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Nel Salone del Podestà non si entra già dopo mezz’ora dall’apertura dei cancelli. Chi resta fuori si raduna davanti agli schermi che sono stati posti in altri punti del Palazzo di Piazza Maggiore. Non è un seminario, come qualcuno aveva descritto l’evento. Si tratta di una partecipazione inattesa, soprattutto per gli organizzatori.
A distanza di ormai due mesi, intervallati anche dalle morte di una dei protagonisti principali di quel conflitto - la "Lady di Ferro" Margaret Thatcher -, si conclude con un risultato alquanto scontato il referendum (se così si vuol chiamare) indetto dal governo britannico sul possesso delle Falkland.
In imperii mutatione civibus domini nomen solum mutat. (Nei cambi di governo per il popolo cambia solo il nome del padrone). Gaio Giulio Fedro, 20/15 a.C. circa – 51 d.C. ca., favolista latino di origine macedone.
Questo è l’unico governo possibile per il Paese ed è nato in una cornice istituzionale. Giorgio Napolitano, 1925, favolista italiano di origine partenopea.
Anche il piccolo comune di Lastra a Signa ha voluto festeggiare la data del 25 aprile, e lo ha fatto nel modo più suggestivo ed intenso. La serata, organizzata dall’AMPI, si è svolta al circolo Arci “le due strade”, dove la compagnia teatrale “il vaso di Pandora” ha messo in scena , per la regia di Carla Calò il toccante spettacolo “… se vi assiste la memoria..” Mai titolo fu più adatto, perché , anche in questo presente vituperato, in cui si dice che il 25 aprile è morto, ucciso dalle nefandezze della politica, del mal governo, di un’insana democrazia messa a dura prova dagli intrighi del palazzo e dalle logiche dei poteri forti, la memoria resiste e deve resistere.
Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale.
Così Pier Paolo Pasolini nei suoi Scritti corsari (1975) fotografava l'italiano intorpidito dalla cultura massmediatica.
La prima impressione dopo la rielezione di Napolitano è semplice e drammatica allo stesso tempo: paura.
Infatti, ci troviamo a dover analizzare una situazione politica senza precedenti nella storia repubblicana e provare a ragionare a mente fredda è semplicemente impossibile. Penso sia stato scritto un pezzo di storia che probabilmente risulterà solo il proseguimento di ciò che è avvenuto un anno e mezzo fa con l'incarico a Monti.
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