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In questi giorni, così intensi e così delicati, si sono avute dichiarazioni roboanti sulla costituzionalità della rielezione di Napolitano. Molti soggetti hanno parlato di Golpe, altri di Golpettino, altri ancora di Golpe bianco. Ma è così o il tutto è stato deciso nel solco della Costituzione Italiana? Lo chiedo al Professore di diritto costituzionale presso l’Università di Roma Tre, Massimo Siclari, componente fino all’anno scorso del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti.
Ennesimo rinvio alla corte costituzionale per una delle leggi più discusse in Italia. Stiamo parlando della “famigerata” legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita. Solo negli ultimi mesi abbiamo assistito a ben tre rinvii per legittimità costituzionale da tribunali diversi: Milano, Catania e Firenze.
Personalmente, ogni anno che passa, all'avvicinarsi del 25 aprile, una riflessione sulla Festa della Liberazione mi resta sempre più difficile. L'inizio della mia attività politica, quella “seria”, è avvenuto all'interno dell'ANPI e sono anni che faccio tutto il possibile per mantenere un impegno costante all'interno dell'associazione. Ma più che il tempo passa e più che una contraddizione emerge, acquista sempre più visibilità: i numeri degli “antifascisti” crescono a dismisura ma le piazze si svuotano e il 25 diventa sempre più la festa delle celebrazioni di convenienza. La commemorazione antifascista, soprattutto nella nostra rossa Toscana, è praticamente di dovere ma il punto sul quale ci stiamo scervellando da anni è come fare per far capire alle persone che se l'antifascismo resta solo un mucchio di parole è inutile, rimane un residuo storico. Importante, ci mancherebbe, ma una semplice medaglietta che ci ricorda, una volta all'anno, come è che siamo arrivati al momento che viviamo.
È iniziato con una conferenza stampa al caffè Sant'Ambrogio il percorso della campagna regionale #DeclinazioneFutura, che avrà un suo primo momento pubblico con un'assemblea che si terrà il 5 maggio alle ore 16.30 nella Sala del caffè letterario delle MURATE (Piazza delle Murate, Firenze).
Incontriamo un gruppo eterogeneo di macchinisti, dai più giovani a chi è già in pensione. In ferrovia sopravvive una delle poche professioni che rivendica il proprio lavoro come arte: diverse generazioni si confrontano su una superficie comune. Per quanto le condizioni stiano peggiorando “fino a che si campa così” quello del macchinista è un lavoro soddisfacente, ovviamente “con dei pro e dei contro”.
In questi ultimi tempi la rete La7 ha programmato due serie televisive: I Borgia e I Tudors, la prima di produzione canadese la seconda statunitense.
Le due serie, pur con qualche libertà storica – soprattutto la prima –, raccontano le vicende di due storiche famiglie: I Borgia, ben conosciuti a noi italiani, che conquistarono il papato con Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) e i Tudor, che regnarono sull’Inghilterra – non ancora unita alla Scozia – dal 1485 al 1603 e di cui i sovrani più conosciuti furono Enrico VIII, noto per aver promosso lo scisma della chiesa anglicana da quella cattolica e inventato il divorzio all’italiana, e Elisabetta I, che fondò la potenza britannica sui mari sconfiggendo la Spagna.
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