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2.963.889: sono le firme ottenute da Nihon Hidankyo in calce al proprio appello per un trattato che metta al bando le armi atomiche. L'appello e le relative firme saranno inviate al Gruppo di Lavoro ONU che ha iniziato le proprie riunioni il 15 giugno.
Assente dalla discussione proprio il Giappone che ha scelto di allinearsi alla posizione di boicottaggio messa in atto dagli Stati Uniti e dalle altre potenze atomiche.
Sempre in ambito nucleare, ma questa volta civile, buone notizie per i lavoratori dell'Agenzia Atomica vittime la scorsa settimana di un incidente durante dei controlli a contenitori di materiale radioattivo: l'Istituto Nazionale di Scienze Radiologiche non avrebbe rilevato plutonio nei polmoni delle persone esposte a contaminazione.
Il 13 giugno, intanto, la Corte Distrettuale di Saga ha rigettato un ricorso collettivo volto a ritardare la riattivazione dei reattori 3 e 4 della centrale di Genkai della Kyushu Electic. Il gruppo, composto da 202 cittadini residenti in 17 diverse prefetture, farà ricorso all'Alta Corte di Fukuoka.
Da il manifesto del 15 giungo 2017
Pestaggi, violenze, anche abusi sessuali. In serie, per 104 complessivi capi d’accusa. Tutti commessi da militari in divisa. In Lunigiana se ne parlava da tempo. Ancor prima che nelle stanze della procura di Massa Carrara arrivasse le prima denuncia, fatta nell’autunno scorso da un malcapitato (italiano) finito in una delle caserme dei carabinieri del comprensorio, incastonato al confine fra l’alta Toscana, la Liguria e l’Emilia, lungo il passo della Cisa. Alla fine, dopo indagini naturalmente delicate, e una prima svolta a inizio marzo con una trentina di perquisizioni, il giudice ha dato il via libera alle misure cautelari, chieste due mesi prima. Un carabiniere è finito in carcere, tre sono agli arresti domiciliari, quattro con divieto di dimora, e uno è stato sospeso dal servizio. Tra i coinvolti un maresciallo, un brigadiere, alcuni appuntati.
Soffiano in italia e in altri paesi d’europa venti e venticelli nuovi e importanti
La tornata elettorale dei giorni scorsi in molti paesi europei indica alcune tendenze e apre al tempo stesso molti interrogativi. Il contesto politico italiano e, per quel che si è visto, i contesti politici di Francia e Regno Unito stanno subendo modificazioni rilevanti, e ciò sta accadendo anche in Italia, benché in forma più ridotta e più confusa. Cosa si
può tentare di ipotizzare. A me pare che siano in campo più modificazioni degli umori dell’elettorato popolare.
In Italia una tendenza sembra essere quella dell’esaurimento della crescita del voto alle formazioni ululanti della destra fascistoide e del parallelo declino del voto al Movimento5Stelle. La crescita, per un certo tempo impetuosa, del consenso popolare a queste formazioni risultava creata dal loro recupero dei titoli dei temi che assillano o indignano le classi popolari, e l’intendimento che essa si proponeva era la punizione delle formazioni tradizionali di governo, data l’assiduità delle loro politiche antisociali, per di più estremamente brutali nella crisi sistemica di questi anni. Lo stesso è valso a lungo in Francia. In queste settimane, tuttavia, Marine Le Pen è stata stoppata alle elezioni presidenziali e poi fortemente ridimensionata al primo turno delle elezioni parlamentari, non avendo saputo unire alla denuncia del disagio sociale della maggioranza dei francesi un programma che avesse il senso dell’utilità. E lo stesso è poi accaduto al primo turno delle elezioni amministrative italiane, alle quali il Movimento5Stelle è stato travolto a causa del flop delle sue esperienze amministrative, del primitivismo e delle urla dei suoi esponenti, delle buffonate di Grillo.
È un po’ quello che succede in pubblicità: la dichiarazione che il tuo detersivo lava più bianco del bianco mentre gli altri detersivi lasciano macchie e patacche può risultare lì per lì credibile: ma poi quando ti accorgi non una volta ma continuamente che quel detersivo apre buchi nelle mutande cambi marca. È questa stessa, inoltre, la cosa in precedenza avvenuta a danno del PD di Matteo Renzi, inciampato, dopo averne fatte di ogni, in quel referendum costituzionale che doveva avviare un millennio di governo. Sicché quel che mi pare di ravvisare è, prima di tutto, una nuova tornata del peregrinare della parte disorientata dell’elettorato popolare, sia italiano che di altri paesi europei.
Ascrivo invece il flop dei conservatori di Theresa May alle elezioni parlamentari del Regno Unito a un altro tipo di tendenza popolare, anch’essa montante da relativamente poco tempo: la paura di un disastroso salto nel buio, ovvero la paura che la Brexit porti a forti danni economici e sociali, vale a dire, tramite la caduta del valore relativo della sterlina e conseguenti processi inflativi, alla caduta del valore di pensioni e risparmi, a ulteriori peggioramenti della condizione lavorativa popolare e delle prestazioni, già malmesse, del welfare, a ritorni della crisi e della perdita di posti di lavoro, ecc. Lo stesso fenomeno, inoltre, ha cominciato a operare anche altrove, senz’altro in Francia e in Italia. Anche questo dunque è da trarre dai recenti risultati elettorali in questi paesi: la paura del salto nel buio. Infine è probabilmente questa la ragione del ritorno di credibilità, che era apparsa declinante, di Angela Merkel in Germania. Quando si tratta soprattutto di votare a dispetto per la Le Pen, Matteo Salvini, Grillo, Frauke Petry non ci si pensa, nel senso a questo tipo di voto è presupposto che di sconquassi gravi comunque non ce ne saranno, tutto continuerà, certo male, ma come prima. Ma proprio il tentativo di Brexit della May ha indotto altrove in Europa la paura del salto nel buio. E lo ha indotto nello stesso Regno Unito: dato il programma sociale lacrime e sangue che la May ha accompagnato alla Brexit, dato il cattivo andamento dell’economia, che sta constatando la delocalizzazione in Irlanda e negli Stati Uniti di banche, fondi di investimento, sedi centrali di multinazionali, dato infine il rischio della secessione della Scozia (e del suo petrolio). Voto a dispetto e paura del salto nel buio costituiscono in certa misura un’antitesi: il carattere anche emotivo delle scelte elettorali può però far sì che coesistano nel medesimo individuo, e che a seconda delle circostanze prevalga in egli un tipo o l’altro di scelta. Insomma come diceva Mao “il disordine è grande sotto il cielo”, dunque “la situazione è eccellente”.
Io in verità non sono molto sicuro che oggi sia questa la situazione: però non è neanche il caso di esagerare in pessimismo. Ciò che la situazione sarà dipende dall’enorme quantità di cose di tutti i tipi che avverranno nella vita nella sua interezza delle popolazioni europee: e dentro all’enormità delle cose qualche elemento suscettibile, non dico di rendere eccellente la situazione, ma di migliorarla sensibilmente,e, come avrebbe detto Napoleone Bonaparte, poi vi vedrà, è venuto montando. Ecco infatti un ulteriore dato dei mutamenti degli umori popolari: il ritorno del loro sguardo a ciò che avviene nella sinistra politica, essendo essa non più portatrice tutta quanta e a larghissima maggioranza di politiche antisociali, oppure, più recentemente, dalla propria decomposizione e dalla propria semiestinzione, ma anche da ignificativi ritorni a sinistra, cioè al proprio mestiere precedente di rappresentanza delle richieste popolari e di attivazione di mobilitazioni e di lotte er l’affermazione istituzionale di queste richieste.
Il successo di France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e quello nel Regno Unito del Labour di Jeremy Corbyn hanno parlato chiaro in questo senso, e a suo tempo aveva parlato chiaro la vittoria in Grecia della Syriza di Alexis Tsipras. Hanno inoltre parlato chiaro fatti come il disfacimento di partiti i cui gruppi dirigenti si erano venduti, quali il PASOK greco, il Partito laburista olandese, il Partito socialista francese, a cui inoltre hanno corrisposto corposi successi delle sinistre dei relativi paesi. Una lezione analoga è venuta dagli Stati Uniti, nella forma della straordinaria ascesa nel Partito democratico del socialista Bernie Sanders. È di eccellente augurio, ancora, il voto quasi plebiscitario a Corbyn dei giovani e del lavoro intellettuale, quello di giovani e di donne a Sanders, ecc.
Si può realisticamente tentare di percorrere questa strada di rifacimento della sinistra anche in Italia? A seguito ell’entrata in campo di Articolo 1? Punto Rosso pensa che la risposta sia sì. Ma alla condizione, per così dire, che vi crescano più rapidamente alcune convinzioni e alcune pratiche. Si tratta di questo: che occorre, primo, operare all’unità d’azione quanto meno in sede elettorale tra le forze attuali più dinamiche della sinistra (Sinistra Italiana, Possibile, ecc.); secondo, passare finalmente a una struttura organizzata capace di operare sia a livello locale che su larga scala, disponendo di sedi, democrazia, capacità di rapporto con popolazioni, luoghi di lavoro, luoghi di studio, collettività di movimento, ecc.; terzo, porre fine a quella curiosa attitudine della sola sinistra italiana nel mondo che è l’attenzione ossessiva verso ciò che avviene in un “centro” politico, sociale, culturale più fantomatico, nel modo altisonante in cui si autorappresenta, ed è rappresentato dai media liberali, che reale. A Milano, per esempio, dove risiedo, è ben piccola cosa, oltre che incerta e confusa sul terreno dei contenuti sociali e degli orientamenti politici; non so altrove in Italia. Non che debbano essere ignorati o snobbati quanti tengano a porsi politicamente al “centro”: anzi si tratta da parte di Articolo 1, a nostro avviso, di cooperare con essi nel modo più stretto e leale. Si tratta anche per questa via di portare le classi popolari a unire saldamente alle proprie richieste storiche di emancipazione sociale le richieste di movimento, altrettanto urgenti, in tema di diritti civili, migranti, ambiente. Ma ciò che soprattutto servirà alla ricostruzione di una sinistra politica italiana credibile a livello di classi popolari, radicata in esse, da esse sempre più votata, è di risultare chiarissima e inequivoca sul terreno di un programma e di intenzioni di classe; è di risultare definitivamente emancipata rispetto all’ossessivo vaniloquio massmediatico liberal e “centrista”; è di risultare capace di costruire un’egemonia solida di popolo nei confronti delle quote democratiche e civili delle classi medie. Se non sarà così, avremo sprecato l’ennesima occasione.
Mondiale Rebeldi 2017: non c’è muro che tenga
Il tema dell’accoglienza, della solidarietà, della voglia di costruire un mondo diverso (e migliore) è lo spirito di una manifestazione che per il dodicesimo anno consecutivo vedrà il suo svolgimento a Pisa, città da sempre attenta (per quanto riguarda movimenti e alcune associazioni) al tema dell’integrazione. Nello specifico stiamo parlando dei Mondiali Rebeldi, una iniziativa promossa e ideata dal Progetto Rebeldia, che per il dodicesimo anno fa incontrare su un terreno di gioco (e non solo) le comunità migranti che abitano la città e il mondo delle associazioni vicino ad un’idea di società differente.
Nonostante il ruolo chiave della Cina (riconosciuto dall'intera comunità internazionale) sulla complessa vicenda coreana il Giappone non rinuncia a stuzzicare il potente vicino intromettendosi, per l'ennesima volta, nelle rivendicazioni territoriali che vedono la Repubblica Popolare contrapposta a Filippine e Vietnam. Intervenendo all'Asia Security Summit, lo scorso 3 giugno, la ministra della Difesa nipponica Tomomi Inada ha sostenuto che “nel Mar Cinese Meridionale ed in quello Orientale continuiamo a testimoniare tentativi non provocati ed unilaterali volti ad alterare lo status quo e che si basano su asserzioni incompatibili con le norme internazionali vigenti”. Inada ha denunciato anche “periodiche incursioni in acque territoriali giapponesi” aggiungendo che occorra lavorare per un mondo nel quale “nessuna nazione abbia la possibilità di crescere e prosperare con paura, coercizione o intimidazione”.
La ministra è stata spalleggiata dal Segretario alla Difesa USA Jim Mattis il quale ha ribadito che la collaborazione USA-Cina volta a far interrompere lo sviluppo del programma missilistico e nucleare nordcoreano non mette in discussione la posizione, anticinese nei fatti, degli USA sulle isole contese nei mari meridionali ed orientali. “Lavoriamo insieme alla Cina perché quello nordcoreano è un problema anche per loro” ha sottolineato Mattis con la consueta spocchia che caratterizza il personaggio ribadendo che gli Stati Uniti “si oppongono alla militarizzazione di isole artificiali ed all'imposizione di eccessive rivendicazioni marittime”.
Caso Riina: let's talk about... carceri!
La Cassazione ha dichiarato che "Totò Riina ha diritto a una morte dignitosa". Poche parole negli ultimi tempi sono state oggetto, come in questo caso, di riflessioni (e speculazioni talvolta) se ad un boss mafioso debba o meno essere concesso il diritto di morire in pace.
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