistra è riuscita a entrare in Parlamento. Con il 38% dei voti, infatti, il partito nazional-populista e clericale di “Legge e Giustizia” (PiS) riesce a ottenere la maggioranza assoluta in entrambe le Camere, complice anche la divisione del voto tra i liberali. (Manca a PiS però la maggioranza qualificata per riscrivere la Costituzione e attuare l’obiettivo massimo: la transizione a una “Quarta repubblica” polacca di impronta autoritaria – l’attuale costituzione politica è giudicata ancora troppo legata al periodo socialista.)

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Lunedì, 19 Ottobre 2015 00:00

Dove sono i nostri?

Dove sono i nostri?

Dove sono i nostri? Ci potremmo chiedere: i nostri chi? Quando si parla di sinistra italiana una domanda del genere sorge spontanea. Nell'epoca della feroce frammentazione sociale, della mobilità insensata, degli esodi tragici di gente espulsa da territori devastati dalla violenza e dalla guerra non possono che attecchire derive pratiche e teoriche, di ogni genere. Non è più chiaro cosa si intende quando si parla di “umanità”, umanità dell'”uomo”, non è più chiaro cosa per noi possa significare “restare umani”. Tuttavia molti sono gli slogan che rivendicano una tale necessità, rivelatori di un senso che permane, un senso ragionevole che ancora indica come dovrebbero stare le cose.

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Venerdì, 02 Ottobre 2015 00:00

Grecia: la sfida che, complicata, continua

La riconferma, tutt'altro che scontata, di Alexis Tsipras alle ultime elezioni fa tirare, alla sinistra europea, un sospiro di sollievo, ancorché non a pieni polmoni. Il risultato elettorale di Syriza, pur non discostandosi molto, in termini percentuali, da quello di gennaio, registra un preoccupante calo in termini assoluti: segno, mi sembra analisi fin troppo semplice, di una certa sfiducia dei cittadini ellenici, nel loro complesso, verso il processo democratico.

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Mercoledì, 23 Settembre 2015 00:00

Aggiornamenti dalla Polonia

Domenica 6 settembre gli elettori polacchi erano chiamati a votare sui tre referendum convocati in tutta fretta tra il primo e il secondo turno delle presidenziali di maggio. Il cantante rock Paweł Kukiz aveva ottenuto un sonoro 20% rivelandosi determinante per mandare al ballottaggio (e successiva sconfitta) il Presidente uscente Komorowski, appoggiato dal partito liberale PO. Corteggiando i voti a Kukiz, che provenivano principalmente dai liberali, Komorowski convocò (senza riuscire a salvarsi politicamente) i tre referendum sull’introduzione dello scrutinio uninominale, l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti politici, l’adozione del principio in dubio pro cive nei contenziosi fiscali.
I risultati sono stati in larghissima maggioranza favorevoli ai cambiamenti proposti, ma alla chiamata ha risposto una quota di molto inferiore al quorum richiesto della metà più uno: solo il 7,5% del corpo elettorale – che è più o meno l’ammontare dei voti (indecisi esclusi) di cui è al momento accreditato il movimento di Kukiz.

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Lunedì, 14 Settembre 2015 00:00

Un destino comune - Intervista ad Elly Schlein

Il ruolo delle socialdemocrazie europee di fronte all'austerità, la crisi di legittimità delle istituzioni europee, le difficoltà della sinistra nella desertificazione dei corpi intermedi.
Su questi e su altri temi, grande dibattito vi è a sinistra. Abbiamo ritenuto utile, ai fini della intensificazione della discussione sul futuro dell'Europa e sulle prospettive dell'europeismo “di sinistra”, raccogliere le proposte dell'eurodeputata Elly Schlein. 

1) Le socialdemocrazie europee hanno contribuito alla costituzione delle politiche di austerità e tale scelta viene rivendicata con forza dalla famiglia dei socialisti e dei democratici europei. Tali posizioni hanno spinto esponenti provenienti dalla tradizione socialdemocratica, come Stefano Fassina, a mettere in discussione le capacità della socialdemocrazia europea di intercettare la rappresentanza delle classi più colpite dalla crisi economica. Ritiene vi sia ancora un ruolo da ricoprire per le socialdemocrazie europee nel ridisegnare un'alternativa all'attuale sistema economico?

Spero di sì, anche se siamo fuori tempo massimo. La gravità della vicenda greca, ad esempio, affonda le proprie radici ben più lontano ed ha portato alla luce, nei leader dei socialisti europei, quella che ho definito come una Sindrome di Stoccolma. Occorre però fare le giuste distinzioni: anche io appartengo al gruppo parlamentare socialista e democratico, un gruppo che sull'austerità ha una posizione di forte contrarietà. Questo continuo a ribadirlo in ogni circostanza. Il problema è che poi, ovviamente, occorre essere conseguenti con le posizioni che si assumono. La vicenda greca ha fatto emergere per l'appunto una Sindrome di Stoccolma perché ritengo che i leader socialisti al governo - penso agli esponenti più di spicco come Renzi e Hollande - hanno mancato completamente l'occasione di incidere su quel dibattito di modo da fargli avere un esito diverso da quello che ha avuto e che giudico negativo. Mi è sembrato di vederli innamorati dei propri rapitori.

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Martedì, 18 Agosto 2015 00:00

La fine del sogno cosmopolita dell'Europa

La fine del sogno cosmopolita dell'Europa

C'era una volta chi professava l'idea che l'Europa fosse lanciata verso la costruzione di una forma sovra-nazionale di cosmopolitismo democratico. Si adduceva a sostegno di questa tesi che il progetto di integrazione europea fosse fondato sulla libera scelta di adesione dei suoi membri e tramite modalità che, per loro natura, implicavano forme di rispetto dell'alterità e riconoscimento reciproco delle differenze. Ulrich Beck ed Edgar Grande, nel loro "L'Europa Cosmopolita" (2006) partono dalla rivisitazione del concetto politico di impero, con l'intento di applicarlo nella spiegazione delle dinamiche contemporanee dell'Unione Europea. Rispetto agli Stati Nazionali le cui logiche l'Unione vuole superare, l'impero è una categoria politica che si addice maggiormente all'Europa in quanto si caratterizza, fra le altre cose, per la diversità socio-culturale, per un ordine della sovranità asimmetrico (centro/periferia, paesi membri con diversi status) e per disporre di confini flessibili e aperti, dato che a muovere l'impero è la logica della espansione illimitata. Diversamente però dalle forme imperiali tradizionali, "questo impero europeo non è legato (come gli imperi del XIX secolo) all'innalzamento dei confini e alla conquista, ma alla caduta dei confini nazionali, alla libera volontà, al consenso", cioè a un'espansione democratica e basata sulla libera volontà di adesione di chi ne vuol far parte.

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Venerdì, 07 Agosto 2015 00:00

Atene e il Mediterraneo, sei mesi dopo.

Atene e il mediterraneo, sei mesi dopo

Tornare ad Atene. Tornare dopo circa sei mesi dalle elezioni politiche e dopo un referendum che chiedeva alle persone se avessero voluto continuare ad accettare le politiche d’austerità. Gli esiti di questo intenso percorso sono ormai noti a tutti. Rimarcarne le contraddizioni, probabilmente, non serve. La sinistra greca dovrà, di certo, fare i conti con le delusioni che si sono inevitabilmente diffuse all’interno di Syriza e all’interno della popolazione, dopo l’accordo tra l’Unione Europea e il governo greco. Non è un caso che già si sia annunciato un congresso straordinario del partito, in autunno. Ma il punto è: quale effetto reale le vicissitudini greche stanno già producendo di fronte ai molteplici tentativi di costruzione di una sinistra europea, alternativa all’esistente? È questo il tema che sembra essere sostanziale. Sostanziale rispetto a quella che oggi è la realtà dei fatti. 

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Respingere le pretese tedesche sull’Europa
Dalla parte del popolo greco, di Syriza, del compagno Alexis Tsipras

Cinque anni di imposizioni di programmi di “austerità” alla Grecia da parte dei poteri europei, sempre più sottoposti a comando tedesco, ne hanno abbattuto il PIL del 25% e determinato un pesantissima crisi della condizione popolare. È semplice questione di buon senso concludere che il nuovo programma di “austerità” imposto da questi poteri incrementerà in Grecia crisi economica e crisi sociale, essendo esso totalmente in linea con i precedenti. Non solo: la quasi totalità degli osservatori economici nonché la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale affermano che la crisi greca non rientrerà, a meno di una ristrutturazione del debito pubblico, cioè del suo consistente abbattimento o, quanto meno, della sua diluizione su tempi molto lunghi e di una riduzione tendente a zero degli interessi che ne vengono ai creditori.
Quali sono i motivi che hanno portato il governo della Germania a operare, per di più scavalcando apertamente i vari poteri esecutivi europei e operando con una brutalità mai vista in precedenza nell’Unione Europea, affinché la totalità di tali poteri e degli altri governi dei paesi della zona euro condividessero il nuovo programma e lo imponessero alla Grecia? Una risposta data a questa domanda da varie parti politiche e da vari osservatori è che il governo della Germania non intenda rischiare di trovarsi prossimamente in una situazione che veda l’“austerità” ovvero il “rigore” di bilancio non più praticati da parte di paesi importanti della zona euro, come Italia e Francia (parimenti uno sguardo minaccioso è rivolto da questo governo a Spagna, a Portogallo e a qualsiasi altro paese della zona euro suscettibile di vittorie elettorali di sinistra: se ciò avverrà, dice lo sguardo, il trattamento sarà analogo a quello della Grecia).

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